Il tavolo dei relatori allo Spazio Ritter (foto Bordignon) |
Dipinto come un evento organizzato da una bieca 'orda' di militanti nazifascisti guerrafondai, è stato esattamente l'opposto.
Una giornata, quella andata in scena allo Spazio Ritter, cui hanno preso parte persone normalissime, quasi tutti abbondantemente over 45, qualche volto incanutito dall'età, qualche 'barba' in stile anni '70, un giovane Dottor Zivago in vacanza italica e due ragazze con un chiaro aspetto somatico russo (ovvero, carinissime).
Probabilmente erano presenti alcuni militanti dell'estrema Destra, un 'manipolo' (è proprio il caso di dirlo) all'esterno della libreria di via Maiocchi, a fare da 'cordone di protezione' da eventuali intrusi, tipo un gruppo patetico di sinistrorsi sinistrati filo guerrafondai a tutti i costi, pare confortati da alcune associazioni filo-ucraine legittimamente 'in odio' rispetto a un pomeriggio che, in ogni caso, incarnava uno spirito filo-russo. Peccato vedere confusi in tanto magma paludato una persona apparentemente intelligente come Ivan Scalfarotto, affiancato da 'travet' della politica come Lia Quartapelle e Mariastella Gelmini (che si deve fare per la pagnotta...).
Dentro poco meno di un centinaio di persone in uno spazio che ne poteva contenere poco più di cinquanta, gente accalcata sui muri o seduta sugli scalini che portavano al primo piano della libreria.
Ne sarebbero probabilmente venuti molti di meno se non fossero stati gli stessi siti paralleli alla pseudo Sinistra antifascista a fare da cassa involontaria di risonanza al convegno.
I contenuti della giornata non sono stati particolarmente eccitanti. In un'ora e mezza sono state raccontate le esperienze personali dei relatori attraverso la propria conoscenza della Dugina, e letti alcuni passi del libro "Io sono Darya", edizioni AGA.
Piccole autocelebrazioni personali, peraltro più che lecite, alcuni concetti già sentiti, come quello di una guerra, quella ucraina, cominciata nel 2014, le infiltrazioni americane, la certa sconfitta di Kiev in prospettiva, la demagogica propaganda occidentale svolta attraverso i media quasi compatti (pur presente una 'troupe', giornalista più cameraman, di "Piazza Pulita", La7).
E, ancora, il negare risolutamente l'aver mai ricevuto sovvenzioni dalla Russia, rispondendo così ad alcune battute corse sui 'social' relative al finanziamento del sopracitato evento tramite rubli arrivati da Mosca.
In conclusione, chi voleva apprendere qualcosa del pensiero filosofico della Dugina è rimasto deluso, a parte un vago riferimento, abbastanza logico, alla pace tra due popoli 'fratelli'.
Per molti il semplice atto di presenza è stato un modo di contarsi e di rendere una testimonianza politica non molto dissimile da quella resa da coloro che, all'esterno della libreria, manifestavano il proprio dissenso verso un incontro comunque legittimo e degno di presenza, piccola nicchia di pensiero 'non conforme'.