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martedì 7 febbraio 2023

Festival di Sanremo, l'ironia della Zakharova: "Zelensky poteva vincere con un rap"

Maria Zakharova (foto profilo Facebook Min. Esteri Russia)
Il Festival di Sanremo ha bisogno di polemiche per sopravvivere, vista la pochezza artistica che da sempre ha espresso attraverso le proprie proposte musicali.
Sanremo sta all'Italietta ignorante come una domenica di calcio sta al mondo dello sport o il mare di Rimini sta a quello della Sardegna.
Tant'è, l'ultimo gradino, dopo l'esibizionismo gratuito e volgare di pseudoartisti cresciuti in finte periferie e costruiti da case discografiche a corto d'idee, è stato quello del politico straniero, in arte Volodymyr Zelensky, 'conducator' dell'Ucraina in guerra con la Russia, 'proboscide' della 'piovra' americana in terra ex-sovietica, 'quinta colonna' del mondo globalizzato nell'ultimo fortino di un mondo antico, anche violento, a volte ottuso, quello che mischia religione a militarizzazione e presunti valori familistici.
L'ex attore promosso a rappresentante dei gruppi paramilitari neonazisti ucraini avrebbe dovuto leggere un videomessaggio strappalacrime a un popolo, quello italiano, tra i più riluttanti ad affiancare l'Ucraina nell'insensato contrattacco all'invasione russa.
Così, più che sui protagonisti musicali, il pre-festival sanremese è vissuto sulla vicenda legata al presidente ucraino che, alla fine, non apparirà in video, ma solo attraverso un messaggio, ancora non si capisce bene letto da chi. Da Chiara Ferragni? Da Amadeus? Da Paola Egonu? Il risultato sarà, probabilmente, peggiore dell'effetto sperato, fornendo spunti ad altrettante polemiche e dotato di una irresistibile 'vis comica'.
Una comicità sfruttata anche dalla portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha espresso ironicamente la sua delusione per il mancato messaggio video di Zelensky: "Zelensky - ha scritto la Zakharova - non realizzerà un videomessaggio al Festival di Sanremo, ma invierà il testo. Beh non lo so, avrebbe anche potuto vincere questo concorso con un rap".

martedì 11 gennaio 2022

Checco Zalone deride Telelombardia, Amadeus sghignazza: Sanremo comincia con una brutta figura

Amadeus e Checco Zalone sghignazzano nella clip
Checco Zalone
spernacchia Telelombardia, il presentatore Amadeus, al suo fianco, si rovescia sulla poltrona ridendo. Protagonista innocente storica televisione lombarda, tirata in causa dal comico pugliese in una clip di presentazione della prossima edizione del Festival di Sanremo.
E' la sua partecipazione in presenza alla manifestazione, evidentemente ben remunerata dalla Rai (cioè, da noi) a fungere da ossatura alla presunta 'gag': «Checco, ci vieni questa volta a Sanremo?», gli chiede Amadeus, conduttore e direttore artistico del festival nel video, andato in onda al telegiornale nazionale, riassunto delle trattative che hanno portato all'ingaggio. «Ma tu hai finito di pagare il mutuo? Hai comprato una casa a tuo figlio? Perché dopo non lavorerai più, al massimo Telelombardia», risponde il comico pugliese, accettando, con tanto di risata di Amadeus, come se Zalone avesse parlato di Telebalconara Sciù Sciù.
Zalone è stato davanti alla mia telecamera in un paio di occasioni, e sempre ha manifestato intelligenza e garbo, come da un artista del suo calibro è lecito attendersi. E' più facile pensare che la frase gli sia improvvidamente scappata, senza conoscere l'argomento in questione.
Molti citano i nomi di televisioni private a vanvera, senza sapere di stare parlando di quella che spesso è l'ossatura dell'informazione locale, e dimenticando che è grazie alle tivù regionali che è nata quella che oggi può essere definita tivù alternativa, grazie a cabaret e spettacoli che 'Mamma Rai' si è sempre rifiutata di trasmettere.
Più di tutti dovrebbe sapere questo Zalone, lanciato da Telenorba, tivù 'locale' pugliese, che in realtà copre gran parte del territorio nazionale e che, in Puglia, gode spesso di maggior credito delle testate nazionali. Quella stessa Telenorba che proprio con Telelombardia ha collaborato a vario titolo. Ma forse questo è sfuggito al comico. E ancora di più è sfuggito ad Amadeus, che dal mondo del privato è partito pure lui, ma da un gradino più basso, addirittura dalle radio.
Insomma, senza quelle radio e televisioni private tanto derise (di cui peraltro Telelombardia rappresenta una delle massime rappresentanti), Zalone e Amadeus a Sanremo quest'anno ci sarebbero andati solamente in villeggiatura. Per poi tornare, probabilmente, a qualche lavoro da sottoscala, senza gloria né clip da sventolare sul web.

sabato 6 marzo 2021

Beatrice Venezi, il coraggio di un chiaro 'no' al 'politically correct'

Beatrice Venezi e la frase 'incriminata'
Non può che fare piacere osservare la bizzarra polemica, inevitabilmente portata avanti dal cosiddetto 'mondo della Sinistra', successiva alle dichiarazioni del direttore dell'orchestra del Festival di Sanremo, Beatrice Venezi. Che ha voluto sottolineare, spiazzando così i fautori del sempre più ammorbante 'politically correct' di questi tempi, il proprio ruolo, anche dal punto di vista 'grammaticale'.
La Venezi, coconduttrice della quarta serata del festival, in uno splendido abito Armani rosso fiammeggiante, ha voluto fare chiarezza sul suo titolo. "Io sono direttore d'orchestra" ha detto ad Amadeus, che la stava presentando come direttrice. "La posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d'orchestra, non di direttrice". "Mi assumo la responsabilità di questa cosa", ha detto Beatrice, "perché è importante quello che sai fare".
In pochi secondi è ovviamente montata la polemica dei benpensanti, ma anche di coloro che hanno voluto difenderla dagli attacchi degli inevitabili 'haters'.
Fra i 'difensori' non poteva non spiccare la figura di Matteo Salvini, che ha 'twittato': “Chiamatemi ‘direttore’, non ‘direttrice’”. Parole di buonsenso della brava Beatrice Venezi, applausi. A dispetto delle follie del “politically correct”, vince il talento. #sanremo2021". Un 'tweet' che, anche in questo caso, ha riscosso insulti e improperi sul web. Mi ci sono inserito anche io, con un breve 'cinguettio': "Se la declinazione è priva di senso, non ha alcuna logica citarla. Anzi, definire 'direttora' o 'direttrice' quello che è un semplice 'direttore', sia esso uomo o donna, è svilirne il genere, che non dovrebbe mai interferire il proprio ruolo lavorativo".
Complimenti a Beatrice Venezi, direttore d'orchestra che rifiuta le etichette, quelle sì, di genere, inutili, demagogiche e politiche. Quelle stesse etichette che avevano colpito Amadeus, presentatore principe del Festival per un segno della croce effettuato prima di scendere dalla scaletta sanremese nei secondi d'avvio della manifestazione.

mercoledì 3 marzo 2021

Sanremo 2021: Ibrahimovic vince il Festival prima del via

La foto pubblicata sulla prima pagina de "Il Corriere della Sera"
Zlatan Ibrahimovic ha vinto il Festival di Sanremo. Già prima del via, sciatto e scialbo come sempre, a dispetto dei grossi calibri scesi in campo per cercare di renderlo almeno accettabile. D'altra parte, il senso di mediocrità che pervade le 'canzonette' italiche è lo stesso predente nella storia della musica leggera italiana, troppo legata alla melodia e lontana anni luce da quel rock, unica vera espressione del sentimento umano moderno nel mondo delle sette note.
E così, in mezzo a un manipolo di cantanti confidenziali e guitti della musica leggera, Ibrahimovic è parso un 'mostro', un Johnny Rotten pronto a vomitare sul palco, 0un Prince capace di saltellare sul palco fra voluttuose groupi-music-girls, un David Bowie, che cammina sulla spiagggia sanremese, sceso dal suo yacht, canticchiando "Ashes to Ashes".
Il tutto mentre presunti artisti del calibro di Fedez (con rispetto per i Coma Cose, una delle poche band musicali contemporanee italiani degne di essere chiamate tali, sebbene presente a Sanremo con unbrano decisamente in tono minore) dai tatuaggi alternativi (forse...) si esibivano esprimendo il peggio della melensaggine nazionale.
Leggi l'articolo intero su Milano Reporter

martedì 2 marzo 2021

Sanremo 2021, bastano cinque minuti per cambiare canale

Le 'ombre' di Fiorello e Amadeus all'inizio del Festival 
Erano tanti anni che non vedevo il Festival di Sanremo, credo fosse il 1981, quando Alice si esibì nel mirabile "Per Elisa" scritto per lei da Franco Battiato. Avevo 16 anni, mi innamorai di quella splendida figura di donna selvaggia dalla voce profonda, ultimo vagito di un festival che già allora cominciava a declinare, assieme al mio interesse per quella musica sempre più scontata.
Quest'anno ho però ceduto alla tentazione di girare il canale del televisore sul programma storicamente più 'pecoreccio' della televisione italiana, dove la musica da strapazzo viene riversata nei cervelli dei telespettatori e rivenduta come nenia di successo.
Stavolta mi sono lasciato trascinare dalla tentazione di vedere Zlatan Ibrahimovic sul palco sanremese. Me lo aspettavo protagonista fin dall'inizio, come in una qualsiasi partita di calcio. Invece il festival è cominciato, come in effetti era logico aspettarsi, con le presentazioni del suo conduttore, il dj Amadeus, affiancato, e questo non lo sapevo, dal 'compagno di merende' Fiorello.
Un inizio drammatico e pagliaccesco, con una 'cover' di "Grazie dei fior" cantata da Fiorello, vestito in maniera altrettanto ridicola. Nessuna traccia dei fiori in sala (sia quelli di Nilla Pizzi che quelli di Sanremo), così come del pubblico. Applausi registrati. Una breve lettera vergata da Amadeus che avrebbe dovuto servire a mo' di 'scusa' per giustificare il perché una tonnellata di milioni di euro sia stata riversata sulla manifestazione sanremese mentre i lavoratori dello spettacolo e gli artisti di teatro, cinema e musica sono ridotti alla fame dalle farneticanti scelte di un Governo che non ha cambiato il ritmo delle chiusure senza senso.
Se a tutto ciò aggiungiamo la consapevolezza che, ad affiancare i due di cui sopra, ci sarà presto tale Achille Lauro (io ero rimasto all'armatore e presidente del Napoli...), un tizio orribile a vedersi e che, come conseguenza, deve anche essere orribile ad ascoltarsi, ho preferito lasciare scivolare i dati del mio 'share' altrove e ritornare ad ascoltare le simpatiche (e talvolta pure dotte) dissertazioni dei giornalisti-tifosi di "Qui Studio a Voi Stadio", il programma di Telelombardia dedicato, questa sera, alla partita Juventus-Spezia.
La mia speranza è che 'Ibra' non rimanga coinvolto nella solita buffonata parastatale in cui normalmente il festival decade senza speranza e che torni presto sui palcoscenici calcistici a lui più congeniali.