venerdì 16 ottobre 2020

Mieli "Governo, soldi buttati in monopattini e banchi a rotelle"

Paolo Mieli (foto tratta dal sito ViaggiNews)
Ospite della trasmissione "Tagadà", in onda su La7, Paolo Mieli, giornalista e scrittore, autore del suo ultimo libro "La terapia dell'oblio - contro gli eccessi della memoria", ha commentato in maniera molto critica l'operato del governo in questi ultimi periodi di pandemia da coronavirus: "La pandemia ha un costo sociale enorme - ha detto l'ex direttore de "La Stampa" e de "Il Corriere della Sera" -, nel senso che dà questa continua illusione che se ne sta per uscire, e poi ci si ricasca dentro. Questo crea depressione, ma non è questo il punto. Il punto è che le attività economiche si essiccano in modo non perequativo, un po' per tutti, ma ci sono minoranze che diventano sempre più ricche e maggioranze che diventano sempre più povere. La pandemia produce anche un indurimento di questi squilibri sociali, e alla fine può dare luogo anche a delle rivolte ed esplosioni di collera".
Mieli rivolge in particolare le sue critiche ad alcuni dei provvedimenti economici messi in atto dal Governo per 'rilanciare' l'economia dopo il Coronavirus: "Aggiungo che i sussidi a pioggia, i monopattini e i banchi a rotelle non servono a nulla, non è questo il modo per affrontare le sperequazioni sociali, bisogna fare interventi coraggiosi, rendendo possibile che la gente torni a lavorare sul posto di lavoro e poi aumentando i compensi per il rischio che corrono. Questo è un modo coraggioso, non buttare soldi in monopattini, bonus vacanze e altre stupidaggini del genere che non servono a nulla, ma che servono solamente a sprecare dei soldi e ad aumentare il nostro debito pubblico".
"Ci serve una memoria buona - ha proseguito Mieli - per fare questo genere di ragionamenti, ma non li fa nessuno. Io sono ottimista sulla fine del morbo, ma pessimista su come le classi dirigenti lo affrontano".
Quindi, sul blocco dei licenziamenti. "Lascerei correre i licenziamenti in modo fisiologico, in modo che la aziende non debbano sopportare questo peso di esuberi, e cercherei un modo per sostentare questo (possibile, ndr) milione di disoccupati. Le risorse, invece di buttarle dalla finestra, metterei da parte dei soldi per pagare queste persone perché facciano qualcosa, per esempio le professioni di emergenza. A gennaio finisce il blocco dei licenziamenti. Invece di tirarlo avanti per altri sei mesi, mi preoccuperei da adesso di stanziare dei fondi per creare una occupazione retribuita per tutti coloro che saranno licenziati. Soldi che arriveranno subito a fine mese, in modo che siano una continuazione dei loro stipendi".
Infine una serie di amare considerazioni: "Gli altri Paesi stanno messi peggio di noi per quanto riguarda il virus, ma sono molto più avanti di noi nell'affrontare i problemi sociali ed economici".