A volte parlare troppo crea qualche problema. Stava andando così bene in casa Milan fino a pochissimo tempo fa. I tifosi ormai si erano abituati a questo ruolo di ‘comprimaria di lusso’ così ben esercitato dalla compagine rossonera che si erano levati dalla testa strani grilli, per quanto riguarda la situazione di Carlo Ancelotti era lo stesso allenatore milanista, con la sua solita bonarietà, a rimandare tutto alla fine della stagione. Insomma, le nuove parole di Silvio Berlusconi, dopo quelle già pronunciate sul gol in bagger di Adriano (che avevano suscitato la logica risposta dell’Inter nella stessa persona di Massimo Moratti) hanno un po’ il sapore dell’inutilità, dell’uscita ‘da tifoso’ (e ben sappiamo che il buon Silvio lo è). Un po’ come un personaggio goffo che rompe un vaso e poi cerca di incollarlo con la saliva.
Tant’è, il ‘Berlusconi-pensiero’ (in tema calcistico) targato 29 aprile ha riguardato tutto e tutti, a partire dal futuro del tecnico Ancelotti: “Credo che l'accordo fra Ancelotti e Galliani sia questo: 'Ci sediamo a un tavolo alla fine del campionato per parlare di futuro'. Il modo in cui si finirà questo campionato potrà influire. Se Carlo dovesse lasciare il Milan? Per ora non c'è stato approfondimento su questo tema. La ricerca di un nuovo tecnico è una fase successiva a una decisione che non è mai stata presa. Posso dire che ripercorrerei la stessa strada fatta con Sacchi e Capello. Io e Adriano Galliani non abbiamo parlato una sola volta del nome di un nuovo allenatore. Voglio molto bene ad Ancelotti e sono sicuro di essere contraccambiato. Poi, sul futuro, decideremo in assoluta concordia". Capitolo tecnico chiuso, anche se queste parole pare mettano la parola fine sul rapporto pluriennale fra Ancelotti e il Milan. Berlusconi è poi passato al capitolo legato a Ronaldinho... Continua a leggere su Milano 2.0