Visualizzazione post con etichetta Ucraina. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Ucraina. Mostra tutti i post

sabato 2 agosto 2025

La Bielorussia rafforza militarmente il confine ucraino

L'immagine legata alla notizia pubblicata dalla TASS
Le Forze Speciali Bielorusse (SOF) stanno attualmente lavorando alla creazione di una nuova brigata di assalto aviotrasportato nella regione di Gomel, al confine con l'Ucraina, come ha dichiarato il comandante delle SOF, maggior generale Vadim Denisenko. Questo sviluppo rientra nell'ambito di un piano strategico per rafforzare il settore meridionale del Paese, considerato come l'area dagli sviluppi più tesi e imprevedibili legati al conflitto russo-ucraino.
Secondo Denisenko, un reggimento di missili terra-aria si è già unito alle SOF e la sua integrazione è ormai prossima al completamento. "Quest'anno intendiamo costituire un reggimento di artiglieria missilistica, che è già circa al 70% della sua realizzazione", ha dichiarato il comandante. Inoltre, è in corso la creazione di una brigata con l'obiettivo di rafforzare ulteriormente le capacità operative delle Forze Speciali bielorusse.
Il rafforzamento della capacità di difesa nel sud del Paese è visto come una priorità strategica. La nuova brigata d'assalto aviotrasportato, che prende il nome di 37ª Brigata d'Assalto delle Guardie dell'Aviazione, è già in fase di formazione, con un battaglione già operativo. Questo rafforzamento militare avviene in un contesto geopolitico delicato, dove la Bielorussia continua a giocare un ruolo chiave nelle dinamiche della regione, in particolare per la sua vicinanza al conflitto in corso in Ucraina.
La scelta di stabilire questa nuova brigata nella regione di Gomel sottolinea l'importanza strategica della zona, che viene descritta come particolarmente vulnerabile, migliorando così la capacità di difesa bielorussa in un momento di crescente incertezza geopolitica. (fonte: TASS)

sabato 1 marzo 2025

Zelensky attaccato al muro della Casa Bianca, Trump lo fa a pezzi

La smorfia di Zelensky durante il primo attacco di Vance
Una figura ingloriosa quella rimediata da Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, in quello che doveva essere l'incontro che avrebbe dovuto rilanciare i suoi propositi bellicisti nei confronti della Russia.
La visita del leader ucraino a Donald Trump si rivela così in un clamoroso autogol, che arriva, forse deciso o forse preordinato al 40' di un tempo durato poco più di 49', nella conferenza stampa congiunta prima del confronto bilaterale.
Qualche stoccata era già volata, tra farfugliamenti dell'una e dell'altra parte, con Trump che cercava di mordersi la lingua mentre Zelensky sparava a zero nei confronti di Vladimir Putin. "E' un criminale, un killer, un assassino", sproloquiava l'ucraino, con al proprio il ministro degli esteri, e l'ambasciatrice ucraina a Washington, oltre a due traduttori. "Nel 2014 io non c'ero', con me Putin ha sempre mantenuto la parola", replicava Trump, e lì era Zelensky a roteare gli occhi contrariato.
Dal pubblico dei giornalisti una domanda a Trump: "Ma lei se la sentirebbe di dire di appoggiare maggiormente l'Ucraina rispetto alla Russia?". "Io sono nel mezzo" la risposta tranquilla, con la spiegazione di voler evitare un bagno di sangue e la necessità di chiudere la guerra perché, ha ribadito Trump "io sono un uomo d'affari".
Fin qui, tutto nella normale diatriba di posizioni distanti ma non inconciliabili. Alla sinistra del presidente americano JD Vance e Marco Rubio. Uscita forse improvvida del primo, quando parla di voler impedire la totale distruzione delle città ucraine. "Le nostre città non sono distrutte", la replica di Zelensky, "le case sono in piedi, la gente ci vive e ci lavora, i bambini vanno a scuola, a volte magari nelle metropolitane se c'è rischio, ma viviamo una vita normale. Quello che dite voi è quello che dice la Russia", il senso delle parole di Zelensky.
Quindi la stoccata che fa scoppiare la bomba: "Putin con noi ha firmato 'cessate il fuoco' e non li ha mai rispettati, scambi di prigionieri che non ha mai rispettato. Che tipo di diplomazia pensate di poter usare con una persona del genere?". A questo punto è Vance a fare esplodere la miccia: "Noi pensiamo di usare quel tipo di diplomazia che salverà il suo Paese dalla distruzione", immediatamente seguita dall'accusa di mancanza di rispetto per il presidente e gli Stati Uniti.
A questo punto è intervenuto lo stesso Trump, mentre lo sguardo di Zelensky si faceva tra lo stralunato e l'imbambolato. "Stai giocando con la vita di milioni di persone e stai rischiando la Terza Guerra Mondiale" e "senza le nostre armi e i nostri soldi non saresti durato due settimane", mentre, balbettando, Zelensky replicava ironico, "sì, certo, tre giorni, come diceva Putin". A quel punto, dopo un momento in cui la discussione è parsa trascendere fino a oltre le parole, la conferenza stampa si è avviata alla conclusione. Un colpo con il palmo della mano da parte di Vance sul braccio di Trump, il pollice verso l'alto di un Zelensky pallido e imbarazzato.
C'è chi assicura che il litigio sia proseguito nel bilaterale. Di sicuro non c'è stato alcun accordo sulle terre rare ucraine e cc'è già chi parla di una possibile decisione di Trump di tagliare, o addirittura interrompere, ogni aiuto a Kiev.

venerdì 14 febbraio 2025

L'incontro fra Trump e Putin e la curiosa pretesa di Ucraina, Europa e NATO di non venire messe da parte

La prima pagina del Corriere della Sera del 13 febbraio 
E' curiosa la pretesa dell'Europa, dell'Ucraina e della NATO di potersi sedere da pari a pari con Stati Uniti e Russia per poter discutere dei destini del mondo.
Sono state proprio queste entità a chiedere che la Guerra in Ucraina, da conflitto meramente locale si estendesse a guerra praticamente mondiale, una sorta di lotta del Bene contro il Male, di 'unione delle democrazie' contro la dittatura non bolscevica ma, chissenefrega, qualcosa ce lo si riesce sempre a inventare.
Oggi la sconfitta dell'Ucraina di un leader stanco e sempre più abbandonato come Volodymyr Zelensky appare ineluttabile.
Allo stesso ex attore 'ammaestrato' dalla vecchia 'nomenklatura' democratica americana con a capo il 'guerrafondaio' per eccellenza, Joe Biden, viene riservata da Donald Trump una semplice telefonata (strombazzata da tutti i media occidentali come una pietra miliare dell'eccellenza diplomatica ucraina), per poi venire bellamente scavalcato da quello che sarà un faccia a faccia fra il neopresidente americano e Vladimir Putin.
Basta e avanza per decidere dei destini del mondo, libero o meno, anche perché, nel 2025, discutere di democrazie e dittature è come proferire l'ormai consunta frase 'non ci son più stagioni'.
Ai futuri colloqui di pace (o di termine guerra o di fine invasione, si scelga la definizione più appropriata) non è necessaria l'ormai malferma Ucraina, il cui leader Zelensky aveva per primo emanato il diktat che mai sarebbe stato consentito trattare qualsiasi genere di pace con la Russia, a meno che non fosse quella successiva alla schiacciante vittoria finale; non è necessaria l'Europa e quella sorta di animale dimenticato dal tempo e dalla storia che è l'Unione Europea, sempre fallace nelle sue scelte, abilissima nel puntare sul cavallo sbagliato, incapace di restare neutra in un conflitto in cui schierarsi non aveva semplicemente senso; non è necessaria, e lo è meno che mai, la NATO, entità che ha sostenuto l'Ucraina a spada tratta fin dall'inizio, minacciando il coinvolgimento diretto sul campo del mondo occidentale fino a rischiare una guerra atomica.
Trump, dopo la promessa del rispedire i clandestini 'latinos' al di là del muro messicano, si avvia così a mantenere un'altra promessa: quella di pacificare il turbolento mondo contemporaneo, facendo schiumare di rabbia quell'Europa ancora legata a ideologie cadaveriche e bucoliche ormai sconfitte dalla storia.

sabato 1 giugno 2024

Il grido di Orban: "Questa non è la nostra guerra"

Il Parlamento ungherese (foto Jure Tufekcic per Unsplash)
Arriva ancora una volta dall'Ungheria il perfetto esempio di 'non ingerenza' nella guerra civile tra Russia e Ucraina che, dietro le spinte di interessi economici, politici ed espansionistici del mondo 'occidentale' rischia di trasformarsi in una guerra 'mondiale' con il forte rischio, per la prima volta nella storia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, di una 'escalation' nucleare.
"Noi non siamo disposti a piegarci per l'Ucraina. Questa guerra non è la nostra guerra, non è combattuta nel nostro interesse. Gli ungheresi non devono subire questa guerra e noi dobbiamo starne fuori", parole pronunciate dal primo ministro ungherese, Viktor Orban, ai microfoni di RadioKossuth, ancora una volta unico faro di indipendenza all'interno dell'Unione Europea, espressione diretta della volontà del popolo magiaro di non cadere schiavo della globalizzazione di marca eurostatunitense.
Orban ha proseguito: "Non volevamo essere coinvolti nella Prima e nella Seconda guerra mondiale" e guardando alle "trascrizioni dei negoziati tra Hitler" e il reggente ungherese "Miklos Horthy è piuttosto chiaro che l'Ungheria fosse sotto enorme pressione affinché portasse quanti più soldati possibile al fronte il prima possibile. Non sto dicendo che siamo allo stesso livello ora, ma stiamo andando in quella direzione", ha sottolineato Orban, accusando l'UE di una pressione "sempre più forte" su di lui "a ogni vertice". (fonte: ANSA)

domenica 10 marzo 2024

Papa Francesco alza la voce: "L'Ucraina abbia il coraggio di arrendersi"

Le parole del Papa, su "La Repubblica", scivolano a pagina 12
Il Papa torna a fare il Papa. Finalmente. Una parola forte, quasi inattesa, dopo tanto silenzio, a favore della pace. E lo fa prendendo una posizione chiara, che contrasta con la propaganda occidentale della 'pace ucraina' tanto vaticinata da Volodymir Zelensky, leader sempre più instabile di un'Ucraina sconfitta ma che ancora combatte 'per procura', mandando al macello i giovani di una generazione intera (ormai sostituiti da quelli meno giovani) per la felicità dei costruttori d'armi occidentali e per chi, a ovest, è riuscito perfino a far balenare la possibilità dell'incredibile, una nuova guerra mondiale, quella che sarebbe la più atroce di tutte.
La guerra 'perpetua' del resto, piace all'Occidente. Alla fine chi ci rimette sono solo coloro che vanno al fronte, le economie più deboli, la maggior parte dell'Europa ma, soprattutto, le classi sociali meno forti, quelli che vivono della propria quotidianità. I ricchi, quelli no, anzi. Con la guerra, e questa è storia, hanno sempre più aumentato le proprie entrate. Grazie alle armi e grazie allo sfruttamento di ciò che possiedono, negandolo ovviamente agli altri. Un po' come quando cercano di convincervi che gli alimenti fatti con le farine di insetti sono buoni e salutari, ma loro intanto continuano a mangiare la costata alla fiorentina accompagnata da pane fresco di giornata.
La Russia, beh, la Russia continua a non aver problemi. Della salute della propria popolazione se ne è sempre occupata fino a un certo punto, in perfetto stile da regime sovietico: pane e salame per tutti (salame russo), case riscaldate il giusto, l'acqua calda quando c'è. Insomma, le sanzioni hanno toccato fino a un certo la vita e la società russa: addio alle scarpe italiane, ci si rifà con quelle cinesi. Non sono la stessa cosa, ma nessuno si lamenta, da quelle parti sono abituati, e allora si va avanti così. Come nella guerra con l'Ucraina. Ovviamene i propagandisti occidentali hanno puntato il dito contro il Pontefice, reo di avere detto una cosa assolutamente contraria alla litania proferita dai politici filoamericani, per arrivare fino alle parole di Emmanuel Macron, che ha paventato una 'guerra calda' in terra ucraina, con l'invio di militari francesi ed europei.
"E' più forte chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca", e "quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà?". queste le parole di Papa Francesco che, oltre che alla guerra ucraina, si riferisce anche alle stragi compiute dai militari israeliani a Gaza dopo la mattanza realizzata da Hamas il 7 ottobre.
"Oggi si può negoziare con l'aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa", ha detto il Pontefice in un'intervista con la Radiotelevisione svizzera che andrà in onda il 20 marzo, di cui l'ANSA ha pubblicato alcune anticipazioni. Per fermare i morti serve "negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Nella guerra in Ucraina ce ne sono tanti, la Turchia si è offerta, e altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore", ha chiesto il Santo Padre ricordando che anche lui è pronto alla sua parte, sia per l'Ucraina sia per Gaza. E ancora: "Il negoziato non è mai una resa" e "La guerra è una pazzia". E ancora una chiara accusa verso chi sbandiera finte ideologie come scusa per uccidere: "Dietro una guerra c'è l'industria delle armi, e questo significa soldi", puntando il dito contro chi "guadagna per uccidere" con aziende per cui "oggi ci sono gli investimenti che danno più reddito".
Un'intervista coraggiosa e capace di smuovere le coscienze che i media occidentali hanno prudentemente cercato di ignorare o cauterizzare. "La Repubblica", classica voce 'padronale' dell'atlantismo più bieco, l'ha prudentemente 'retrocessa' a pagina 12, senza commenti.
L'Ucraina che non si arrende, o che viene costretta a non arrendersi, ora dovrà rispondere. Anche se, già in passato, è riuscita a fare passare Papa Francesco per 'filo-russo'. Roba da inserirlo di diritto nelle famose liste di filo-putiniani pretese da Zelensky a Giorgia Meloni.

lunedì 26 febbraio 2024

Il diktat di Zelensky all'Italia: "Togliete il visto ai filo-putiniani"

La 'home page' del sito del "Corriere della Sera"
Per l'ennesima volta, il leader di una nazione straniera, l'Ucraina, peraltro fra le più corrotte del mondo, si permette il lusso di andare a emanare ordini in casa d'altri. Nell'occasione, l'Italia, supina compagna di viaggio della folle guerra da cui l'Ucraina non riesce a sganciarsi perché avviluppata mani e piedi al 'boss' americano.
Era poco più di un anno, nel mese di febbraio 2023, che ancora Volodymyr Zelensky si era permesso di 'fare le pulci' agli italiani, condannando senza mezzi termini una battuta (ma nemmeno troppo) di un Silvio Berlusconi alla fine della sua vita, ma ancora lucido nell'osservare il quadro delle vicende politiche mondiali.
Una visione che, per molti dei giornalisti 'servi' del 'mainstream' mediatico odierno, un anno dopo, sarebbe stata considerata delirante. E invece proprio Sua Emittenza, correva il 12 febbraio 2023, non nascose che, da presidente del Consiglio, non avrebbe incontrato Zelensky (come invece ha fatto Giorgia Meloni) e che comunque "bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e il conflitto non sarebbe accaduto". Zelensky era stato lapidario. Anzi, offensivo, pur alla presenza del presidente del Consiglio di un Paese che gli si dichiarava fin troppo amico. "Io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino", osserva il presidente in guerra, come a dire che altrimenti il Cavaliere non avrebbe mai tuonato contro di lui le parole pronunciate solo pochi giorni prima (fonte ANSA).
Poche ore fa l'ennesima clamorosa ingerenza, durante il G7 di scena a Kiev, nella conferenza stampa tenuta dopo l'accordo sottoscritto proprio con l'Italia che prelude a tutta una serie di aiuti provenienti dal nostro Paese.
Come nel caso della replica a Berlusconi, di fronte al sorriso italico arriva lo sputo nella mano protesa di chi, almeno a parole e sorrisi, sostiene di volerlo aiutare: "La premier Giorgia Meloni senza dubbio sostiene l'Ucraina, l’ho appena incontrata in veste di presidente del G7 e abbiamo anche firmato l'accordo di cooperazione bilaterale. Le siamo immensamente grati. Sappiamo però che in Italia ci sono tanti filo-putiniani e in Europa anche. Stiamo preparando una loro lista, non solo riguardo all’Italia, da presentare alla Commissione europea" (fonte Corriere.it). "E' fuori di dubbio che Giorgia Meloni sia "dalla parte dell'Ucraina". Ma in Italia "ci sono molti pro-Putin, e prima di tutto dovreste cancellare loro i visti" e "mandarli via" (fonte ANSA).
Inoltre: a chi si riferiva Zelensky? Ai russi residenti in Italia, che pagano regolarmente le tasse e vivono e lavorano quotidianamente al nostro fianco? Quale sarebbe il reato da loro commesso? Probabilmente lo stesso reato d'opinione esistente nel suo Paese, l'Ucraina, ovvero pensarla diversamente dalle linee imposte dal regime di Kiev. O, addirittura peggio, si riferisce ai cittadini italiani che, legittimamente, ritengono l'Ucraina connivente e alleata degli Stati Uniti, nelle provocazioni che hanno obbligato la Russia a intervenire militarmente per recuperare territori russofoni che, più o meno arbitrariamente, definisce propri? E, come nel caso delle offese a Berlusconi, anche in questo profondi silenzi da parte delle istituzioni italiche. 
Insomma, Zelensky fa i conti in tasca ancora una volta a una nazione che dovrebbe essergli amica, e che continua a reggerli pateticamente il moccolo con evidenti scopi di interesse economico nella ricostruzione post-bellica (se e quando ci sarà un 'post'), non certo per presunti ideali di pseudo-democrazia vestita da spirito occidentale e filo-americano.

venerdì 9 febbraio 2024

Tucker Carlson intervista Vladimir Putin: quello che l'Occidente ci nasconde

Un momento dell'intervista (frame) 
Un'intervista che è già lo 'scoop' del secolo, un velo alzato sopra una cortina volutamente tenuta spessa e impenetrabile dalla propaganda occidentale.
Tucker Carlson, irriso e demonizzato dai 'media' asserviti del mondo globalista, ha intervistato Vladimir Putin in un vis-a-vis unico e irripetibile, Arriva così, senza distorsioni, il reale pensiero del leader russo, ed è questo, probabilmente, quello che più sconvolge il mondo occidentale, esser messo di fronte ai propri errori, alle proprie scelte sbagliate e davanti alla propria fallacità.
L'obiettivo di Putin è parlare con chi conta veramente negli Stati Uniti (non certo l'ormai cadaverico Joe Biden).
Fondamentali alcune frasi del presidente della Russia: "I piani di pace erano quasi finalizzati ma l'Ucraina li ha gettati all'aria e ha obbedito agli ordini dell'Occidente di combattere la Russia fino all'ultimo". E poi: L'invasione di Polonia o Lettonia è fuori discussione", rispondendo così alla paventata paura di invasione da parte russa millantata dalla propaganda occidentale. Quindi l'accusa: "E' stata la CIA a far esplodere North Stream".
Infine il durissimo giudizio sulla natura stessa dell'Ucraina: "I bolscevichi hanno creato l'Ucraina sovietica, che fino ad allora non esisteva affatto. L'Ucraina è uno stato artificiale". Putin ritiene anche che "il ripristino delle relazioni tra i popoli di Russia e Ucraina richiederà molto tempo, ma accadrà". Per il presidente russo "dopo la seconda guerra mondiale, l'Ucraina ha ricevuto parte dei territori polacchi, ungheresi e romeni. L'Ucraina, in un certo senso, è uno stato artificiale creato per volontà di Stalin".

lunedì 13 novembre 2023

Ungheria: l'Europa sbaglia su Ucraina e immigrazione

Péter Szijjarto ('frame' dalla conferenza di Bruxelles)
E' una presa di posizione importante, quella dell'Ungheria, contro il sistema dell'immigrazione incontrollata che vede l'Europa vittima di milioni di clandestini che stanno snaturando la componente etnica e sociale del Vecchio Continente.
Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, in un 'post' su Facebook, ha affrontato l'argomento sottolineando come, davanti alle "gravi sfide per la sicurezza" dell'UE, come le guerre in Ucraina e Medio Oriente, "anni di politiche migratorie sbagliate che hanno creato società parallele in Europa occidentale, una minaccia terroristica sempre più pericolosa e pressioni migratorie che non si attenuano", sia giunto "il momento di un confronto onesto: con calma e buon senso, dovremmo riflettere su dove le decisioni politiche europee hanno sbagliato, sul perché Bruxelles continui a spingere sulla migrazione, sulla necessità di aumentare ulteriormente le sanzioni che tanto danneggiano l'economia europea, o se esista un piano B per l'Ucraina".
Szijjártó ha concluso: "La riunione dei ministri degli Esteri dell'UE a Bruxelles potrebbe essere una buona occasione per rispondere a tutte queste domande", avvertendo tuttavia di non farsi "troppe illusioni". (fonte: ANSA)

domenica 26 febbraio 2023

Guerra in Ucraina: Sinistra e Destra a Berlino unite per chiedere la Pace

Su certi argomenti base non ci dovrebbero essere discussioni di sorta. Pace e guerra, vita e morte, lo sguardo di un bambino, la menzogna di un politico. Cose che non hanno colore, che non possono essere di Sinistra e di Destra.
E, infatti, in migliaia sono scesi in piazza a Berlino per chiedere la Pace, quella con la P maiuscola, fra Mosca e Kiev.
Davanti alla Porta di Brandeburgo a prendere la parola fra gli applausi sono state le due promotrici di una "mobilitazione per la pace": Sara Wagenknecht, notissima esponente della Linke, il partito della Sinistra, e dell'attivista per i diritti delle donne, Alice Schwarzer. E se nel bilancio della polizia a sfilare ci sarebbero state 13mila persone, per le organizzatrici a favore di un negoziato fra le parti in conflitto oggi nella capitale tedesca erano almeno in 50mila.
"Con ogni arma che consegniamo cresce il pericolo di una guerra mondiale!", ha detto la Wagenknecht, prendendo la parola e citando in modo esplicito il rischio che la NATO arrivi a inviare i caccia chiesti da Kiev. "E non è propaganda per Putin questa!", ha aggiunto replicando alle critiche del dibattito aperto da molti mesi nella repubblica tedesca. "Come si può chiudere gli occhi fino a questo punto? Come si può essere così ubriachi di guerra da non vedere il pericolo? Abbiamo bisogno di una disponibilità al compromesso da entrambe le parti", la chiosa.
"Non è il popolo a sbagliare, ma chi lo rappresenta - ha affermato la Schwarzer prendendo la parola - Spero che presto saremo un milione! Ed è meraviglioso che voi tutti siate qui e che vi solleviate per la pace. Quello che viviamo oggi è l'inizio di un movimento civico di cui c'è amaramente bisogno".
Il manifesto per la pace lanciato dalle due donne nelle scorse settimane in vista dell'evento di oggi, a un anno dall'invasione russa dell'Ucraina, ha sollevato critiche e polemiche nel paese di Olaf Scholz ed è stato firmato da 645mila persone.
Lo stesso cancelliere è indirettamente intervenuto, ripetendo nei giorni scorsi il consueto 'mantra' dell'Occidente servile nei confronti degli Stati Uniti: non sarebbe la consegna delle armi a prolungare la guerra, ma "è vero il contrario: quanto prima Putin capirà di non poter raggiungere i suoi obiettivi imperialistici, tanto più velocemente finirà la guerra". Come se il 'conducator' russo potesse spaventarsi per qualche drone o missile in più garantito al regime ucraino, nel momento in cui, fra l'altro, abbia minimamente intaccato il proprio arsenale.
Alla manifestazione berlinese hanno preso parte anche esponenti dell'ultradestra di AfD (Alternative für Deutschland), su posizioni assai vicine alla Sinistra oltranzista, ma Schwarzer e Wagenknecht avevano esplicitamente chiesto di rinunciare a ogni vessillo di partito, nell'intento di promuovere una manifestazione della gente. E così è stato.
(NB: parte della notizia, esclusi i commenti a titolo personale, tratta da servizio ANSA)

venerdì 27 gennaio 2023

La Russia dà ragione a Trump: "Prima i tank, poi le testate nucleari"

Per una volta americani e russi sono d'accordo. Merito di Donald Trump, fra i primi a mostrarsi critico verso l'invio dei carri armati Abrams all'esercito ucraino.
"Prima i carri armati, poi le armi nucleari. Fermiamo ora questa guerra folle, è così facile da farsi", ha detto l'ex presidente statunitense, confermando così come siano storicamente i democratici a muovere le guerre nel mondo, mentre i repubblicani siano coloro che tendono a smorzarle.
Un plauso a queste parole è così arrivato dalla Russia, attraverso le parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: "L'ex presidente americano Donald Trump in un certo senso ha ragione quando, riferendosi alle forniture di carri armati occidentali all'Ucraina, afferma che 'prima arrivano i tank, poi le testate nucleari'. Si può concordare con queste parole, nel senso che c'è un'escalation delle tensioni", ha sottolineato Peskov. "E questa escalation è provocata, fra le altre cose, dalle decisioni prese in primo luogo a Washington e, sotto le pressioni di Washington, nelle capitali europee. Mi riferisco alle consegne di armi e tank, a questo e a quello".

Ucraina: esiste un'opposizione a Zelensky, parola di Medvedchuk

Viktor Medvedchuk intervistato su Russia Today
C'è anche un'Ucraina che non si riconosce in Volodymyr Zelensky e nella terribile guerra civile che si sta combattendo fra gli eserciti di Kiev e Mosca. Lo sostiene Viktor Medvedchuk, ex deputato capo dell'opposizione ucraina, arrestato e poi rilasciato dalle autorità di Kiev nell'ambito di uno scambio di prigionieri con la Russia.
Intervistato dall'organo di stampa Russia Today, Medvedchuk ha detto di stare organizzando all'estero un raggruppamento di opposizione all'attuale regime di Zelensky.
"Ho passato tutti questi mesi a mettere insieme una squadra - ha detto Medvedchuk -. Molte persone sono venute da Kiev, molte ora sono fuori dall'Ucraina, in Russia, in Europa e in Turchia. Sono pronte a continuare la lotta e a farsi sentire". Queste voci dell'opposizione "esistono", ha aggiunto Medvedchuk, osservando che "l'unità di cui parla Zelensky è un'invenzione ed è stata costruita sulle baionette". "Ci sono persone - ha proseguito l'ex deputato - che rappresentano un'altra Ucraina, un'Ucraina non 'banderista'".
Il riferimento è a Stepan Bandera, leader dell'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, collaborazionista dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e considerato eroe nazionale dal regime di Zelensky oltre che dai battaglioni neonazisti che affiancano l'esercito di Kiev.

mercoledì 25 gennaio 2023

Putin è il vero pacifista di una guerra voluta dagli Stati Uniti

La 'home page' di Russia Today
Mentre gli americani cercano di convincere i tedeschi a regalare l'ennesima vagonata di armi al regime di Kiev, qualcuno dovrebbe chiedersi del perché, malgrado le continue provocazioni, Mosca non sia passata alle 'maniere forti'.
Già, perché in qualsiasi altro conflitto, convenzionale o meno, il contendente più forte, ovvero la Russia, avrebbe letteralmente raso al suolo le città nemiche, a cominciare da Kiev, grazie alle proprie potenti armi. Invece l'armata di Vladimir Putin, malgrado le presunte accuse di stragi sul campo, ha cercato di mantenere il proprio profilo il più basso possibile.
Certo, contro un esercito, quello ucraino, 'drogato' dalle armi (e probabilmente anche dagli uomini) dei Paesi occidentali, la conduzione della guerra non è stata semplice. ed è incredibile come, in Occidente, i 'media' del 'mainstream' non abbiamo ancora voluto capire (ah, deontologia e intelligenza professionali, dove siete finite?) come la prosecuzione della guerra sia nell'esclusivo interesse dei grandi potentati economici che stanno dietro la vendita delle armi e, cosa ancora più lampante, dietro agli sporchi interessi di quegli investimenti chiamati 'ricostruzione', ovvero l'edizione rivisitata del Piano Marshall, altra grande nefandezza inventata dal Grande Fratello americano, che in Volodymyr Zelensky ha il suo più grande 'fantoccio'.
Per questo va riconosciuto a Putin un 'pacifismo' reale, che ha finora impedito al conflitto di assumere quelle dimensioni 'nucleari' che, in maniera tanto sfrontata, la NATO e suoi servi occidentali stanno cercando di provocare.

sabato 19 novembre 2022

Guerra in Ucraina: ignorati dai media, i russi avanzano lungo l'intera linea del fronte

La notizia di "Russia Today" postata sul sito 'italianizzato'
Mentre gli organi di informazione occidentali danno per scontata una vera e propria rotta dell'esercito russo (forse perfino sovietico) di fronte alla marcia eroica dell'invitta armata ucraina, con tanto di 'paraponziponzipò', ecco che Russia Today, l'altra faccia della demagogia guerrafondaia, racconta come l'armata russa (non 'rossa') stia avanzando lungo l'intera linea del fronte.
Lo ha annunciato il capo ad interim della Repubblica Popolare di Donetsk (DPR), Denis Pushilin.
"Le nostre unità stanno avanzando lungo tutta la linea del fronte", ha detto Pushilin in un videomessaggio postato su Telegram, uno dei pochi 'social' realmente indipendenti in circolazione.
In precedenza, il Ministero della Difesa di Mosca aveva affermato che l'esercito russo aveva liberato il villaggio di Optyne nella Repubblica Popolare di Donetsk.
Silenzio generale nel mondo dell'informazione occidentale, dove il racconto dell'avanzata ucraina prosegue felicemente senza intoppi.

sabato 17 settembre 2022

Mosca accusa: cittadini russi torturati e impalati a Karkiv

La notizia riportata dalla Tass e ripresa dall'ANSA
Mentre tutto il mondo accusa la Russia di atrocità arriva, quasi nascosta, una replica e un'accusa altrettanto terribile verso quell'esercito, da sempre dipinto come 'vittima', ma che invece è passato spesso alla storia per le sue crudeltà, ovvero l'esercito dell'Ucraina e i suoi accoliti vari, mercenari e squadre naziste più o meno incorporate in gruppi paramilitari difficilmente gestibili dalle linee del comando.
Del resto il governo di Kiev era stato chiaro: "Nessuna pietà per i collaborazionisti" aveva tuonato, dove con il termine 'collaborazionista' non si sa bene cosa si sia voluto indicare, ma sicuramente la forte presenza di cittadini russi o russofili che abitano le terre del Donbass.
Appare così drammatica la 'battuta' ANSA in cui vengono riportate le parole del capo dell'amministrazione militare-civile filo-russa della regione di Karkiv, Vitaly Ganchev, che ha accusato l'esercito ucraino e i suoi mercenari stranieri di torturare e giustiziare i civili nelle aree sotto il loro controllo.
"Ogni giorno sentiamo parlare di un numero sempre maggiore di atrocità", ha detto Ganchev alla Tass e in un video pubblicato sul sito dell'amministrazione militare-civile della regione. "Sentiamo come le persone vengano legate agli alberi solo per aver ottenuto i passaporti russi, che poi vengono inchiodati alle loro gambe; come le persone vengano uccise a colpi di arma da fuoco per strada", ha aggiunto.

mercoledì 8 giugno 2022

Italiani filorussi: sono la maggioranza, avvisate il Copasir

La 'home page' di Ipsos
Qualcuno avvisi il Corriere della Sera e il Copasir. Gli italiani 'immischiati' con la Russia, o comunque definibili come 'filorussi' (secondo le prodi linee stilate dalle due 'giornaliste' Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini) sono oltre il 50% e, in certi casi, forse anche di più.
Un dato che non arriva dal solito losco gruppo Telegram filo No Vax di cui pare gli 'amici di Putin' sarebbero i 'succhiasangue', ma che proviene dall'Ipsos, uno dei più attenti istituti di ricerca nazionali, i cui risultati vengono utilizzati dalla televisione de La7, quella dei 'tiggì' di Enrico Mentana per intenderci.
Bene andando a spulciare i dati forniti da uno dei principali articoli pubblicati sul sito di Ipsos, scopriamo che oltre un quarto degli italiani, almeno il 25% quindi, sostiene che in qualche modo la Nato minacci la Russia; per la prima volta dall’inizio del conflitto scende sotto il 50% la quota di italiani che si schiera con l’Ucraina, mentre è raddoppiata la parte di coloro che 'stanno con Mosca' (18%, espressione usata da Ipsos). Inoltre, è in calo la percentuale di italiani che si esprime a favore delle sanzioni imposte alla Russia (47%); addirittura oltre la metà degli italiani è per la sospensione degli aiuti militari all’Ucraina, quindi almeno il 51%.
Sono oltre il 40% gli intervistati secondo cui i media italiani sarebbero troppo sbilanciati nei confronti dell’Ucraina e solo un quarto giudica oggettiva la nostra informazione (se occupiamo il 58° posto nel World Press Freedom Index, che esprime la 'libertà di stampa' di un Paese un motivo ci sarà...).
Insomma, il quadro del 12° monitoraggio Ipsos fanno trapelare il quadro di un'Italia nelle mani di milioni di potenziali 'hacker' filorussi, almeno seguendo le motivazioni addotte nel sapiente articolo del Corriere. Il Copasir avrà molto da lavorare...
Leggi anche:
L'Ambasciata russa in Italia apre un canale per le vittime di 'russofobia'
La Zakharova sputtana l'Italia, Sallusti scappa senza argomenti

La vergognosa inchiesta-campagna pubblicata dal Corriere della Sera

venerdì 1 aprile 2022

Edy Ongaro, il sacrificio che fa crollare il castello di carte della propaganda occidentale

Edy Ongaro, combattente della Brigata Prizrak
E adesso chi glielo va a spiegare ai media del 'mainstream' nazionale, che dalla parte dei filorussi combattono 'eroiche' formazioni di Sinistra e antifasciste? La morte di Edy Ongaro, miliziano veneto che dal 2015 aveva sposato la causa dei separatisti del Donbass, scatena (unico aspetto positivo della sua tragica fine) un autentico corto circuito che va a frantumare il pensiero unico del 'russo cattivo e aggressore', tanto da fare passare in secondo piano l'aspetto più 'estremo' dei battaglioni paramilitari ucraini, ormai inquadrati all'interno dell'esercito di Kiev, traino portante del governo Zelensky, fantoccio dell'Occidente fatto passare per 'stato sovrano'.
Della morte di Ongaro, 'santificata' su Facebook dal Collettivo Stella Rossa Nord-Est come espressione eroica di un combattente per la libertà contro il 'governo fascista di Kiev', in televisione è stato riportato appena un cenno, senza specifiche 'pericolose' che possano distogliere il pubblico dall'unica verità riportata: i volontari, quando ci sono, sono solo quelli che dall'Europa vanno a combattere per l'Ucraina 'libera', tanto da portare ad esempio le Brigate Internazionali della Guerra Civile Spagnola del 1936. Gli altri sono solo dei mercenari, 'contractors' ceceni e siriani, feroci strangolatori e massacratori di bambini.
Peccato che, se proprio non sia capovolta, la situazione è comunque molto diversa. I volontari internazionali, spesso legati a brigate anarco-socialiste (come nel caso della Prizrak cui apparteneva Ongaro), sono schierati dal 2014 a fianco delle milizie filorusse, opposte a una schiera legata a una nazione ucraina da sempre sostenuta dall'estrema destra nazionale ed europea.
Cosa di cui, a me, sia ben chiaro, frega assolutamente zero, ma che va comunque a dissolvere l'ennesima balla propinata dai media nostrani, dalla cosiddetta 'propaganda' che, evidentemente, non opera solo in casa Russia.
Quasi mai mi sono trovato d'accordo (e basta leggere i 'post' di questo blog) con il mondo della Sinistra ma, di fronte alla 'verità' e ai 'valori' dell'uomo la politica si dissolve.
Chi si professa di Destra dovrebbe rabbrividire al solo pensiero di associarsi agli eserciti globalisti al soldo dell'ormai cadaverico presidente americano Joe Biden e della società americana e occidentale. Così come alla Sinistra dovrebbe ugualmente ripugnare lo schierarsi con l'Ucraina per lo stesso motivo. Mai come oggi le due 'estreme' hanno un'occasione per trovarsi affiancate nel combattere il vero e unico nemico, quello del 'mostro' orwelliano che entrambe cerca di sfruttare per distruggere il dissenso.
Anche per questo dobbiamo ringraziare il gesto di Edy Ongaro, una morte eroica (si sarebbe gettato su di una bomba che stava per esplodere per salvare i propri compagni, almeno questo ci racconta il web) che supera di molto il significato del suo gesto e ci svela verità altrimenti nascoste.
Leggi anche: Chi sono veramente i 'buoni' e chi sono i 'cattivi'?

sabato 26 marzo 2022

Tutto il mondo contro la Russia? Forse, anzi no

La recente risoluzione ONU: Russia in minoranza... forse
Tutto il mondo contro la Russia
: è questa la litania che, quotidianamente, gli organi di informazione ci propinano per giustificare l'ingiustificabile coinvolgimento dell'Europa in una guerra che, in teoria, dovrebbe riguardare solo gli autori della stessa, carnefici e vittime (peraltro spesso interscambiabili fra loro).
A dimostrare come la presunzione che Mosca sia isolata dal resto del mondo cosiddetto 'civile' (almeno secondo il nostro punto di vista) ci sono le recenti risoluzioni dell'ONU che, se da una parte hanno visto pochi Paesi schierati a fianco di quello di Vladimir Putin, dall'altra hanno segnato la presenza di un nutrito gruppo di Stati fra i cosiddetti 'astenuti', un modo che unisce il 'lavarsi le mani' della faccenda di cui si parla, ma anche il silente appoggio allo 'status quo', quello, appunto, che la Russia sta portando avanti in Ucraina.
E così, sebbene la risoluzione che condanni la Russia per la crisi umanitaria in Ucraina e inviti Mosca e Kiev a un immediato cessate il fuoco, sia stata approvata a larga maggioranza (senza però avere alcun carattere vincolante), in cinque hanno detto di 'no', Russia compresa, ovviamente. Oltre a lei Bielorussia, Siria, Corea del Nord ed Eritrea. E fin qui, ci si potrebbe anche accodare all'idea di una Russia isolata. Poi, però, basti dare uno scorcio agli astenuti: nomi di non poco conto, primo fra tutti quello della Cina che, nella realtà, ha finora espresso il proprio più totale sostegno a Mosca, definendo assurde le sanzioni comminate a Putin, al suo Stato e ai suoi amici oligarchi. Ma anche India e Pakistan, nazioni che raccolgono una buona fetta della popolazione mondiale e che, anche in campo economico, non sono assolutamente minoritari e, sicuramente, sono più importanti della miriadi di staterelli occidentali, dal Belgio alla Danimarca, dal Portogallo all'Austria, che hanno espresso il proprio 'sì' alla risoluzione. E ancora, molti Stati africani, come l'Algeria, che di petrolio e gas tiene gran riserve e che vanta antichi legami con la Russia, o come il Sud Africa, la nazione storicamente più 'occidentale' del continente africano.
Insomma, in totale, oltre ai cinque 'no', si aggiungono 34 'astensioni', per un totale di qualche miliardata di umani rappresentati.
Una conferma che, se il mondo non è proprio a 'vantaggio' di Putin, non è nemmeno contro, ennesima bugia figlia della propaganda filoamericana che, passi per l'ormai cadaverico Joe Biden in cerca di riscatto dopo la precipitosa e vigliacca fuga dall'Afghanistan, forse non avrebbe dovuto trovare il consenso di un 'governo in cerca d'autore' come quello italiano, nelle mani ancora in cerca di un elettorato consensuale del banchiere per eccellenza, Mario Draghi.

martedì 22 marzo 2022

Draghi è impazzito: "Diamo armi all'Ucraina"

Mario Draghi quest'oggi (immagine AskaNews)
Mario Draghi
è ufficialmente impazzito. Le gravissime dichiarazioni del premier italiano scelto dal mazzo dei soccorritori di una situazione economica allo sfascio si è tuffato 'di pancia' in una crisi storica senza precedenti, uno dei più gravi passi mai compiuti dall'Italia dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Il premier dice: "Con le armi all'Ucraina difendiamo i nostri valori". Ma di cosa parla Draghi? Dei prodromi di una nuova guerra contro la Russia, che non sarebbe però a base di bombe, ma a base di ordigni nucleari, palesando a questo modo la sua totale incapacità di recitare un ruolo attivo nella politica internazionale, cosa ben diversa dall'occuparsi di denari e banche, settori probabilmente nei quali è maggiormente consapevole.
Nulla a che vedere con la prova 'muscolare' che Bettino Craxi mostrò in faccia ai marines americani in quel di Sigonella l'11 ottobre 1985, che ci rese orgogliosi di essere italiani, fieri e per nulla schiavi della prepotenza 'made in USA'.
Oggi Draghi mostra invece il volto arcigno del 'servo' piegato, vantando un presunto 'petto in fuori' nei confronti della Russia e di una guerra 'locale' che solo i biechi interessi della NATO stanno trasformando in globale.
Armatevi e partite, ci intima Draghi, o meglio lo chiede agli ucraini: sparate e morite con le nostre armi in pugno, fino all'ultimo uomo o, per dirla con Toni Capuozzo, fino all'ultimo ucraino. Giusto per rendere ancora di più 'senza ritorno' una guerra che è giù andata oltre.
Un conflitto che una mente 'sana' cercherebbe di chiudere, prendendo al più presto una posizione 'neutrale', in modo da poter trattare in posizione di vantaggio a conflitto concluso, nella consueta e storica posizione 'razionale' che, da sempre, ha accompagnato la nostra politica estera.
Finora, quando un banchiere ottimo ragioniere ma sprovveduto politico che passa per 'salvatore della Patria' è assurto a guida indiscussa della nostra Repubblica in uno dei momenti più bassi della sua vita politica.

Il 'pupazzo' Zelensky e le scimmiette ammaestrate del Parlamento italiano

La foto di Zelensky nell'articolo de Il Fatto Quotidiano di oggi
Quella di oggi è la grande giornata, si fa per dire, di Volodymyr Zelensky, quella in cui un capo di stato straniero parlerà (in diretta virtuale) al nostro Parlamento chiedendo, anzi, pretendendo, un aiuto armato che ci porterebbe inevitabilmente sulle soglie di un conflitto mondiale di carattere atomico, ovvero ai bordi dell'estinzione, umana e sociale.
Difficile pensare a qualcosa di più assurdo, folle e odioso, soprattutto per parola di uno che si affanna a ogni piè sospinto a dare del pazzo all'avversario.
Il tutto con il consenso, anzi, con l'appoggio, della superpotenza d'occidente che aspira a essere globale, quegli Stati Uniti figura centrale di ogni guerra planetaria nell'ultimo secolo di storia.
Mentre le scimmiette ammaestrate del Parlamento nazionale si alzeranno in piedi all'unisono spellandosi le mani e facendo a gara fra chi applaude più forte, gli aedi del pensiero unico saranno già lì, pronti a registrare nuove ovazioni per esaltare questa nuova figura di 'bastardo senza gloria' moderno, pupazzo nelle mani del potere americano, vera figura centrale di un conflitto locale, divenuto di interesse globale per merito di pretese telecomandate da Washington.

sabato 5 marzo 2022

Intesa Sanpaolo, 10 milioni di euro in sostegno della popolazione ucraina

Una carovana di aiuti (foto TgCom)
Dieci milioni di euro
a sostegno di misure di solidarietà e accoglienza verso la popolazione dell'Ucraina. Le ha stanziate Intesa Sanpaolo con il supporto all'operato di organismi locali e internazionali che saranno a breve individuati.
Carlo Messina, Consigliere Delegato e CEO di Intesa Sanpaolo, motiva così l’intervento: "Da sempre Intesa Sanpaolo trova le sue radici nelle comunità, nelle persone dei territori in cui opera. Come grande gruppo bancario europeo e come unica banca italiana presente in Ucraina, intendiamo dare un segno concreto di vicinanza alle popolazioni ucraine colpite dalla grave emergenza umanitaria". Prosegue Messina: "Questa iniziativa si affianca a quelle già attivate a sostegno delle persone impegnate nella nostra Pravex, colleghe e colleghi che non hanno mai interrotto l’attività di supporto del Paese, aprendo le filiali e assicurando i servizi bancari in situazione di eccezionale gravità. Siamo vicini a loro e alle loro famiglie e li ringraziamo ancora una volta. Ringrazio anche le nostre persone in Slovacchia, Ungheria, Romania e Moldova per ciò che stanno facendo in termini di accoglienza verso i colleghi ucraini".