domenica 6 giugno 2021

Come ti sbatto il 'negro' nella pubblicità

Una 'nera' per la nazionale più 'africana' d'Europa, la Francia
Ormai lo sappiamo, ci è stato imposto dai maestri della comunicazione e del pensiero unico, non esiste più, o meglio 'non deve esistere' il concetto di etnie o, peggio ancora, di razze.
Quindi, identificare la propria italianità o il proprio europeismo con una melanina particolare è un peccato orwelliano, oltre ogni limite immaginabile.
Da qui la sempre più costante presenza di persone dalla pelle nera nelle pubblicità nostrane, dalla spaghettata in famiglia, all'uscita fra amici, dal rapporto intimo con preservativo annesso alla partita guardata in compagnia, tutti insieme a tifare Italia. E se è vero che l'Africa Orientale Italiana, e ancora prima l'Asmara (la città 'italiana' per antonomasia dell'Africa), sono stati territori realmente presenti nell'ambito della nostra non certo gloriosa politica coloniale, ancora mi sfugge questa impellente necessità di infilare come il prezzemolo le persone di colore a ogni pie sospinto in qualsiasi spazio pubblicitario.
Non possiamo, e non dobbiamo negare che, per ora, per l'italiano medio, il 'nero' sia ancora colui che sbarca senza averne diritto sulle coste del nostro Paese, che viene utilizzato come mano d'opera dalla criminalità organizzata e da quella comune, che a ogni angolo di strada ti sbatte il cappellino sotto al naso pretendendo l'obolo di rito per una non si sa bene quale necessità.
Da qui a farci una spaghettata assieme o a guardare in compagnia la prossima partita dell'Italia agli Europei, di acqua sotto ai ponti ne deve ancora passare. E non siamo certo noi italiani a dover cambiare prospettiva. Ma chi continua a vivere nell'illegalità.