sabato 15 agosto 2020

Ferragosto, il grande tradimento di Milano

Via Piero della Francesca: negozi chiusi per disperazione
Milano da bere, Milano che non beve più, Milano che tradisce. Ce l'avevano raccontata pronta a ripartire, palle toste, pronta a schiantare l'improntitudine di un virus che aveva osato alzare la voce contro una città che ha saputo trainare l'Italia fin da quando storia è stata raccontata.
La chiusura forzata di fabbriche e attività commerciali da parte di uno Stato terrorista mi aveva reso certo: avremo un'estate come mai abbiamo visto, agosto sarà come ottobre o marzo, i milanesi ridaranno linfa all'economia, spenderanno poco, ma qualcosa spenderanno, riempiranno le strade di un agosto brulicante energia, perché noi non siamo gente che aspetta i soldi dello Stato, noi non siamo il Belice, 'a noi ci piace lavorare', ci piace costruire, Milano siamo noi. E via di questo passo.
Poi è arrivata l'insopportabile calura estiva, le strade si sono lentamente svuotate, le saracinesche dei negozi si sono inevitabilmente abbassate, una dopo l'altra. Già a luglio il parcheggio era più facile che mai, ad agosto la città sembrava tornata indietro di mezzo secolo, ai Ferragosto di tanti anni fa, con gli italiani tutti a fare le ferie insieme, riempiendo come formiche l'Autosole, sterminate file al casello nelle proprie utilitarie riempite come arche pronte a salpare verso l'Adriatico.
Una volta tanto, sono stati i commercianti a sentirsi traditi dai propri clienti, e non viceversa. I negozi avrebbero tenuto anche aperto, avessero avuto qualcuno cui vendere la propria merce. Milano non è più da bere, a dispetto del proprio sindaco, che pare ignorare come una città fra le più importanti d'Europa sia ormai sempre più ostaggio della violenza di extracomunitari e stranieri in genere. Gli 'stranieri buoni' invece, turisti americani e russi, a quelli 'Conte e compagni' hanno deciso di porre un muro di ferrea e intransigente opposizione, in omaggio alla dittatura sanitaria di cui siamo vittime ormai da febbraio.
Negozi chiusi e centro cittadino deserto, una città dormiente, i milanesi hanno pertanto preferito darsi alla macchia, nel momento in cui avrebbero, forse, potuto farne a meno, almeno a giudicare dagli strepitii e dalle grida di aiuto evocate fino a un mese prima attraverso i 'social'.
Alla fine l'italiano medio è questo: chissenefrega dove possa andare il Paese, che poi siamo noi, l'importante è la vacanza sulla spiaggia di Rimini, il frigo pieno con pizza e birra e i fuochi artificiali a Ferragosto.
Dal 'caro leader' Conte al sindaco Sala fino all'ultimo dei cittadini, Milano rimane anche quest'anno com'è sempre stata ogni agosto che si disprezzi, o perfino peggio, desolata senza giustificazioni, lasciata alla mercé di se stessa, incapace di rialzare la testa, proprio nel momento in cui avrebbe dovuto dare potenti segnali di vita e di autonomia, forse rimasta incomprensibilmente ammaliata dalle balle velenose dei pifferai magici in salsa sanitaria, diventati (anche in questo caso, senza elezioni) guide morali del popolo grazie al Coronavirus.