sabato 16 maggio 2020

Il ritorno di Greta, fra coronavirus e solite banalità

La foto di Greta scelta da TgCom24
Immarcescibile Greta Thunberg, modello di vita degli adolescenti contemporanei (chissà perché mi veniva da scrivere 'convalescenti'...).
L'attivista svedese più strumentalizzata del mondo, ancora minorenne, ha declamato il proprio gretin-pensiero ala CNN, altro strumento di propaganda televisiva di proprietà del movimento per la globalizzazione internazionale.
E via con il profluvio di banalità, raccontate dal sito TgCom24: "Durante qualunque crisi sono sempre le persone più vulnerabili a essere colpite più duramente e si tratta dei bambini", racconta TgCom24. "Soprattutto nel sud del mondo, le persone nelle parti più povere del mondo, in particolare le persone che vivono in zone di conflitto e campi profughi". Greta ha poi affermato di avere contratto il virus e di essersi messa in isolamento dalla famiglia perché era "la cosa giusta da fare".
La frase migliore è però quella scelta dal sito italiano per titolare il proprio articolo: "Ascoltare gli scienziati, ecco la lezione dalla pandemia". Ora, però, bisognerebbe capire a quali 'scienziati' si riferisca la ragazzina colpita dalla sindrome di Asperger: se a quelli svedesi, che hanno lasciato praticamente 'mano libera' nei confronti del coronavirus, ovvero niente mascherine e tutto aperto come se nulla fosse, o quelli italiani, che hanno creato, più o meno giustamente, l'attuale clima di terrore, dove la maggior parte delle attività è rimasta chiusa, dove le mascherine prima non servivano per poi diventare obbligatorie, e dove la 'distanza sociale' è passata da zero, un metro fino a due metri. O forse si riferiva agli scienziati cinesi, quelli che per primi hanno, come minimo, taciuto la nascita e il propagarsi del Covid-19, se non esserne stati la causa principale, accusa che sempre più viene loro rivolta.
Affermare tutto e il contrario di tutto: questo il copione scritto dallo stratega delle comparsate dell'ammiratissima biondina, nei confronti di platee prone al facile applauso e al cenno assertivo asinino, ovviamente sparse in tutto il mondo, nel nome del globalismo dell'idiozia.