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mercoledì 13 ottobre 2021

Silvia offesa perché è senza 'green pass', serve una risposta di piazza

Silvia legge il suo messaggio (foto "Il Primato Nazionale")
Solidarietà piena e totale a Silvia
, la giovanissima studentessa che ha avuto il coraggio di sfidare le istituzioni e presentarsi alla facoltà di Filosofia dell’università di Bologna senza 'green pass'.
Ha eluso i controlli ed è entrata nell'ateneo, fino a quando è stata smascherata, costretta a uscire e insultata, con tanto di docente che sospende la lezione per cui lei ha pagato profumatamente la retta e di cosiddetti 'colleghi' che la vituperano perché la 'loro' lezione è stata interrotta dalla sua civile protesta.
Silvia, una volta fuori dall'università, ha scritto parole che esprimono disgusto e rabbia, espressione con la serena convinzione di chi sente di essere nel giusto, per poi pronunciarle durante una manifestazione No Pass in piazza Maggiore, nel capoluogo felsineo. "Ho scelto di non aderire all'infame carta verde e di presentarmi in aula - ha detto la giovane -. Un'ora dopo essere entrata la professoressa è stata informata che non ero in possesso del 'green pass' e ha annullato la lezione perché mi sono rifiutata di uscire. I miei compagni hanno reagito con insulti e minacce, invitandomi a non ripresentarmi".
E ancora, ecco la descrizione di come si sia svolta la drammatica scena: "Ho avuto tutta la classe inviperita contro, insulti, chi si è alzato pretendendo i soldi del biglietto universitario che lo ha portato a perdere la lezione per colpa mia, chi mi ha reagito dandomi della troia no vax, chi è venuto a urlarmi contro di seguire online", ha raccontato Silvia. Ma la gogna, per lei, non era ancora finita. "Una volta uscita mi ha aspettato un gruppetto di persone che ha iniziato ad accanirsi, a sputare per terra vicino ai miei piedi, un tipo mi ha scattato a dieci centimetri dalla faccia dicendo che se non fossi stata una ragazza mi avrebbe già menato, ha minacciato di chiamare la polizia se mi fossi presentata alla lezione successiva per farmi sbattere fuori".
Complimenti sinceri a Silvia, che ha avuto voglia e coraggio di mettere in gioco (un drammatico gioco) le proprie idee e ciò in cui crede. In fin dei conti le sarebbe bastato adeguarsi per evitare gogne mediatiche, insulti e minacce.
Io sono stato più ipocrita. Ho scritto e continuo a scrivere di non credere né all'origine di questa pandemia né tanto meno alla bontà della gestione della stessa, così come ritengo il 'green pass' una totale idiozia (mentre, a mio avviso, vaccinarsi contro il Covid è stato sicuramente utile.
Per rimediare a questo mio peccato 'originale' ho deciso che sabato a Milano scenderò in piazza anche io a fianco dei 'No Green Pass'. Forse non mi metterò in testa al corteo, e forse non ci rimarrò per tutta la durata della manifestazione, ma voglio andarci. Per testimoniare che questo stravolgimento del pensiero, questo imperante pensiero unico, è inaccettabile in una società civile come pretende di essere quella italiana.
Le minacce sul lavoro per chi non ha il 'green pass', la grande montatura costruita sull'assalto alla sede della CGIL di Roma, il 'caso' Morisi estratto ad arte poco prima delle elezioni, la richiesta di scioglimento del partito che raccoglie la maggioranza dei voti degli italiani, il bombardamento mediatico che quasi su tutte le reti avviene ormai a ogni ora del giorno deve risvegliarci, riportarci in piazza, farci comprendere che la nostra dignità non può essere calpestata oltre.
Grazie Silvia, per avere risvegliato il mio vecchio cuore e avermi ridato la voglia di lottare.

lunedì 1 luglio 2019

Insultare Carola è vietato, ma sfasciare auto e vetrine si può

La speculazione del piddino Davide Faraone, 'crocerista' per caso
Interessante il concetto di 'troglodita, vergognoso, disgustoso' che viene distribuito recentemente dal mondo dei social. E' proprio vero che la storia a volte può essere orrendamente deformata nella sua verità, il che a questo punto mi obbliga a 'revisionare' l'intera recente storia italiana e non solo. Del resto "la revisione è il pane degli storici" affermava in chiave non provocatoria il filosofo tedesco Ernst Nolte.
In questi ultimi giorni, nelle ore successive all'arresto del capitano della nave Sea Watch 3, Carola Rackete, si è scatenata l'ira dei 'buonisti' e dei benpensanti, di fronte a un filmato che mostrerebbe la 'bella' Carola pesantemente insultata sul molo da quelli che sono stati evidentemente definiti, nel migliore dei casi, "razzisti e leghisti" (ma poi dove sarebbe l'offesa nell'essere leghisti?). Nei confronti della donna che ha trasportato oltre 40 clandestini su suolo italiano sono volati epiteti impronunciabili, da 'puttana' a 'spero che ti violentino 'sti negri', e via discorrendo. Non ho visto il video (non mi interessa), ma mi fido. Del resto, pur ammettendo che si tratti di parole sgradevoli e sgradite, non mi meraviglia che questo sia accaduto. Quando una persona normale, che lavora e paga le tasse, si trova costretta a combattere la vita di tutti i giorni e alla fine si vede scavalcata, per l'ennesima volta, nei propri diritti personali, da un branco di clandestini che presto andranno a delinquere sul suolo nazionale grazie a una tedesca dalla faccia alterata, ci può stare uno sfogo, anche duro e pesante. Qualcuno, particolarmente 'liberal', invoca addirittura una legge che tappi la bocca di chi non ci sta, di chi reagisce, almeno a parole, a quella che è una palese violazione della legge. Del resto si sa, a Sinistra sono abituati a limitare la libertà di parola, oltre che di pensiero, ed è questo che li ammazza di rabbia, non potendo più fare il bello e cattivo tempo e dettare gli abiti culturali della società, non avendo più in mano il potere di definire cosa possa o non possa essere ritenuto accettabile secondo il proprio metro totalitario di giudizio.
Criticare è reato, insultare è reato, il che mi riporta alla mente, oltre a George Orwell, una scena di "Alien 2 - Scontro finale" nel momento in cui ai marines presenti all'interno della base deserta (ma piena di alieni), vengono tolte le armi per non generare una escalation atomica. "E come ci difendiamo: a parolacce?". Insomma, le parolacce non uccidono, non fanno male, questo è evidente.
Del resto, ho pensato a come potrei reagire io se, davanti a casa mia, nella mia piazza, venisse sistemato un gruppo di vagabondi e clandestini, magari addirittura zingari. Reagirei male, molto male, e forse non mi limiterei alle parolacce.
Coloro che di sicuro non si limitano alle parolacce, ma che anzi fanno dell'azione e della violenza proditoria il proprio 'credo' quotidiano, sono invece i 'compagni' dell'estrema Sinistra, ma anche nemmeno tanto estrema, quando decidono che è ora di muovere la piazza. Scendere in piazza in sé è una mossa violenta, di scavalcamento democratico. La manifestazione non è quasi mai pacifica, specie se, appunto, organizzata dalle 'anime pie' della Sinistra. Lo si è visto dai tempi del '68. Cariche alla polizia (date e subite, e ci mancherebbe altro), auto e vetrine di negozi sfasciate, muri imbrattati, passanti minacciati o spintonati. Qualcuno ricorda Genova? O forse la manifestazione che aprì EXPO 2015 con la distruzione di diverse vie e piazze di Milano? Ma basterebbe ritornare a quasi tutti gli ultimi 25 aprile, coni tentativi fisici di impedire alla Brigata Ebraica di sfilare, perché considerata 'sionista' e quindi 'fascista', forse perfino 'leghista' e con tutti gli 'ismi' così tanto invisi ai... comunisti e ai loro amici. Insomma, insultare, anche pesantemente, una delinquente conclamata è 'terribile e disgustoso', mentre distruggere cose e malmenare persone durante una manifestazione si può tranquillamente fare. Ovviamente, a meno che la persona colpita non appartenga alla cricca della Sinistra, altrimenti trattasi di 'ennesimo atto fascista e squadrista', e magari pure un po' leghista.