lunedì 2 marzo 2020

Ragazzo ucciso a Napoli: basta lagne, #iostoconilcarabiniere

La seconda pagina de Il Mattino di Napoli
Continuano a girare notizie sconnesse attorno alla morte di Ugo Russo, il minorenne ucciso dalla vittima della rapina che lo stesso Russo, con un complice, aveva messo in atto.
Invece di puntare il dito sullo squallore di una vita buttata nel malaffare e nel crimine, sta emergendo, attraverso i media, una nauseante ricerca del tentativo di 'santificare' il mondo delinquenziale. Intervistato il padre, per cui, ovviamente, il figlio era un bravo ragazzo (perfino studioso!), intervistata la nonna, secondo la quale il ragazzo voleva fare il pizzaiolo (forse nei momenti liberi da quelli in cui si dedicava alla delinquenza comune).
Senza dimenticare che, oltre all'atto criminoso di cui si è reso responsabile (tentativo di rapina ammesso anche dal complice), si è aggiunta la furia dei parenti e degli amici (non due o tre persone, ma 50, avete capito bene, cinquanta!) i quali, invece di fare silenzio e muto rispetto nei confronti dell'atto criminale compiuto dal Russo, sono andati a devastare il Pronto Soccorso nel quale i medici hanno tentato di fornire le ultime e disperate cure al giovane. Per non parlare del raid notturno alla caserma dei carabinieri Pastrengo, con colpi di pistola sparati ad altezza d'uomo da una moto.
Purtroppo, invece, si continua ad assistere a questo disgustoso teatrino montato dai media nella ricerca strenua della notizia a tutti i costi, qualsiasi essa sia. Non bisogna far passare il concetto della pietà per i criminali. Chi delinque deve sapere che la morte è dietro l'angolo, non ci sono scuse.
Unico sollievo, l'hashtag che gira per ilweb: #iostoconilcarabiniere, ovvero con il giovane rapinato che, per difendersi e per difendere la propria fidanzata, è stato costretto a sparare il colpo che ha ucciso il Russo. Ovviamente mi associo all'hashtag, contro ogni criminale e contro quei miserabili pennivendoli disposti a inventare storie e a scusare l'inscusabile pur di creare una squallida storia strappalacrime.

La terza pagina de Il Mattino di Napoli