martedì 12 ottobre 2021

L'attacco al presunto fascismo: la risposta di Sgarbi a Provenzano

Il post di Vittorio Sgarbi su Facebook
Non è sempre facile trovarsi d'accordo con il pensiero di Vittorio Sgarbi ma, in questo caso, il ragionamento fatto dallo scrittore emiliano non fa una grinza, in relazione alla levata di scudi dei cosiddetti 'antifascisti' in seguito all'assalto da parte di alcuni personaggi dell'estrema Destra alla sede romana della CGIL.
Il profilo Facebook di Sgarbi è vergato da 'post' brevi, illuminati e ficcanti. Talmente ovvi che appare incredibile come la gigantesca operazione di disinformazione in atto in Italia venga consentita, avallata e appoggiata da quelli che ormai sono sempre più da considerare come media al soldo del potere, mai come oggi.
Ancora più chiara la risposta di Sgarbi all'ex ministro del PD, Giuseppe Provenzano che, in un impeto di delirio di onnipotenza, ha richiesto lo scioglimento di Fratelli d'Italia (e qualcuno è riuscito perfino a prendere in considerazione questa cervellotica proposta).
Riporto per intero lo scritto di Sgarbi, chiaro, lucido e puntuale. Con affetto, lo dedico, anche da parte mia, al 'dotto' Provenzano.
"Secondo l’ex ministro del Pd Provenzano (uno di quelli abituati a governare senza vincere le elezioni) Giorgia Meloni sarebbe “fuori dall’arco democratico e repubblicano”.
Dentro l’arco democratico sono inevitabilmente tutti i partiti votati in democrazia da cittadini liberi. Questo non avviene nei paesi comunisti, evidentemente ancora cari a Provenzano. E se, per un esponente del Partito Democratico, è lecito riconoscersi in una storia che discende da Togliatti, complice di Stalin, e ha visto la famiglia Castro al potere, con i dissidenti uccisi o ancora in carcere, per un esponente della destra democratica è lecito coltivare il pensiero di Giovanni Gentile, ucciso dagli antifascisti, e il pensiero di Luigi Pirandello. Senza rimpianti, con convinzione. Si tratta di principi, così come nessuno nega l’importanza della architettura e dell’urbanistica fascista, riconosciuta dall’Unesco (fascista anche l’Unesco?). L’accostamento al franchismo, dal quale discendono l’attuale assetto dello Stato spagnolo; e al fascismo, dal quale discendono lo statuto della Scuola Normale di Pisa come la legge di tutela dei beni culturali,e buona parte dello Stato sociale, tra cui l’Inps,non ha niente a che fare con le “ambiguità” denunciate da Provenzano. Si tratta di “radici” che sono cresciute, come alcuni dei principi del comunismo, nel terreno democratico costituito dalla volontà degli elettori. Poco interessante per chi, come Provenzano, è abituato a governare dopo aver perso le elezioni.
L’accostamento al “neofascismo” ha lo stesso senso dell’accostamento del nome Provenzano a quello del suo omonimo mafioso, detto “Zu Binnu” o “il ragioniere”, condizione estranea a “Zu Peppe”, sragionante".