lunedì 22 giugno 2020

Strage di Reading, a chi importa se muore un bianco?

Anche il calcio italiano è vittima della demagogia di BLM
Porta con sé un acuto stridore di logica e umanità vedere come, in particolare nel campionato di calcio inglese appena ripreso dopo la pausa a causa del Coronavirus, ci si inginocchi nel nome di George Floyd, pluricriminale ed ex-galeotto, e tutte le squadre portino sulle spalle la scriva "Black Lives Matter", mentre praticamente nessuno abbia mosso ciglio, alzato un dito o chiesto un minuto di silenzio nel nome delle tre vittime del parco di Reading (della cui identità finora se ne conosce solo una, un professore di scuola inglese di pelle bianca), uccise per mano di un rifugiato libico di 25 anni, Khairi Saad­allah.
Già, avete capito bene, l'assassino delle tre persone, avvenuto poco dopo, guarda caso, una manifestazione di BLM, è un richiedente asilo, uno di quelli la cui libertà e accoglienza viene declamata e reclamata a gran voce dalle decine di migliaia di persone che, nelle manifestazioni (cosiddette) antirazziste, hanno inserito un po' di tutto: la protesta per la morte di Floyd, l'odio nei confronti di Donald Trump, a seconda del Paese l'odio per il partito o per il movimento sovranista di turno (il famoso "è colpa di Salvini"), i diritti dei transessuali, delle donne gobbe e di quelle grasse, dei cani da pastore, dei cani per ciechi e di quelli sciolti, il mal di pancia e il mal di denti, e forse pure la nausea per il panettone mangiato lo scorso Natale.
Insomma, nelle manifestazioni in cui radical-chic, benpensanti, moralisti, musulmani, gay, lesbiche, clandestini, nordafricani, spacciatori e chi più ne ha più ne metta, si uniscono per formare un meraviglioso caleidoscopio di colori (spenti), mi chiedo se ora qualcuno si inginocchierà, a partire dalla prossima, per James Furlong, insegnante inglese bianco trucidato, assieme ad altre due persone, da un richiedente asilo libico e musulmano. Perché White Lives Matter Too.