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martedì 20 ottobre 2020

I buonisti italiani messi all'angolo delle proprie vergogne

Parte dell'articolo di Borgonovo all'interno de "La Verità"
E' come sempre mirabile e ficcante l'articolo che Francesco Borgonovo ha pubblicato quest'oggi sul quotidiano "La Verità", collegato alla morte, per decapitazione, del professore francese Samuel Paty, ucciso da un islamico, irritato per la scelta, da parte del docente, di mostrare delle vignette su Maometto in classe per discutere della libertà di espressione. 
"Si sono inginocchiati per George Floyd." comincia l'articolo, che prosegue: "Supportano le manifestazioni in Bielorussia. S’indignano per i sovranisti che «mettono a rischio la democrazia». Ma sulla violenza del fanatismo islamico i progressisti europei sono sempre morbidi o afoni".
E' questo il 'j'accuse' di Borgonovo, che mette in risalto per l'ennesima volta, semmai ce ne fosse bisogno, tutte le ipocrisie della cosiddetta Sinistra buonista, italiana e internazionale.
Ho deciso di postare il resto, come testimonianza del fatto che ci sia qualcuno in grado di dire 'no', di alzarsi in piedi quando tutti gli altri si inginocchiano. E non intendo, solo quando si sente parlare di Black Lives Matter.

lunedì 22 giugno 2020

Strage di Reading, a chi importa se muore un bianco?

Anche il calcio italiano è vittima della demagogia di BLM
Porta con sé un acuto stridore di logica e umanità vedere come, in particolare nel campionato di calcio inglese appena ripreso dopo la pausa a causa del Coronavirus, ci si inginocchi nel nome di George Floyd, pluricriminale ed ex-galeotto, e tutte le squadre portino sulle spalle la scriva "Black Lives Matter", mentre praticamente nessuno abbia mosso ciglio, alzato un dito o chiesto un minuto di silenzio nel nome delle tre vittime del parco di Reading (della cui identità finora se ne conosce solo una, un professore di scuola inglese di pelle bianca), uccise per mano di un rifugiato libico di 25 anni, Khairi Saad­allah.
Già, avete capito bene, l'assassino delle tre persone, avvenuto poco dopo, guarda caso, una manifestazione di BLM, è un richiedente asilo, uno di quelli la cui libertà e accoglienza viene declamata e reclamata a gran voce dalle decine di migliaia di persone che, nelle manifestazioni (cosiddette) antirazziste, hanno inserito un po' di tutto: la protesta per la morte di Floyd, l'odio nei confronti di Donald Trump, a seconda del Paese l'odio per il partito o per il movimento sovranista di turno (il famoso "è colpa di Salvini"), i diritti dei transessuali, delle donne gobbe e di quelle grasse, dei cani da pastore, dei cani per ciechi e di quelli sciolti, il mal di pancia e il mal di denti, e forse pure la nausea per il panettone mangiato lo scorso Natale.
Insomma, nelle manifestazioni in cui radical-chic, benpensanti, moralisti, musulmani, gay, lesbiche, clandestini, nordafricani, spacciatori e chi più ne ha più ne metta, si uniscono per formare un meraviglioso caleidoscopio di colori (spenti), mi chiedo se ora qualcuno si inginocchierà, a partire dalla prossima, per James Furlong, insegnante inglese bianco trucidato, assieme ad altre due persone, da un richiedente asilo libico e musulmano. Perché White Lives Matter Too.

martedì 2 giugno 2020

E su "La Repubblica" si paragona l'America a Iran e Cina

Gli 'statisti' citati da "La Repubblica" nell'articolo anti Trump
Lo fa sotto voce, ma lo fa. Senza ritegno. Negli ultimi giorni "La Repubblica" che pure, con la nuova direzione, ha fatto qualche passo in avanti nei confronti della qualità della propria informazione, ricasca sempre nel proprio vizio originale, quello di una demagogia sinistrorsa e preconcetta.
E così gli ultimi giorni si sono riempiti di prime pagine dedicate alla 'Nuova Destra' che scende in piazza, in cui vengono curiosamente dimenticate le pagliacciate di ANPI e altri ex combattenti ex tutto che, il 25 aprile prima e il 1° maggio poi, sono scesi in piazza somministrandoci la consueta litania sui 'valori della resistenza'.
Pur di rimestare nel torbido ora si dà, ovviamente, addosso a Donald Trump, cui è stata sommariamente data la colpa della morte di George Floyd, ucciso, in una città governata da un sindaco ebreo democratico di sinistra, da un poliziotto che già aveva compiuto atti di violenza ma che nemmeno era stato indagato da un procuratore donna, Amy Klobuchar, che avrebbe dovuto correre alla vicepresidenza per Joe Biden, espressione antitrumpiana per ecellenza. Ma la colpa, per "La Repubblica" (e non solo) resta di Trump. Un po' come in Italia, dove la colpa è di Salvini. O in Europa, dove la colpa è di Orban.
Così, l'argomento principe del 2020, dopo il coronavirus, è la morte di Floyd, scusa rigeneratrice degli spiriti eternamente sconfitti di chi vota a Sinistra.
Fino ad affermare che, dietro le violenze avvenute dopo la morte del nero di Minneapolis ci siano i suprematisti bianchi. Che sia colpa di Trump se la polizia, di fronte a disordini incommentabili e da guerra civile, si permetta di caricare i 'dimostranti' (in realtà bande di violenti e criminali).
Fino ad arrivare a regalare più di mezza pagina alle rimostranze di Paesi come Iran e Cina (cui viene aggiunta la Russia), dei quali, per carità di patria, vengono ammesse le politiche - come dire? - un filino dittatoriali. Insomma, si arriva a fare un paragone fra lo Stato che, nel bene e nel male, rimane comunque un punto di riferimento democratico per le nazioni di tutto il mondo, e due fra le nazioni più sanguinarie e monolitiche del pianeta. Espressione guarda caso delle due ideologie più infette mai esistite, che solo noi, figli degeneri di una Europa un tempo rispettata e temuta, abbiamo accolto senza ritegno nei nostri confini: il comunismo e l'islamismo.