Pubblico questa meravigliosa poesia dei primi anni del '900 di Carlo Michelstaedter (1887-1910), affinché anche voi possiate conoscerla e adorarla, così come faccio io, rimpiangendo come questo autentico genio della letteratura abbia potuto scegliere la via del suicidio tanto giovane... In memoriam... Ho aggiunto in calce un video di una fra le canzoni più allucinanti dei Cure. Parlo di "Siamese Twins", tratta dall'album "Pornography" del 1984, in questo caso con i Cure, coadiuvati dal Royal Ballet (il video è del 1983), in una formazione tutta particolare: a Robert Smith e Lol Tolhurst si era aggiunto per l'occasione Steve Severin dei Banshees. Ora cominciate pure a leggere...
Il canto delle crisalidi Vita, morte, la vita nella morte; morte, vita, la morte nella vita.
Noi col filo col filo della vita nostra sorte filammo a questa morte.
E più forte è il sogno della vita - se la morte a vivere ci aita
ma la vita la vita non è vita se la morte la morte è nella vita
e la morte morte non è finita se più forte per lei vive la vita.
Ma se vita sarà la nostra morte nella vita viviam solo la morte
morte, vita, la morte nella vita; vita, morte, la vita nella morte.
Ed ecco il video dei Cure con "Siamese Twins" (1983)
Ha preso il via stanotte il secondo turno dei playoff NHL, ovvero le semifinali di Conference.
Giorno 15 Si è giocata solo una partita della Western Conference, terminata con la vittoria dei Vancouver Canucks, ultima formazione canadese rimasta in lizza per la Stanley Cup, per 5-3 sui Chicago Blackhawks. Gara dai mille volti, che si sblocca nel primo periodo, quando Pavol Demitra sfrutta un power-play per siglare la rete del vantaggio, poi Sedin e Kesler arrotondano il punteggio nella seconda frazione. Il terzo periodo si apre invece all'insegna della franchigia dell’Illinois, che trova tre reti nel giro di pochi minuti e riequilibria l'incontro. Nei minuti finali, però, Salo e Johnson riportano avanti Vancouver, che questa volta però non si fa più riprendere.
Non mi piace ‘cavalcare la notizia’, lo trovo squallido e meschino, ma siccome avevo cominciato un discorso, la completezza mi impone di chiuderlo. E così, dopo le parole di José Mourinho che avevano come obiettivo Massimo Ambrosini, mi corre l’obbligo di riportare le parole di Massimo Ambrosini, che come obiettivo hanno José Mourinho. Un gioco delle parti in cui, va detto, le due società milanesi, Inter e Milan, non sono volute entrare, lasciando ai singoli protagonisti della vicenda l’onore e l’onere, oltre che la responsabilità, delle frasi pronunciate.Tutto era cominciato due giorni orsono, quando il centrocampista rossonero aveva parlato, in realtà, senza astio, della famosa espressione pronunciata dal tecnico interista ’sero tituli’: “Spero se ne possa pentire” aveva aggiunto.
A Mourinho la cosa non era per niente piaciuta anche perché, va detto, in conferenza stampa i giornalisti avevano messo giù la cosa in chiave polemica. Era inevitabile insomma una risposta piccata (“Ambrosini non ha la statura morale per parlare” aveva detto il tecnico relativamente al cartello ‘Lo scudetto mettilo nel c...’ sventolato dal rossonero il giorno dopo la conquista della Champions League ed evidentemente rivolto a ‘casa Inter’), che è arrivata a giro posta via internet in breve tempo. Sul sito del Milan veniva infatti pubblicato un comunicato dal titolo ‘DICHIARAZIONE DI MASSIMO AMBROSINI’ (in maiuscolo). Chiara la volontà del club di non volersi immischiare in una diatriba evidentemente di carattere personale: “Sono stupito e amareggiato di come l'uomo Mourinho” dice ‘Ambro’, “solitamente preciso nella comunicazione verbale, abbia potuto con così tanta superficialità commentare le mie dichiarazioni di ieri... Continua a leggere su Milano 2.0
Non voglio che si pensi che io sia una persona arida... ;-))) Anch’io so apprezzare l’arte... a volte. Stasera, alla verdissima età di 43 anni, ho scoperto il signor Michelangelo Merisi detto ‘il Caravaggio’. Il pittore milanese classe 1571 (però...) mi ha lasciato di... stucco. Un’amica mi ha mostrato un libro monografico su di lui (io ho provato a proporle la collezione di farfalle, ma forse non era il caso...) e sono rimasto incantato dalla modernità delle figure del ‘nostro’.
Tant’è, vi propongo il ‘San Gerolamo’, dipinto a olio su tela realizzato fra il 1605 e il 1606. Questo dipinto, la nitidezza dei tratti, la presenza del teschio semisommerso dall’oscurità, la veste rossa del santo, mischiano insieme inquietudini e terrore che penso solo una certa musica dark siano riuscite a replicare ai nostri giorni. Buon ‘San Gerolamo’ allora...
Si è chiuso ufficialmente il primo turno dei playoff NHL, che porteranno alla sfida per la Stanley Cup, il trofeo più prestigioso nel mondo dell’hockey su ghiaccio. L’ultima notte dei quarti di Conference aveva in serbo due succose gare-7, dal pronostico per nulla scontato, come poi confermato dal ghiaccio.
Giorno 14 Due gare-7, due partite combattutissime fino all’ultimo secondo di gioco: i Washington Capitals si sono imposti con il punteggio di 2-1 sui New York Rangers riuscendo così a completare la rimonta che aveva visto i Caps sotto 0-2 e 1-3 nella serie, prima del triplo successo consecutivo che gli ha consentito di guadagnarsi il passaggio alle semifinali della Eastern Conference. Contro una squadra ospite che ha fin troppo spesso usato le maniere forti (e che era passata per prima con Antropov), la formazione della Capitale (privadel sospeso Donald Brashear) ha prima pareggiato con un gran colpo di Semin, mentre il ‘sempreverde’ Fedorov ha superato Lundqvist nel terzo periodo con una secca conclusione dalla blù, regalando ai Capitals l’accesso al secondo turno della postseason dopo ben 11 anni. Conclusione ai limiti dell’assurdo nell’altra sfida, pure valida per la Eastern Conference: in un alternarsi di situazioni (da 0-1 a 2-1, quindi nuovo pari e 3-2 all’inizio del terzo periodo) i New Jersey Devils si fanno beffare dai Carolina Hurricanes negli ultimi 80 secondi di gioco, con Jokinen che prima pareggia e quindi con Staal che porta avanti gli ospiti per il 4-3 finale, con la complicità del ‘goalie’ di casa Martin Brodeur, in ritardo sul tiro che ha deciso la partita. Una conclusione di stagione amara per i ‘diavoli’, una squadra che forse è giunta al capolinea per molti dei suoi stagionati campioni.
L'assurdo fallo di Donald Brashear (Washington Capitals) su Blair Betts (New York Rangers), un intervento che è costato al 'colored' della franchigia della Capitale ben 6 giornate di squalifica