Massimo Moratti sfoglia la rosa, nel vero della parola, dei tecnici papabili alla sostituzione di José Mourinho per guidare l'Inter. Sicuramente un “uomo fortunato”, come ha precisato lo “special antipatico” dalla Spagna. Ma di uci per ora si ignora il nome e che, soprattutto comincia a scarseggiare nel senso della quantità, specie se dall’Inghilterra dovesse arrivare il “no” di Fabio Capello. L’attuale allenatore della nazionale dei Tre Leoni avrà infatti, dopo quello avvenuto in queste ore, un secondo e decisivo confronto con i suoi dirigenti questo mercoledì, prima di partire per il Sud Africa, e saprà così fin da subito quale strada vorrà intraprendere dopo i Mondiali. Continua a leggere su Milano 2.0
A volte andarsene dal'Italia fa bene. Toglie le tossine, fa passare le nausee che ti prendono quando guardi lo sport italiano, o meglio, il calcio italiano, perché questo ci passa il convento degli altisonanti giornali sportivi (con domeniche televisive annesse): si parla di sport in Italia, ma togli quelle cinque lettere (che tutto sono meno che i cinque cerchi olimpici) e ci infili un bel pallone di cuoio, e il gioco è fatto. Il 'giuoco del calcio' è lo sport italiano, pur con un'Olimpiade invernale di mezzo, che effettivamente rompe un po' i coglioni perhcé ti costringe, se ci lavori dentro, a stare pure sveglio fino all'alba. Ma già sai che, a parte qualcuno di quegli sfigati che amano i cosiddetti 'sport minori', agli altri non frega una beneamata 'bip' di chi arriva primo, secondo o terzo, a meno che non ci sia qualcuno, ovviamente con fascione tricolore, per cui valga la pena andare in piazza a far casino (senza sapere magari in che sport gareggi: 50 chilometri sui pattini? Slalom a tecnica libera? Disco volante? Pista stretta? Snowparty? Parting? Quali strani sport partoriscono i Giochi di Vancouver e la mente umana?). Continua a leggere su Milano 2.0
L’Inter vince con pieno merito lo scudetto, il quarto consecutivo, e non può non fare sorridere che, a consegnare il titolo ai nerazzurri, sia stato proprio il Milan, secondo e livido di rabbia per una grandezza che appare sempre più lontana e sbiadita con il corso di anni passati a ‘seru tituli’, anche perché lo strapotere che, almeno a livello nazionale, l’Inter rappresenta, non sembra poter venire messo in discussione l’anno prossimo e chissà per quanto altro tempo ancora.
Per il tifoso nerazzurro medio che ormai si era venuto costruendo con il passare degli anni e, soprattutto, delle cocenti amarezze sia in campo italiano che estero, questo rappresenta un lungo sogno, una notte stellata in cui l’azzurro dei colori della Beneamata si sovrappone al nero cupo e profondo in cui sono sprofondate le rivali di sempre. E più l’Inter vince, più indietro si ‘rosica’, e maggiore è la soddisfazione e il godimento aumentano per chi, ora davanti, un tempo cercava spiegazioni astrologiche fra i motivi del proprio fallimento, per poi trovarle magari, dopo tanto tempo, nella miseria e nel letame di una serie di piccole schede telefoniche. Chissà...
Campioni senza giocare, perché tanto basta vedere gli altri scendere in campo, e perdere. Tanto che perfino un presidente come Massimo Moratti riuscirà a passare come uno fra i ‘numeri uno’ più vincenti di sempre nella storia dell’Inter. Pazzesco, per uno che, fino a pochi anni fa, qualsiasi fosse la scelta da fare, sempre e inevitabilmente compiva la scelta sbagliata. Ora invece ‘il presidente’ si gode lo ‘scudetto perfetto’, quello che giunge nel giorno del proprio compleanno. "Sì, è vero, è la prima volta che festeggio un compleanno vincendo uno scudetto. Sono stati bravi a farmi questo regalo, sono stati bravi veramente” queste le sue prime dichiarazioni, che lasciano spazio anche a una certa ironia nei confronti degli avversari di sempre, verso cui si dimentica, come spesso gli capita, di fare i complimenti di rito (ma sappiamo che lo stile non abita troppo da queste parti…)... Continua a leggere su Milano 2.0
Massimo Moratti, uomo di classe. Inter, società con stile. Corsi e ricorsi storici. Gesti e rigesti storici. Cito direttamente dal sito di Sky, che a sua volta cita il quotidiano "La Stampa" (citazioni e ricitazioni storiche):
'Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa, dedica il suo Buongiorno (la seguitissima rubrica quotidiana in prima pagina) al presidente dell'Inter. Eccola.Moratti si rifiuta di pagare il risarcimento di 1500 euro che un giudice di pace gli ha inflitto per i cori razzisti che echeggiarono a San Siro durante Inter-Napoli dell’anno scorso e per lo striscione che definiva la città partenopea «fogna d’Italia». Non si sa se il Moratti che non ritiene abbastanza razzisti gli insulti ai napoletani sia lo stesso Moratti che ritenne gravemente razzisti quelli a Balotelli. Siamo abituati ai distinguo esistenziali di Sua Intermittenza, il petroliere ecologista, il censore di Moggi che voleva ingaggiare Moggi: per redimerlo, è chiaro. Ma prima di trasformarlo in capro espiatorio, è onesto riconoscere che c’è un po’ di Moratti in ciascuno di noi. Ogni volta che ci indigniamo a senso unico...'.
Massimo Moratti prima si arrabbia con l’Inter, poi ‘perdona’ Mario Balotelli. E’ di poche parole il presidente nerazzurro, che ormai sente profumo di scudetto, e con il suo classico filo di voce sottolinea: "La Juventus ci ha dato una mano, è inutile fare gli snob. E' stata una bella partita tra due squadre che hanno dato tutto e alla fine l'1-1 è stato un giusto risultato. Tifavo per un risultato equo, per tutte e due le squadre”.
C’è spazio anche per un rimbrotto alla squadra (e, forse, al tecnico?): “Ieri pomeriggio ero un poco più seccato, non tanto per lo scudetto, ma perché, per due volte in vantaggio, ci siamo fatti raggiungere. Certamente lo stato d'animo ora è migliore, perché ci ha dato una mano la Juve"... Continua a leggere su Milano 2.0
Zlatan Ibrahimovic resta, per fortuna, e così potrà insultare i propri tifosi (a insultare quelli avversari ci pensa Balotelli) almeno per un altro anno ancora. "Ibrahimovic è già stato confermato": poche parole, lapidarie, frutto della mente di un uomo tutto d’un pezzo, Massimo Moratti, intercettato dai giornalisti alla fine della riunione svoltasi in Lega Calcio quest’oggi.
Sono questi gli uomini che ci piacciono, quelli tosti, che non perdonano mai, quelli con cui non si sgarra. E così, dopo le bizze, le mosse di ju-jitzu, le dita sulla bocca e le mani a coppa lo svedese d’origine slava si è guadagnato la riconferma certa come bandiera dell’Inter ricampione d’Italia. Mi chiedo cos’altro potrà fare in campo. In effetti non era facile trovare qualcuno disposto a pagare i soldi per assicurarsi le ‘prestazioni’ dello Zlato, giocatore ambizioso e sopra la media (parole sue) con tanta voglia di Champions... Continua a leggere su Milano 2.0
A volte parlare troppo crea qualche problema. Stava andando così bene in casa Milan fino a pochissimo tempo fa. I tifosi ormai si erano abituati a questo ruolo di ‘comprimaria di lusso’ così ben esercitato dalla compagine rossonera che si erano levati dalla testa strani grilli, per quanto riguarda la situazione di Carlo Ancelotti era lo stesso allenatore milanista, con la sua solita bonarietà, a rimandare tutto alla fine della stagione. Insomma, le nuove parole di Silvio Berlusconi, dopo quelle già pronunciate sul gol in bagger di Adriano (che avevano suscitato la logica risposta dell’Inter nella stessa persona di Massimo Moratti) hanno un po’ il sapore dell’inutilità, dell’uscita ‘da tifoso’ (e ben sappiamo che il buon Silvio lo è). Un po’ come un personaggio goffo che rompe un vaso e poi cerca di incollarlo con la saliva.
Tant’è, il ‘Berlusconi-pensiero’ (in tema calcistico) targato 29 aprile ha riguardato tutto e tutti, a partire dal futuro del tecnico Ancelotti: “Credo che l'accordo fra Ancelotti e Galliani sia questo: 'Ci sediamo a un tavolo alla fine del campionato per parlare di futuro'. Il modo in cui si finirà questo campionato potrà influire. Se Carlo dovesse lasciare il Milan? Per ora non c'è stato approfondimento su questo tema. La ricerca di un nuovo tecnico è una fase successiva a una decisione che non è mai stata presa. Posso dire che ripercorrerei la stessa strada fatta con Sacchi e Capello. Io e Adriano Galliani non abbiamo parlato una sola volta del nome di un nuovo allenatore. Voglio molto bene ad Ancelotti e sono sicuro di essere contraccambiato. Poi, sul futuro, decideremo in assoluta concordia".Capitolo tecnico chiuso, anche se queste parole pare mettano la parola fine sul rapporto pluriennale fra Ancelotti e il Milan. Berlusconi è poi passato al capitolo legato a Ronaldinho... Continua a leggere su Milano 2.0
Signori, ecco a voi due bambini dell’asilo: da una parte Massimo Moratti, dall’altra Silvio Berlusconi, uno con la zappa, l’altro con l’ascia. Della serie ‘lo stile, a noi’, e per fortuna che tra le due società di Milano dovrebbe correre buon sangue, perché i due massimi esponenti rossonerazzurri mi ricordavano… me stesso ai tempi in cui giocavo con i soldatini in scala e le macchinine (già quando venni promosso al… Subbuteo avevo cominciato a essere più serio…).
Ha aperto le danze il Premier che, a lato di un impegno ufficiale, ha espresso (ma ne sentiva davvero il bisogno?) il seguente giudizio: “Ne ho parlato anche con Galliani al telefono: senza il gol di mano di Adriano nel derby, a quest'ora saremmo a ridosso dell'Inter. Ma è anche vero che con il condizionale, nel calcio, non si va da nessuna parte”. Bum… apriti cielo. A Moratti non è parso vero di ricevere un assist simile dall’altra parte del Naviglio. Il mistero però è perché abbia voluto raccogliere la sfida, con un Milan ancorato a 7 punti di distanza (a proposito, oggi i telegiornali di Sky aprivano convintissimi con frasi del tipo ‘Il Milan sogna, il Milan ci crede…’, continuo a rimanere senza parole). Tanto è bastato per fare scattare l’ira di patron Moratti: “Vorrà dire che conterò i loro rigori” ha detto con un misto di rabbia e sarcasmo. Glieli contiamo noi i rigori mister: 12, di cui 10 realizzati, il più alto numero di tutta la Serie A. A fronte di 4 subiti (tutti realizzati). Dai, adesso incazzati. Però evita di dire che la ‘tua’ Inter di rigori contro non ne ha subiti manco uno... Continua a leggere su Milano 2.0