La speculazione del piddino Davide Faraone, 'crocerista' per caso |
In questi ultimi giorni, nelle ore successive all'arresto del capitano della nave Sea Watch 3, Carola Rackete, si è scatenata l'ira dei 'buonisti' e dei benpensanti, di fronte a un filmato che mostrerebbe la 'bella' Carola pesantemente insultata sul molo da quelli che sono stati evidentemente definiti, nel migliore dei casi, "razzisti e leghisti" (ma poi dove sarebbe l'offesa nell'essere leghisti?). Nei confronti della donna che ha trasportato oltre 40 clandestini su suolo italiano sono volati epiteti impronunciabili, da 'puttana' a 'spero che ti violentino 'sti negri', e via discorrendo. Non ho visto il video (non mi interessa), ma mi fido. Del resto, pur ammettendo che si tratti di parole sgradevoli e sgradite, non mi meraviglia che questo sia accaduto. Quando una persona normale, che lavora e paga le tasse, si trova costretta a combattere la vita di tutti i giorni e alla fine si vede scavalcata, per l'ennesima volta, nei propri diritti personali, da un branco di clandestini che presto andranno a delinquere sul suolo nazionale grazie a una tedesca dalla faccia alterata, ci può stare uno sfogo, anche duro e pesante. Qualcuno, particolarmente 'liberal', invoca addirittura una legge che tappi la bocca di chi non ci sta, di chi reagisce, almeno a parole, a quella che è una palese violazione della legge. Del resto si sa, a Sinistra sono abituati a limitare la libertà di parola, oltre che di pensiero, ed è questo che li ammazza di rabbia, non potendo più fare il bello e cattivo tempo e dettare gli abiti culturali della società, non avendo più in mano il potere di definire cosa possa o non possa essere ritenuto accettabile secondo il proprio metro totalitario di giudizio.
Criticare è reato, insultare è reato, il che mi riporta alla mente, oltre a George Orwell, una scena di "Alien 2 - Scontro finale" nel momento in cui ai marines presenti all'interno della base deserta (ma piena di alieni), vengono tolte le armi per non generare una escalation atomica. "E come ci difendiamo: a parolacce?". Insomma, le parolacce non uccidono, non fanno male, questo è evidente.
Del resto, ho pensato a come potrei reagire io se, davanti a casa mia, nella mia piazza, venisse sistemato un gruppo di vagabondi e clandestini, magari addirittura zingari. Reagirei male, molto male, e forse non mi limiterei alle parolacce.
Coloro che di sicuro non si limitano alle parolacce, ma che anzi fanno dell'azione e della violenza proditoria il proprio 'credo' quotidiano, sono invece i 'compagni' dell'estrema Sinistra, ma anche nemmeno tanto estrema, quando decidono che è ora di muovere la piazza. Scendere in piazza in sé è una mossa violenta, di scavalcamento democratico. La manifestazione non è quasi mai pacifica, specie se, appunto, organizzata dalle 'anime pie' della Sinistra. Lo si è visto dai tempi del '68. Cariche alla polizia (date e subite, e ci mancherebbe altro), auto e vetrine di negozi sfasciate, muri imbrattati, passanti minacciati o spintonati. Qualcuno ricorda Genova? O forse la manifestazione che aprì EXPO 2015 con la distruzione di diverse vie e piazze di Milano? Ma basterebbe ritornare a quasi tutti gli ultimi 25 aprile, coni tentativi fisici di impedire alla Brigata Ebraica di sfilare, perché considerata 'sionista' e quindi 'fascista', forse perfino 'leghista' e con tutti gli 'ismi' così tanto invisi ai... comunisti e ai loro amici. Insomma, insultare, anche pesantemente, una delinquente conclamata è 'terribile e disgustoso', mentre distruggere cose e malmenare persone durante una manifestazione si può tranquillamente fare. Ovviamente, a meno che la persona colpita non appartenga alla cricca della Sinistra, altrimenti trattasi di 'ennesimo atto fascista e squadrista', e magari pure un po' leghista.