Il tifo della Curva Sud al derby (foto sito AC Milan) |
Sono riuscito a passare in tranquillità il 'sabato del villaggio sportivo' che mi avrebbe portato alle ore 18, orario d'inizio della sfida contro 'quelli là', quelli nati 'dopo' e, come si dice, nati 'male'.
In mattinata ho accompagnato mia madre per commissione varie quindi, insieme, siamo stati a fare un giro dei negozi del quartiere, dov'è riuscita a raccogliere le effusioni e gli applausi di chi non la vedeva da tempo per una zona, quella Poliziano/Piero della Francesca, che per una metropoli come Milano è quasi un grande paese', dove in tanti si conoscono e si salutano come un tempo.
Ci siamo regalati anche un pranzo al ristorante dove, per quanto mi riguarda, ho gustato una sogliola alla mugnaia con delle patatine fritte al fiammifero, con un calice di prosecco, una coppetta di maionese deliziosa e un caffè corretto con una grappa barricata che ho goduto con estrema libidine, quasi paragonabile alle due reti di 'Oliviero Orgasmo Vero'.
Tornato a casa ho guardato con simpatia, viste le mie origini, lo splendido programma di TVA Vicenza "Diretta Biancorossa", con la splendida Sara Pinna, sensuale unico sorriso per un Vicenza che sta filando diritto in Serie C.
Arriva il momento del derby, traffico con i fili di DAZN, mi siedo e osservo, irrigidendo la mia espressione sempre di più ogni minuto che passava fino alla marmorizzazione completa al gol di Perišić. Come al solito il 'derby del tifo' lo vinciamo noi, complice la scelta della curva interista di non piazzare gli striscioni (affari loro...): un 'refrain' che ricordo fin dalla fine degli anni '70 e che da allora porta sempre una sfiga immensa. "Eh, ma sugli spalti abbiamo vinto noi"... in campo c'era invece il Piccolo Diavolo di anni '80 memoria.
Comincia il secondo tempo, si mischiano sfiducia, pessimismo cosmico e fatalismo verso l'inevitabile sconfitta, ennesima prostrazione verso un'Inter non impressionante, ma che in confronto a un Milan inesistente sembra di un altro pianeta. Poi... poi arriva lui, anzi lü, implacabile all'improvviso, come un certo Maurizio Ganz.
Mister derby, ovvero Olivier Giroud piazza la prima zampata e poi anche la seconda. Non ci credo, svegliatemi. Non sta succedendo. Ciò che appariva inevitabile assume i contorni dell'incertezza. Anzi, ora più passano i secondi più il traguardo finale diventa sempre più chiaro. Battere l'Inter, vincere il derby, e poi vada come vada.
Stasera è puro 'walking on the moon', osservo in 'loop' le due reti di 'Oliviero Orgasmo Vero', ho ascoltato tutte le interviste, ho osservato con emozione lo sguardo e gli occhi dei miei alfieri rossoneri, ho ascoltato le loro parole ma anche quelle di chi, ahilui, ha perso (spiaze...), godendo ancora di più ascoltando le consuete recriminazioni sugli arbitri che da sempre costellano la storia di quelli 'nati dopo'. Come se la direzione di Guida non fosse stata chiaramente, fin dall'inizio, tesa a ignorare i contrasti, anche duri di gioco, nella consueta direzione definita "all'inglese".
Ma chissenefrega, abbiamo vinto e, per un attimo, sono stato anche sul punto di esporre la bandiera delle 'grandi occasioni'. Poi, giustamente, ci ho ripensato. Nella sua storia il Milan ha vissuto ben altri trionfi che vincere un derby contro quei 'cugini' mai amati. Probabilmente la 'seconda squadra di Milano' vincerà lo scudetto. Ma stanotte quanto godo... e buon derby a tutti!