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lunedì 14 febbraio 2022

Milan-Sampdoria, un gol capolavoro e poco altro

'Rafa' Leão decide la partita (foto sito AC Milan)
Il Milan supera la Sampdoria con il punteggio di 1-0 in una gara che esalta le sue virtù ma che mette in evidenza anche i suoi limiti.
Vero, i rossoneri non soffrono contro la squadra allenata dall'ex Marco Giampaolo, ma alla fine la vittoria arriva solo grazie alla magia della coppia composta da Mike Mignan e Rafael Leão, un gol da cineteca realizzato all'8'.
Dopo di quello si vede un buon Milan, ma nulla. Nessuna serie di attacchi tambureggianti per cercare di mettere in cassaforte il risultato. Qualche buona occasione nella ripresa, con Stefano Pioli a incitare i suoi alla carica, anche con la paura di non ritrovarsi a una versione aggiornata della partita con lo Spezia.
Olivier Giroud sfiora un gol spettacolare in rovesciata, ma le polveri milaniste sono bagnate, a dimostrazione di una squadra che, a dispetto dell'alto numero di marcature realizzate, vede 'poco' la porta. Sembra un paradosso, ma è colpa grave non avere chiuso la partita come sarebbe stato obbligatorio attendersi, ed è forse questo che lascia maggiormente interdetti critici ma anche tifosi del Diavolo: il paragone con i 'cugini' che, al contrario, nelle stesse occasioni, non lasciano scampo agli avversari, triturandoli nel gioco e nelle realizzazioni offensive.
I miei TOP 3 della giornata:
1. Rafael Leão; 2. Mike Maignan; 3. Olivier Giroud.


martedì 24 agosto 2021

Milan corsaro a Marassi, un gol di Diaz affonda la Samp

Brahim Diaz fa festa a Marassi (foto profilo Twitter AC Milan)
Un gol di Brahim Diaz permette al Milan di superare la Sampdoria con il punteggio di 1-0 ed espugnare lo stadio di Marassi a Genova, regalando ai rossoneri tre punti importanti, che consentono alla squadra allenata da Stefano Pioli di salire a tre punti in classifica, alla pari dei rivali dell'Inter.
Proprio Diaz, autore della rete decisiva al 9', è stato uno dei migliori in campo, insaccando il pallone con un tiro rasoterra trattenuto male dal portiere Audero, dopo un bel cross di Calabria, che si era liberato bene sulla destra.
Migliore in campo fra i rossoneri Sandro Tonali, sempre puntuale e presente in ogni azione. Bene anche il portiere Maignan, bravo con i piedi e aiutato dalla traversa nel primo tempo. Buone prestazioni anche da Krunic, Leao e Diaz, mentre non bene Hernandez, autore di un paio di svarioni in difesa, mentre Giroud è stato servito poco e male, senza riuscire mai a mettersi in evidenza in avanti. Nella ripresa ha esordito Florenzi, mentre Rebic ha preso il posto di Leao.
A fine gara soddisfatto mister Pioli: "Stiamo diventando una squadra. Anzi, lo siamo già, c'è tanta competitività in questo gruppo - ha esordito ai microfoni di Sky -. Ritrovare i nostri tifosi è stato bellissimo, sapevamo che ci avrebbero accolto con tanto entusiasmo, se sapremo mantenere questo spirito ci toglieremo molte soddisfazioni". Sulle condizioni della squadra: "I miei giocatori sono più forti, ma anche io sono più forte di due anni fa, quando sono tornato arrivato al Milan. Forse è più giusto dire più pronto". Sul campionato: "Le griglie non le faccio, oggi avevamo alcuni giocatori forti che mancavano e alcuni che forse arriveranno. Dobbiamo mantenere questa collaborazione e voglia di stare in campo assieme e questa voglia di essere squadra dall'inizio alla fine".

mercoledì 13 maggio 2009

Popolo italiano, il cialtronismo del non stare zitto

Usi e costumi di un popolo cialtrone, quello italiano. Il popolo dei ‘furbi’ e dei furbetti, ma che riesce a sputtanarsi per molto meno. Prendete l’inno nazionale, suonato durante la presentazione di Lazio-Sampdoria, al momento di scena all’Olimpico, finale di Coppa Italia: un evento, una di quella serate che in altre nazioni, basta salire di latitudine, sarebbero state occasione di festa, di incontro, magari scambi di sciarpe, foto davanti al Colosseo con i tifosi delle due squadre a passare comunque una giornata indimenticabile. Chissà perché mi vengono in mente i tifosi del Celtic a Siviglia quando, nella finale di Coppa Uefa, poi persa con il Porto, invasero festosamente la città e, malgrado il ko, se ne andarono nel giubilo. Sia ben chiaro, a me dell’inno frega poco assai, la Patria con la ‘P’ maiuscola mi ricorda tanto gli uomini con i baffoni alla Dorando Pietri alle Olimpiadi di Londra, però c’è il rispetto, o meglio, manca il rispetto per un sentire comune, per un reciproco volersi bene, per non fare la solita figura barbona che l’Italia si è francobollata addosso dal suo ingresso (e prima ancora) in Europa. Beh, ma perché sto sproloquiando? Perché, al solito, eppure ho avuto ancora la forza di sorprendermi, durante l’inno italiano nel prepartita, ognuno dei 65 mila presenti ha cantato quel che ha voluto, per un gran baccano fatto di insulti, bestemmie, e mischiato nel frastuono, pure qualche volonteroso propenso all’amor di patria.

Una bella figuraccia, per un paese che ha bisogno di ‘serrare’ i tifosi in trasferta in apposite gabbie, perché sono troppo ‘bestie’ per essere lasciati liberi, quando in un qualsiasi temutissimo Celtic-Rangers, guerra di religione autorizzata, ognuno dei tifosi dà di faccia al campo senza alcuna limitazione tranne quella della propria educazione. E’ un po’ lo stesso discorso dei ‘minuti di (non) silenzio’ che, in quasi tutte le parti d’Italia, si trasformano regolarmente in lunghi applausi perché, quando superiamo, noi italiani, le cinque persone di numero, non siamo capaci di stare muti ma, come tanti pecoroni, abbiamo sempre bisogno di quel ‘fastidioso’ commento in più. E’ in questi casi soprattutto, non in altri tanto sbandierati dai giornali, che spesso mi vergogno di essere italiano, popolo un tempo di santi, navigatori ed eroi, ora più spesso di cialtroni sguaiati a caccia del proprio quarto d’ora di gloria, magari attraverso un provino in tivù.

venerdì 24 aprile 2009

Inter con la Samp grande in campo, ma fuori perde la testa: è follia pura per Mourinho e Materazzi

C’è tutta l’Inter e i suoi paradossi nella vittoria/sconfitta di Coppa Italia con la Sampdoria, con un successo per 1-0 nei 90’ che però non è bastato a bilanciare lo 0-3 dell’andata e che pertanto promuove in finale i genovesi. Una squadra che sul campo ha dimostrato di essere ancora una volta la più forte e che fuori ha invece perso la testa, a cominciare dall’alto, da un José Mourinho che non potrebbe essere ciò che è se non fosse proprio così, un po’ folle proprio come l’Inter. Uno ‘stile’, quello nerazzurro, che per ora è ancora di là da venire, sia nelle vittorie come nelle sconfitte.

Dall’isteria di Materazzi di fine gara con tanto di espulsione (in realtà non mi vengono aggettivi per definire il comportamento in campo di questo personaggio ormai sul viale del tramonto), alla bassa macelleria di Vieira, alla violenza verbale di Ibrahimovic, che ha disputato in campo probabilmente una delle sue migliori partite ‘di sempre’. L’Inter è questa, prendere o lasciare, una squadra ‘cattiva’ e ‘antipatica’, proprio come la vuole Mourinho, che non vuole ‘giocatori simpatici agli avversari, perché altrimenti diventano antipatici a lui’... Continua a leggere su Milano 2.0

A San Siro è 'Ibra-show', ma non è bastato...