martedì 30 gennaio 2024

Ilaria Salis, per gli italiani l'agitatrice è già diventata 'santa'

Ilaria Salis a processo a Budapest nella foto de "Il Giornale"
Ilaria Salis
presto sarà fatta 'santa'. Il processo di canonizzazione presso le latitudini italiane ha già preso il via, a prescindere dagli eventuali reati di cui questa agitatrice estremista anarchica si sia eventualmente macchiata in territorio straniero (se li avesse compiuti in Italia già si sa che avrebbe goduto della più totale immunità).
In molti stati esteri, invece, stranamente, la legge si applica e, quando i reati compiuti, o comunque quelli di cui si è accusati, diventano particolarmente gravi, si applica anche in maniera pesante.
E' il caso di questa cosiddetta 'insegnante antifascista', non si capisce bene se i due termini siano legati o quale sia il senso del secondo posto accanto al primo (una professione? un credo? un partito?), presente evidentemente non come turista ma con un fine ben preciso in terra ungherese: manifestare in maniera aggressiva contro alcuni militanti di estrema Destra nella capitale ungherese. Di più, secondo la "Bild", e non il "Völkischer Beobachter", la Salis farebbe parte di un'organizzazione di estrema Sinistra con sede in Germania, la Hammer Band ('banda del martello'), dove confluiscono violenti da ogni parte d'Europa con lo specifico scopo di aggredire esponenti e simpatizzanti della Destra.
Negli scontri provocati dal gruppo in cui era presente questa 'deliziosa insegnante antifascista', sempre secondo la "Bild", sono rimaste ferite nove persone, di cui sei in maniera grave (si ribadisce la parola 'grave') con foto raccapriccianti di volti tumefatti dei disgraziati che hanno avuto la 'fortuna' di poter 'dialogare' con i 'simpatici turisti' provenienti dall'Italia. La Salis, in poche parole, è accusata di 'tentato omicidio colposo' insieme ad altri due agitatori tedeschi, uno dei quali si è già dichiarato colpevole (mentre lei proclama la propria innocenza).
Se tutto ciò fosse successo in Italia, sostenuta dalla illiberale cultura di Sinistra che, ancora, vede nel motto 'uccidere un fascista non è un reato' uno stile di vita, la Salis sarebbe ovviamente già fuori, magari pronta a organizzare il prossimo viaggio all'estero. In Ungheria, stato indipendente e autonomo, dove un capo di Stato con i contro fiocchi come Viktor Orbán non si fa mettere i piedi in testa, le leggi si fanno rispettare, e non si capisce perché ci si debba tanto scandalizzare per un paio di ceppi e una catena legati ai piedi di una donna che, va detto, non pare troppo deperita ma, anzi, piuttosto in carne e ben nutrita (per non dire grassottella, ma non si vorrebbe con questo urtare le sensibilità dei più teneri).
Che vengano allora tolte le catene alla 'insegnante antifascista' Salis, la si lasci pure senza ceppi: ma che la si condanni, se venga trovata colpevole di aggressione, con una pena giusta, da scontare nelle prigioni dove il reato sia stato commesso. Che poi le vittime fossero o meno dei fascisti, almeno in terra magiara, non dovrebbe fare differenza.