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domenica 16 febbraio 2025

JD Vance, studente modello per diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti

JD Vance (foto tratta dal New York Post)
E' davvero il segno, finalmente, che il cambiamento c'è, e si vede. JD Vance, vicepresidente degli Stati Uniti, è un uomo che lascia il segno, 'hombre del partido' dalla schiena dritta, espressione diretta del neopresidente americano, Donald Trump.
La sensazione, o meglio, la certezza, è che rispetto ai tanti vicepresidenti che lo abbiano preceduto, a cominciare dalla tremebonda Kamala Harris, sbiaditi e privi di struttura, Vance sia un politico dalla spiccata personalità. Privo di una formazione europea, e questo è un male, ma dotato di un pragmatismo tutto americano, sconosciuto ai suoi predecessori, è questo è un bene. Appare quasi come un novello John Wayne. anche nella struttura fisica. Per quanto riguarda quella intellettuale, gli americani non ne hanno bisogno, sono i padroni del mondo, o di parte di esso, e questa volta, senza le false ipocrisie che contrassegnavano l'immagine di Joe Biden e del suo pastrocchio democratico, sono ben decisi a riaffermarlo.
I colloqui con la delegazione ucraina, guidata niente meno che da Volodymyr Zelensky, sono stati il primo passo. I dichiarati incontri con la Russia, senza l'inutile Europa a intromettersi con le proprie pastoie ideologiche e guerrafondaie, saranno il secondo. Molto interessante anche il plauso verso Alternative für Deutschland che rappresenta il vero futuro di un continente che sappia reagire all'invasione di clandestini che ne stanno drammaticamente modificando la costituzione etnica e sociale.
Vance (e Trump) ha compreso perfettamente che solo un'Europa slegata dal proprio passato può rappresentare un valido partner in chiave anticinese.
Per questo i segnali che lancia sono chiari: per questo, così agendo, Vance non solo si esprime come politico dell'oggi, ma si propone come guida per il domani, studente modello per proseguire nell'opera e nel solco tracciato da Trump.

domenica 10 marzo 2024

Papa Francesco alza la voce: "L'Ucraina abbia il coraggio di arrendersi"

Le parole del Papa, su "La Repubblica", scivolano a pagina 12
Il Papa torna a fare il Papa. Finalmente. Una parola forte, quasi inattesa, dopo tanto silenzio, a favore della pace. E lo fa prendendo una posizione chiara, che contrasta con la propaganda occidentale della 'pace ucraina' tanto vaticinata da Volodymir Zelensky, leader sempre più instabile di un'Ucraina sconfitta ma che ancora combatte 'per procura', mandando al macello i giovani di una generazione intera (ormai sostituiti da quelli meno giovani) per la felicità dei costruttori d'armi occidentali e per chi, a ovest, è riuscito perfino a far balenare la possibilità dell'incredibile, una nuova guerra mondiale, quella che sarebbe la più atroce di tutte.
La guerra 'perpetua' del resto, piace all'Occidente. Alla fine chi ci rimette sono solo coloro che vanno al fronte, le economie più deboli, la maggior parte dell'Europa ma, soprattutto, le classi sociali meno forti, quelli che vivono della propria quotidianità. I ricchi, quelli no, anzi. Con la guerra, e questa è storia, hanno sempre più aumentato le proprie entrate. Grazie alle armi e grazie allo sfruttamento di ciò che possiedono, negandolo ovviamente agli altri. Un po' come quando cercano di convincervi che gli alimenti fatti con le farine di insetti sono buoni e salutari, ma loro intanto continuano a mangiare la costata alla fiorentina accompagnata da pane fresco di giornata.
La Russia, beh, la Russia continua a non aver problemi. Della salute della propria popolazione se ne è sempre occupata fino a un certo punto, in perfetto stile da regime sovietico: pane e salame per tutti (salame russo), case riscaldate il giusto, l'acqua calda quando c'è. Insomma, le sanzioni hanno toccato fino a un certo la vita e la società russa: addio alle scarpe italiane, ci si rifà con quelle cinesi. Non sono la stessa cosa, ma nessuno si lamenta, da quelle parti sono abituati, e allora si va avanti così. Come nella guerra con l'Ucraina. Ovviamene i propagandisti occidentali hanno puntato il dito contro il Pontefice, reo di avere detto una cosa assolutamente contraria alla litania proferita dai politici filoamericani, per arrivare fino alle parole di Emmanuel Macron, che ha paventato una 'guerra calda' in terra ucraina, con l'invio di militari francesi ed europei.
"E' più forte chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca", e "quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà?". queste le parole di Papa Francesco che, oltre che alla guerra ucraina, si riferisce anche alle stragi compiute dai militari israeliani a Gaza dopo la mattanza realizzata da Hamas il 7 ottobre.
"Oggi si può negoziare con l'aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa", ha detto il Pontefice in un'intervista con la Radiotelevisione svizzera che andrà in onda il 20 marzo, di cui l'ANSA ha pubblicato alcune anticipazioni. Per fermare i morti serve "negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Nella guerra in Ucraina ce ne sono tanti, la Turchia si è offerta, e altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore", ha chiesto il Santo Padre ricordando che anche lui è pronto alla sua parte, sia per l'Ucraina sia per Gaza. E ancora: "Il negoziato non è mai una resa" e "La guerra è una pazzia". E ancora una chiara accusa verso chi sbandiera finte ideologie come scusa per uccidere: "Dietro una guerra c'è l'industria delle armi, e questo significa soldi", puntando il dito contro chi "guadagna per uccidere" con aziende per cui "oggi ci sono gli investimenti che danno più reddito".
Un'intervista coraggiosa e capace di smuovere le coscienze che i media occidentali hanno prudentemente cercato di ignorare o cauterizzare. "La Repubblica", classica voce 'padronale' dell'atlantismo più bieco, l'ha prudentemente 'retrocessa' a pagina 12, senza commenti.
L'Ucraina che non si arrende, o che viene costretta a non arrendersi, ora dovrà rispondere. Anche se, già in passato, è riuscita a fare passare Papa Francesco per 'filo-russo'. Roba da inserirlo di diritto nelle famose liste di filo-putiniani pretese da Zelensky a Giorgia Meloni.