Il can-can sollevato, è bene dirlo, soltanto a Sinistra, a causa dell'assenza ai colloqui di Tirana che hanno visto alcuni dei cosiddetti 'leader' europei partecipanti al gruppo degli altrettanto cosiddetti 'volenterosi' a fianco, fa il paio con l'atteggiamento guerrafondaio tenuto dal PD e dai suoi amichetti in questi anni di conflitto russo-ucraino.
Quando c'è da sposare una qualsiasi tesi, si può stare certi che, da quelle parti, 'cannino' malamente qualsiasi posizione.Dopo essersi trasformati in 'partito della guerra' cercando di attaccarsi al treno europeo e al pupazzo animato di Rimbam-Biden, la Sinistra italica si è gettata a capofitto nel sostegno al 'fiden alleaten' Volodymyr Zelensky.
Da questo punto di vita, Giorgia Meloni, non è stata da meno ma, seppur un filino troppo tardi, ha avuto il buon gusto di battere in ritirata comprendendo, e non ci voleva molto, come il quadro internazionale, con l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, fosse completamente cambiato.
Il gruppo dei Volonterosi ormai è ridotto da un'accozzaglia di Dead Men Walking, politici rigettati in patria, primo fra tutti un Emmanuel Macron che ormai non sa più a cosa attaccarsi per giustificare la propria permanenza a una leadership che, inevitabilmente, perderà con le prossime elezioni, e umiliato in mondovisione da Trump nella famosa scenetta del 'cadreghino' in Vaticano. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, unico nella storia della democrazia tedesca a non essere approvato dal Bundestag alla prima tornata di votazioni, fa il paio, cercando di mettersi nella scia della connazionale Ursula Von der Leyen, classica esponente dei poteri forti delle banche mondiali e zerbino conclamato dei 'neocon' americani. Che dire poi di Keir Starmer, primo ministro inglese anche lui alle prese con un'ondata di proteste interne e costretto a ribaltare la propria politica 'sinistrorsa' trasformandosi in un Nigel Farage qualunque nei confronti dei lavoratori provenienti dall'estero? Per non parlare del polacco Donald Tusk, altro personaggio pronto alla 'defenestrazione' alle prossime elezioni polacche.
Bene ha fatto la Meloni a non mischiarsi con simili personaggi, e primo fra tutti Zelensky, ormai disprezzato in patria sia da coloro che la guerra la vorrebbero continuare 'fino all'ultimo ucraino' e che lo vedono quasi come un traditore della Patria, sia da coloro che da tempo vorrebbero che la si finisse con il suono delle bombe, con Kiev da tempo condannata alla sconfitta, inutilmente protesa a un confronto alla pari con Mosca che non può avere e che non le compete.
Un'apertura saggia e importante, quella del primo ministro italiano, alla ricerca di future rinnovate partnership con Mosca, vero punto di riferimento fondamentale per un nuovo sviluppo dell'economia italiana e continentale. Un continente che, però, non può certo sentirsi rappresentato dall'accozzaglia di politicanti ritrovatisi a Tirana. Meglio restarne fuori e non sporcarsi le mani.