Tre tifosi milanisti davanti a San Siro (foto Bordignon)
Lo stadio di San Siro (il "Meazza" lo chiamano solo gli interisti, ma venne costruito dal presidente del Milan, Piero Pirelli, per ospitare le gare interne dei rossoneri) è salvo e tutto il resto sono grandi balle. La 'Scala del Calcio' non verrà abbattuta dopo il vincolo stabilito dalla soprintendenza, alla faccia di tutti coloro che, calpestando la storia e il cuore dei tifosi, tifavano per la distruzione del 'museo vivente' della 'pelota' nostrana per consentire l'edificazione di quella che era chiaramente una speculazione edilizia mistificata sotto la maschera di un 'beneficio' per i due club di Milano. Con il cuore e la storia però non si scherza e giustizia, alla fine, una volta tanto, è stata fatta. I fautori del modernismo piangono disperati, lamentando presunti rovesci per le proprie squadre del cuore, quando resti tutto da dimostrare che i nuovi orribili stadi moderni (basti vedere la bruttezza dei nuovi impianti inglesi che ospitano le gare di Arsenal, Tottenham Hotspur e West Ham United, con successive campagne sportive fallimentari) portino benefici ai club di proprietà. San Siro continuerà a essere lo stadio di Milan e Inter, pronte, a parole, a trasferirsi a San Donato e Rozzano. Ma le parole, come le cattive intenzioni, spesso le porta via il vento. San Siro invece rimane, piramide immota della storia, orgoglio milanese, leggenda dello sport e dell'architettura moderna.
Fulminea e immediata come tutte come quelle cose che in Italia non riguardano l'interesse pubblico ma gli affari di alcuni singoli, importanti, privati. Ecco che, con un repentino colpo di mano, la diatriba legata alla possibilità di abbattere lo stadio di San Siro è stata saltata a piè pari da un gruppo di oscuri burocrati governativi, l'ennesima 'task force' di questo periodo maledetto.
La Commissione regionale per il patrimonio culturale della Lombardia, cui il sindaco Beppe Sala aveva posto richiesta in tal senso, evidentemente alla ricerca di qualcuno su cui scaricare una decisione che, fin dal suo inizio, è parsa ineluttabile a causa dell'intenso profumo di soldi che la demolizione di San Siro recava con sé, ha definito lo stadio 'privo di interesse culturale'.
Secondo la commissione, l'ok alla distruzione della Scala del Calcio era più che condivisibile in quanto "trattasi, allo stato attuale, di un manufatto architettonico in cui le persistenze dello stadio originario del 1925-26 e dell'ampliamento del 1937-39 risultano del tutto residuali rispetto ai successivi interventi di adeguamento e ampliamento, realizzati nella seconda metà del Novecento e pertanto non sottoposti alle disposizioni, perché non risalenti ad oltre settanta anni". Inoltre, si legge ancora nel documento, "le stratificazioni, gli adeguamenti e ampliamenti fanno dello stadio un'opera connotata dagli interventi del 1953-55, oltre a quelli del 1989-90, nonché dalle opere successive al Duemila, ovvero un'architettura soggetta a una continua trasformazione in base alle esigenze legate alla pubblica fruizione e sicurezza e ai diversi adeguamenti normativi propri della destinazione ad arena calcistica e di pubblico spettacolo".
Rimane l'amarezza e l'offesa perpetrata attraverso queste righe fredde, prive di quella passione che milioni di tifosi hanno riversato in quello che è uno degli stadi più gloriosi d'Italia e del mondo, in cui Milan e Inter sono arrivate a dominare il mondo.
Non è un caso che, la tremenda decisione di abbattere San Siro, senza peraltro consultare quelli che dovrebbero esserne i principali 'clienti', ovvero i tifosi, avvenga
quando le proprietà delle due squadre milanesi siano in mano a capitale straniero. Cinesi e americani poco sanno della storia di Milano, tanto meno delle sue squadre di
calcio.
I velleitari progetti di ricostruzione presentati, arrivano peraltro in un momento in cui sia l'Inter, ma soprattutto il Milan, giocano un ruolo residuale nel
panorama del calcio nazionale, pur avendo sperperato centinaia e centinaia di milioni per mercati fallimentari, risparmiando i quali avrebbero potuto fare uno stadio
migliore e più bello, senza bisogno di distruggere uno dei cuori pulsanti dello sport e della cultura italiana, opera dell'ingegnere Alberto Cugini e dell'architetto Ulisse
Stacchini, lo stesso autore della Stazione Centrale di Milano, celebrata come monumento riconosciuto in tutto il mondo. L'articolo pubblicato da MilanoReporter #SanSirononsitocca
La notizia, già peraltro vecchia di qualche giorno, passa in secondo piano, ovviamente, a causa del Coronavirus. In Italia, però, è arrivata anche il virus dell'influenza aviaria (H5N1), che nel mese di febbraio aveva costretto le autorità cinesi di Shaoyang a emanare un'ordinanza per l'abbattimento di quasi 18mila polli come misura preventiva, e che dal 2003 ha provocato la morte di 455 persone nel mondo secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
In Italia si sono sviluppati due focolai, entrambi in due allevamenti di polli presenti nel comune di Ormelle, in provincia di Treviso, rilevati dall'Istituto Zooprofilattico. Il sindaco ha fatto scattare immediatamente il protocollo e le misure per contenere il contagio, ma sono esclusi pericoli per la popolazione.
L’Influenza aviaria, in una nota ripresa da Wikipedia, è una malattia infettiva contagiosa altamente diffusiva, dovuta a un virus influenzale di ceppo A che colpisce diverse specie di uccelli selvatici e domestici, con sintomi che possono essere non apparenti o lievi (virus a bassa patogenicità), oppure gravi e sistemici con interessamento degli apparati respiratorio, digerente e nervoso e alta mortalità (virus ad alta patogenicità). Il virus può trasmettersi agli umani, nei quali provoca febbre, tosse, dolori muscolari e congiuntivite.
In passato la diffusione dell'influenza aviaria ha portato l'OMS a introdurre l’emergenza sanitaria globale.
Una parte della pagina di Wikipedia dedicata al virus