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venerdì 19 gennaio 2024

Storico trionfo della libertà: il saluto romano non è reato

L''incipit' dell'articolo 'online' de "Il Giornale"
Finalmente, dopo quasi 80 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il 'saluto romano' non è reato, a meno che non sia inquadrato in una possibile (quanto assai improbabile) opera di ricostituzione del disciolto partita fascista.
Uno smacco per la pattumiera ideologica della Sinistra benpensante che, dal dopoguerra, ha monopolizzato e cauterizzato ideologicamente qualsiasi tentativo di garantire a chi la pensi in maniera 'non conforme' la possibilità di esprimere la propria ideologia, sia essa di Destra, estrema Destra o oltre. Con tanti saluti agli 'amici' dell'ANPI, elemento, quello sì, retaggio di odio mal consumato e la cui esistenza ormai è veramente priva di senso.
La vicenda è figlia diretta della sentenza della Cassazione, in cui si sottolinea come per il saluto romano vada contestata la legge Scelba sull'apologia del fascismo e in particolare l'articolo 5, dove si parla di 'riguardo a tutte le circostanze del caso' e di gesti e rituali idonei a 'integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista'.
Per il presidente del Senato, Ignazio La Russa, la decisione va accolta con "rispettoso riconoscimento" e la sentenza "si commenta da sola". Per il movimento di estrema Destra CasaPound è "una vittoria storica" e per questo l'organizzazione continuerà 'a fare il saluto romano'.

venerdì 31 marzo 2023

La Russa distrugge con una frase il falso mito dei partigiani

I soldati del "Bozen" trucidati dai partigiani
E' un piacere vedere il retaggio della Sinistra comunista, cresciuta nel mito del 'partigianesimo', dibattersi come un verme ferito dalle parole di Ignazio La Russa, personaggio esteticamente non gradevolissimo e dalla voce gracchiante, che spesso diventa macchietta di se stesso, ma che questa volta meriterebbe i famosi '90 minuti di applausi' di fantozziana memoria al termine della infausta visione della "Corazzata Kotemkin".
La brutalizzazione dell'ormai stantia e marcia propaganda filopartigiana alla "Bella Ciao" è un autentico atto di coraggio, con cui La Russa ha sgretolato decenni di propaganda 'sinistrorsa'.
Lo abbiamo sempre saputo quanto le 'palle' raccontate dall'ANPI, associazione la cui esistenza è a tutt'oggi immotivata, fossero rigonfie di finta esaltazione patriottica, come e forse di più della stessa melassa che i fascisti servivano al 'popolo bue' durante il Ventennio.
Gli 'invitti' partigiani erano spesso criminali, fuggiaschi codardi che preferivano riparare sui monti lasciando a chi rimaneva il compito di vedersela con gli occupanti.
L' azione dei partigiani a Via Rasella (che portò alla strage delle Fosse Ardeatine, ndr) è stata "tra le meno gloriose della Resistenza", una pagina "tutt'altro che nobile". "Furono uccisi" i componenti "di una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non". Queste le parole di La Russa, intervenuto a "Terraverso", il podcast del quotidiano "Libero".
Parole vergate nell'oro di una verità inconfutabile, a parte una piccola imprecisione: i soldati del "Bozen" non erano 'semi-pensionati' ma, alcontrario, militari assai giovani e, va segnalato, tutti italiani. Italiani se, per lo meno, si voglia considerare tale, come in effetti è, chi sia nato in Alto Adige. Alla fine i morti furono 33, più due passanti, due civili italiani che la storiografia italico-comunista ha deciso opportunamente di dimenticare.
I ragazzi del "Bozen", marchiati come SS, erano in realtà un 'reparto militare della Ordnungspolizei (polizia d'ordine) creato in Alto Adige nell'autunno 1943, durante l'occupazione tedesca della regione nel contesto della Operationszone Alpenvorland. La truppa era formata da coscritti altoatesini mentre gli ufficiali e i sottufficiali provenivano dalla Germania' (fonte Wikipedia, notoriamente orientata verso simpatie di Centrosinistra).
E ancora da Wikipedia veniamo a conoscenza di una posizione fortemente critica datata 1979, niente meno che di Marco Pannella: 'Uno dei primi personaggi pubblici a criticare l'azione gappista e a esprimere vicinanza ai caduti fu Marco Pannella, leader del Partito Radicale, che sempre nel 1979 affermò: «Ricordare che erano sud-tirolesi i ragazzi di via Rasella è fare insulto alla Resistenza? [...] vorrei poter portare fiori sulle tombe di quei 40 ragazzi, il cui nome non è scritto da nessuna parte, se non nella nostra convinzione che non si trattava di cose (come qualcuno sembra credere) ma di persone, di uomini che avevano delle madri, delle mogli, dei figli, che erano capaci di pensare, di sentire, di baciare»'.
E scorrendo i nomi e i luoghi di nascita dei soldati tedeschi possiamo osservare la loro giovane età e i paesi di provenienza, con cognomi ben noti a chi si occupi di sport invernali. Per esempio, il soldato Johann Fischnaller, dalla Val Pusteria, ci riporta alla mente il cognome di un famosissimo slittinista italiano, il soldato Mathias Oberrauch da Bolzano porta lo stesso cognome di un famoso giocatore di hockey ghiaccio, più volte nazionale italiano. E così via.
Del resto, la cosiddetta 'resistenza' gappista, braccio armato di quella jugoslava comunista dei 'titini', si è spesso macchiata di orribili fatti di sangue, dalle foibe in cui torturarono e uccisero migliaia di cittadini italiani, all'eccidio di Porzus, fino a un altro attentato, quello di Viale Abruzzi a Milano, che portò a un altro famoso rastrellamento, quello di Piazzale Loreto.
Ancora da Wikipedia: 'L'8 agosto 1944 elementi ignoti compirono un attentato con due ordigni esplosivi contro un camion tedesco (targato WM 111092) parcheggiato in viale Abruzzi a Milano. In quell'attentato non rimase ucciso alcun soldato tedesco (l'autista Heinz Kuhn, che dormiva nella cabina di guida, riportò soltanto lievi ferite) ma provocò la morte di sei cittadini milanesi e il ferimento di altri undici'. Il soldato Kuhn altri non era che il famoso "Carlùn", che portava viveri e vettovaglie ai cittadini milanesi bisognosi, certamente lontano da qualsiasi ferocia nazifascista (anche se, per onor di verità, relativamente a questo attentato alcune fonti postulano uno dei primi casi di 'false flag', tutto da dimostrare in ogni caso).

giovedì 10 febbraio 2022

Giornata del Ricordo, il vergognoso commento di Fiano sulla circolare del MIUR

Emanuele Fiano, pollice verso verso le vittime delle foibe
Arriva nella Giornata del Ricordo l'esempio dell'odio della Sinistra in giacca e cravatta, non diverso da quello dell'infamia violenta di estremisti 'rossi' e degli 'antifa' sparsi in ogni angolo. Un esempio fornito da Emanuele Fiano, stimato, forse ora un po' meno, esponente del PD alla Camera, pollice verso nei confronti delle vittime delle foibe, per lui evidentemente un po' meno nobili di quelle ebree.
Fiano attacca la coraggiosa circolare del Ministero dell'Istruzione rivolta ai dirigenti scolastici di tutto il Paese che, finalmente, era tesa a parificare le vittime di ogni dramma e sterminio, recitando: “La 'categoria' umana che si voleva piegare e culturalmente nullificare era quella italiana. Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla 'categoria' degli ebrei”.
E' questo il superamento delle ataviche divisioni della guerra tanto auspicato, almeno a parole, dal premier Mario Draghi e dal presidente Sergio Mattarella (salvo poi, furbescamente, aggiungendo la frase 'senza strumentalizzazioni' che peraltro, arrivano quasisempre da Sinistra).
A Fiano e ai suoi 'amichetti' dell'ANPI (l'associazione di Sinistra che raggruppa gli eredi, inspiegabilmente ancora in vita, degli assassini delle foibe) però l'accostamento non è piaciuto, tanto da fargli presentare addirittura una interrogazione urgente: "Presenteremo una interrogazione urgente al ministro dell'Istruzione sulla vicenda della circolare inviata alle scuole dal capo dipartimento del ministero sulle modalita' di celebrazione della giornata del Ricordo. Il paragone che il documento del Ministero dell'Istruzione fa tra progetto di sterminio totale del popolo ebraico e il massacro delle Foibe è totalmente sbagliato e ha sollevato indignazione tra la comunità ebraica, l'ANPI e tanti parlamentari. Chiederemo conto al ministro dell'origine della circolare e di come sia stata possibile che proprio il MIUR abbia concepito e inviato una tale assurdità". (fonte delle parole di Fiano: AGI)

martedì 2 giugno 2020

E su "La Repubblica" si paragona l'America a Iran e Cina

Gli 'statisti' citati da "La Repubblica" nell'articolo anti Trump
Lo fa sotto voce, ma lo fa. Senza ritegno. Negli ultimi giorni "La Repubblica" che pure, con la nuova direzione, ha fatto qualche passo in avanti nei confronti della qualità della propria informazione, ricasca sempre nel proprio vizio originale, quello di una demagogia sinistrorsa e preconcetta.
E così gli ultimi giorni si sono riempiti di prime pagine dedicate alla 'Nuova Destra' che scende in piazza, in cui vengono curiosamente dimenticate le pagliacciate di ANPI e altri ex combattenti ex tutto che, il 25 aprile prima e il 1° maggio poi, sono scesi in piazza somministrandoci la consueta litania sui 'valori della resistenza'.
Pur di rimestare nel torbido ora si dà, ovviamente, addosso a Donald Trump, cui è stata sommariamente data la colpa della morte di George Floyd, ucciso, in una città governata da un sindaco ebreo democratico di sinistra, da un poliziotto che già aveva compiuto atti di violenza ma che nemmeno era stato indagato da un procuratore donna, Amy Klobuchar, che avrebbe dovuto correre alla vicepresidenza per Joe Biden, espressione antitrumpiana per ecellenza. Ma la colpa, per "La Repubblica" (e non solo) resta di Trump. Un po' come in Italia, dove la colpa è di Salvini. O in Europa, dove la colpa è di Orban.
Così, l'argomento principe del 2020, dopo il coronavirus, è la morte di Floyd, scusa rigeneratrice degli spiriti eternamente sconfitti di chi vota a Sinistra.
Fino ad affermare che, dietro le violenze avvenute dopo la morte del nero di Minneapolis ci siano i suprematisti bianchi. Che sia colpa di Trump se la polizia, di fronte a disordini incommentabili e da guerra civile, si permetta di caricare i 'dimostranti' (in realtà bande di violenti e criminali).
Fino ad arrivare a regalare più di mezza pagina alle rimostranze di Paesi come Iran e Cina (cui viene aggiunta la Russia), dei quali, per carità di patria, vengono ammesse le politiche - come dire? - un filino dittatoriali. Insomma, si arriva a fare un paragone fra lo Stato che, nel bene e nel male, rimane comunque un punto di riferimento democratico per le nazioni di tutto il mondo, e due fra le nazioni più sanguinarie e monolitiche del pianeta. Espressione guarda caso delle due ideologie più infette mai esistite, che solo noi, figli degeneri di una Europa un tempo rispettata e temuta, abbiamo accolto senza ritegno nei nostri confini: il comunismo e l'islamismo.

sabato 25 aprile 2020

25 aprile, tomo 3: piazze vuote 'grazie' al Covid

Un 'pensiero' per il 25 aprile 2020
Ci sarà l'ANPI e qualche altro 'urlatore' di professione, sicuramente non mancheranno i 'centri sociali', gli onnipresenti dello schifo, i cialtroni habitué della violenza e della provocazione.
La giornata del 25 aprile, non illudiamoci, sarà come sempre arricchita di quegli inutili orpelli che ormai ne hanno svilito e stravolto il significato.
E' per questo che, senza paura di essere travisato, ho voluto lanciarmi in una 'didascalia' molto forte sulla 'non presenza' dei cosiddetti partigiani in Piazza Duomo a Milano e dovunque vorranno e potranno. "25 aprile: la dove non potè il Duce ci ha pensato il Covid" la scritta prescelta, che confermo, in tutta la sua terribile ironia. Dove poi uno possa leggerci quello che vuole. Di sicuro, lo preciso, non auguro la morte agli ultimi valorosi vecchietti che abbiano fatto parte della Resistenza. Piuttosto auspico che l'assembramento mancato (ma forse verrò smentito, è possibile, ai partigiani tutto è concesso, la legge una pura congettura, l'hanno già dimostrato) sia solo il primo di una lunga serie collegata a una festività il cui senso, inteso come viene pensata ora, è ormai divenuto anacronistico.

25 aprile, tomo 1: l'omeostasi dell'eterno presente

Una vignetta di Pubble sul tema
Finalmente è arrivato: come il Natale, la Pasqua e le vacanze estive con le code d'agosto, eccolo qui, il 25 aprile, la Festa della Liberazione!
E allora è tutto un dirodorlando di immagini, suoni, colori, filastrocche, canti e balli... no, quest'anno no. Ci voleva un dramma globale e catastrofico per 'liberarci' dalla Festa della Liberazione. Anche se qualcuno in piazza ci andrà lo stesso, come quei vecchi rincoglioniti dell'ANPI. Cioè, volevo dire, quiei giovani rincoglioniti dell'ANPI, perché quelli vecchi sono morti quasi tutti ormai, e ci si chiede cosa ci facciano quelli giovani, che la guerra manco sanno cosa sia, ma forse di un posto dirigenziale si ha sempre bisogno e cosa non si fa per campà...
Un mio 'vecchio' caro amico, il mitico Alberto, tanti anni fa scrisse un libello amanuense, dal curioso titolo "L'omeostasi dell'eterno presente". Un titolo che ben si adatta a questa festa, che ogni anno si ripete attraverso i medesimi stanchi slogan sempre più stanchi, uguale a film già visti, dove cambiano il regista e gli attori, ma l'assassino è lo stesso personaggio. Come le code sull'autostrada ad agosto: ogni anno il tiggì trasmette lo stesso servizio ormai da 50 anni, ogni lustro smacchia un po' la bobina, e sostituisce la macchina del decennio precedente con quella del decennio successivo.
E allora via, ormai da giorni, con la serie delle frasi fatte, e il fascismo che ha sconvolto l'Italia, i partigiani che ci hanno liberato, i servi torturatori della Repubblica di Salò, la follia di Mussolini, gli eroici difensori della libertà, quelli che preferirono combattere (o scappare?) sui monti per non piegarsi alla dittatura, le famiglie distrutte, le stragi dei repubblichini, o bella ciao, le donne della Resistenza, il quadro di Pelizza da Volpedo (non c'entra un kajser, ma ci va sempre bene), le medaglie al valore, Pertini partigiano, vecchi e giovani uno accanto all'altro, i nazifascisti come i fascioleghisti, il ritorno del sovranismo, odiare ti costa, ora e sempre Resistenza, fino alla fine dei tempi...

domenica 2 febbraio 2020

Profughi istriani, la memoria è ancora strabica

La copertina del libro di Petra Di Laghi (foto Bordignon)
Alla Shoah e allo sterminio degli ebrei non viene dedicato solo un giorno, il Giorno della Memoria, ma una settimana, un mese, l'intero anno solare. Da sempre. E mai come in questo periodo la campagna messa in moto, peraltro giustamente, per non dimenticare gli orrori perpetrati nei confronti degli ebrei è parsa tanto puntuale, fino a poter essere considerata ossessiva, o perfino sospetta, visto che ha preso il via addirittura prima del Giorno del Ricordo stesso, a poche ore dalle elezioni che opponevano la Lega di Matteo Salvini al blocco del CentroSinistra, quasi a identificare il CentroDestra come 'erede diretto' di quegli orrori.
Nessuno, o quasi, si è preso invece la briga di ricordare come gli ebrei, nel mondo, siano stati massacrati non solo dai nazifascisti, ma anche dai comunisti, e oggi dagli islamici.
E ancora di meno queste 'anime belle' hanno pensato di ricordare le 'altre' vittime, quelle non ebree, per esempio italiane. Il dramma istriano-dalmata, l'orrore delle foibe, gli eccidi dei partigiani comunisti, slavi titini e italiani garibaldini, quelli che ancora trovano legittimità nell'arroganza dell'ANPI, di quello non si parla.
Una luce, peraltro ancora troppo fioca, è stata accesa da Fratelli d'Italia, ed è un peccato dover legare politicamente un evento che dovrebbe essere patrimonio di tutti. A Palazzo Pirelli, sede di Regione Lombardia, un pomeriggio è stato dedicato alle vittime di questo dramma, italiani dimenticati e di Serie B, rifiutati, perseguitati e uccisi dai comunisti jugoslavi, rifiutati e offesi (in parte ancora oggi) dagli italiani, da una Sinistra impunita oppure da una nazione smemorata.
La giornata promossa in Regione non ha visto la presenza di alcun giornalista, sottoscritto a parte, e non più di una trentina di presenti, giusto qualche figlio di profughi e qualche militante politico.
Il sorriso lo ha strappato Petra Di Laghi, coraggiosa e volonterosa giovane storica genovese, anche lei discendente da esuli istriani, che ha scritto un bellissimo libro: "Profughi d'Italia", sottotitolato "1943-1955: il dramma dei giuliano-dalmati dalle foibe ai Centri di raccolta".
Un momento importante ma di cui non si può non trarre un esito negativo, almeno dal punto di vista della risonanza esterna. Quasi come non fosse mai esistito. Esattamente come i profughi istriani. (foto di Massimiliano Bordignon)


sabato 10 febbraio 2018

Omicidio Pamela, il corteo dell'odio si maschera da antifascista

Il vignettista Vauro, i suoi discorsi sono carichi di odio
Impensabile e offensivo mettere sullo stesso piano la giusta indignazione dei cittadini di Macerata per il massacro di Pamela Mastropietro e la demagogica presa di posizione arrivata in seguito alla 'vendetta' di Luca Traini. Tutti sanno chi andrà a ingrossare le fila della manifestazione cosiddetta 'antifascista' (fra l'altro nel Giorno del Ricordo dedicato alle Foibe), ennesima scusa per prendere possesso con la forza delle piazze con un atteggiamento tanto caro allla sinistra 'movimentista'. Non sarà presente di certo la brava gente di quelle parti (che infatti ha abbassato le saracinesche per non farsi distruggere i negozi), mentre invece risponderà presente tutto il ciarpame dei centri sociali, i veterocomunisti o gli iscritti all'ANPI che ai tempi della Guerra manco erano nati. Chi invece chiede e giustamente pretende l'ordine verrà considerato 'di destra', 'fascista' e 'razzista'. Nell'Italia di oggi, chi chiede giustizia viene emarginato. Pensateci, quando ascolterete l'ennesimo servizio degli scandalizzati 'inviati' del Potere...

sabato 8 luglio 2017

I media anti Casa Pound si dimenticano dei centri sociali

I centri sociali attaccano la polizia fuori da Palazzo Marino
Dunque, facciamo un po' di chiarezza. Casa Pound pochi giorni fa ha compiuto una legittima, per quanto un po' irruenta, protesta a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano (ovviamente enfatizzata dai media schierati a sinistra e subito definita 'blitz' con toni da guerra di trincea). L'obiettivo era il sindaco Giuseppe Sala, ex commissario unico di EXPO, ormai da diverso tempo alle prese con vicende poco chiare legate all'Esposizione Universale del 2015.
Fuori, nel frattempo, si schierano le solite 'squadre' leoncavalline di picchiatori vari, la cui presenza i soliti media (si ascolti il fantasioso resoconto di Telereporter) cercano di fare passare quasi come casuale e dovuta solo a un incontro con alcuni consiglieri (a cui ci si era presentati in un centinaio, ma vabbeh...). In pochi secondi partono le minacce, i tentativi di aggressione ai ragazzi di destra (che in realtà stavano tranquillissimi all'interno di Palazzo Marino) e alla polizia. In pratica si tratta della stessa gente che okkupa case impunemente senza che nessuno la sbatta in galera, e che difende clandestini e spacciatori, protetta e spalleggiata dalla giunta rossa di turno.
Questo sabato l'ineffabile ANPI (le famose migliaia di partigiani di 105 anni ancora in vita) organizza una 'riflessione' (tze...) sul tema “L’escalation dei neofascismi e il ruolo delle Istituzioni", si ribadisce, 'dopo l'irruzione di esponenti di Casa Pound in Consiglio Comunale', evento a cui prenderà parte, ovviamente, il sindaco Sala. Per la serie, se la suoneranno e se la canteranno, con tanto di presenza del Comitato permanente antifascista contro il terrorismo per la difesa dell’ordine repubblicano (yuppie!). Intanto, i picchiatori e i violenti dei centri sociali continueranno impunemente ad agire indisturbati nel nome di una loro presunta idea di democrazia di comodo. George Orwell non avrebbe mai osato immaginare tanto...