Maria Zakharova (foto profilo Facebook Min. Esteri Russia) |
Sanremo sta all'Italietta ignorante come una domenica di calcio sta al mondo dello sport o il mare di Rimini sta a quello della Sardegna.
Tant'è, l'ultimo gradino, dopo l'esibizionismo gratuito e volgare di pseudoartisti cresciuti in finte periferie e costruiti da case discografiche a corto d'idee, è stato quello del politico straniero, in arte Volodymyr Zelensky, 'conducator' dell'Ucraina in guerra con la Russia, 'proboscide' della 'piovra' americana in terra ex-sovietica, 'quinta colonna' del mondo globalizzato nell'ultimo fortino di un mondo antico, anche violento, a volte ottuso, quello che mischia religione a militarizzazione e presunti valori familistici.
L'ex attore promosso a rappresentante dei gruppi paramilitari neonazisti ucraini avrebbe dovuto leggere un videomessaggio strappalacrime a un popolo, quello italiano, tra i più riluttanti ad affiancare l'Ucraina nell'insensato contrattacco all'invasione russa.
Così, più che sui protagonisti musicali, il pre-festival sanremese è vissuto sulla vicenda legata al presidente ucraino che, alla fine, non apparirà in video, ma solo attraverso un messaggio, ancora non si capisce bene letto da chi. Da Chiara Ferragni? Da Amadeus? Da Paola Egonu? Il risultato sarà, probabilmente, peggiore dell'effetto sperato, fornendo spunti ad altrettante polemiche e dotato di una irresistibile 'vis comica'.
Una comicità sfruttata anche dalla portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha espresso ironicamente la sua delusione per il mancato messaggio video di Zelensky: "Zelensky - ha scritto la Zakharova - non realizzerà un videomessaggio al Festival di Sanremo, ma invierà il testo. Beh non lo so, avrebbe anche potuto vincere questo concorso con un rap".