martedì 10 marzo 2020

Carceri in rivolta, lo Stato si prostra ancora

I prigionieri sul tetto di San Vittore (foto Il Giornale)
E così lo stato italiano si prostra per l'ennesima volta, questa volta di fronte a un manipolo di carcerati scalmanati che, evidentemente organizzatisi lungo tutto l'arco della penisola (un nome su tutti, il carcere di San Vittore a Milano), ha deciso di inscenare una serie di rivolte, sfociate in evasioni, morti, feriti e agenti presi in ostaggio.
Nella quasi totalità degli altri Paesi del mondo, più o meno democratici, più o meno dittatoriali, sarebbero intervenuti reparti speciali, spazzando e spezzando qualsiasi resistenza, senza certamente curarsi del grado di forza, ma anche di violenza, necessarie per debellare il foruncolo costituito da questa feccia organizzata e costituita in gran parte da stranieri, quegli stessi clandestini accolti a braccia aperte da cialtroni che, sotto la maschera del 'buonismo' e della demagogia a buon mercato, 'favoreggiano' l'ingresso di coloro che andranno a ingrossare il mercato di spacciatori e prostitute, per non parlare della possibilità di tirarsi in casa terroristi, presunti, reali o in pectore.
Quella stessa categoria di persone, centri sociali, antagonisti e affini che, radunatisi di fronte alla carceri, hanno belato improvvide richieste di condoni, indulti e libertà. E, di fronte a questa gente, che avrebbe meritato duri controlli e arresti della polizia, manganelli in mano e idranti puntati, si è invece fatto sotto (o se l'è 'fatta sotto'?) il politico dell'ultimo minuto, il pm e il magistrato di turno, accorsi per 'rassicurare' i detenuti... Avete letto bene, rassicurare i detenuti... Peccato che i detenuti non debbano essere rassicurati, ma 'detenuti' appunto, come dice il loro appellativo, separati dalla gente che, invece, lei sì, va rassicurata e protetta da coloro che salgono sui tetti, staccando e lanciando pietre e incendiando cartoni. Se lo facessi io, finirei in galera. Peccato che loro ci siano già...