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sabato 19 novembre 2022

Sgarbi rilancia la Magna Grecia e l'arte padana

Un'immagine tratta dal sito best5.it
Vittorio Sgarbi
, neo sottosegretario alla Cultura, presenta 'nuove soluzioni' verso quelle che saranno le prossime scelte dell'Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura), che ha escluso, negli ultimi anni, le città dal diventare "patrimonio dell'umanità", vista la grande quantità di presenze nello speciale elenco 'protettivo'.
Intervistato dall'emittente bolognese E-tv a proposito dell'ipotizzato riconoscimento Unesco di Bologna, Sgarbi, ha già pensato a una alternativa che riguardi due macro-aree italiane: la Magna Grecia e l'arte padana.
Il neo sottosegretario prende le mosse dai libri di Arcangeli e dalla Padania, ovvero da "una identità nuova dell'arte Italiana che non fosse come quella che già conosciamo - dice -, per esempio quella fiorentina, Giotto, Botticelli, Michelangelo; l'arte toscana o veneziana (Tiziano, Tintoretto). Ma, come Arcangeli ci insegnava, un'arte che riguarda Ferrara, Modena, Bologna e l'Emilia-Romagna. Quindi - prosegue Sgarbi -, Bologna può essere l'epicentro di una grande identità padana. E così ho pensato di andare avanti su questa linea, fare una proposta all'Unesco per due aree: la Magna Grecia e l'arte padana. I Bronzi di Riace sono il momento più alto di ciò che la Magna Grecia ha espresso, e Bologna è uno dei momenti più alti dell'arte padana. Andiamo in questa direzione". (fonte: ANSA)

domenica 27 febbraio 2022

Le minacce del sindaco Sala a Gergiev, la replica di Sgarbi: "Sono assurde"

Valerij Gergiev non potrà lavorare per le sue idee (foto "Il Fatto")
La vergognosa serie di minacce proferite dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala (e non solo), al grande direttore d'orchestra russo, Valerij Gergiev, con l'obbligo di prendere posizione e 'abiurare' il proprio presidente Vladimir Putin, pena la perdita del lavoro al Piermarini (in pratica il Teatro alla Scala), ha sortito la protesta di numerosi intellettuali, anche se in pochi hanno avuto il coraggio di alzare la voce, in questi tempi di 'pensiero unico'.
Fra questi, Vittorio Sgarbi, da sempre abituato a essere una 'voce fuori dal coro': "L'intimidazione nei confronti del direttore d’orchestra Gergiev da parte della Carnegie Hall di New York e della Filarmonica di Monaco, e ora anche della Scala di Milano ha il sapore di una odiosa vendetta. E' una cosa sconcertante, inverosimile, grottesca, ed è esattamente lo stesso che rimproverano a Putin".
Sgarbi ha così parlato durante un'intervista rilasciata all'ADNKronos, proseguendo: "La cultura non può essere usata come un'arma di ricatto, perché di questo si tratta, di un ricatto. E' come far pagare a Pirandello le colpe di Mussolini. Colpire la cultura è odioso". Peraltro, sottolinea il critico d'arte, "Gergiev non ha fatto l'elogio di nulla, non ha fatto dichiarazioni, è amico di Putin, non è che per suonare deve pronunciarsi contro Putin, è letteralmente assurdo".
Sgarbi cita poi altri esempi nella storia: "Nessuno ha mai chiesto a Feltrinelli di non essere dalla parte di Fidel Castro", spiega. E ancora, "ben diverso era stato l'atteggiamento adottato con un altro grande direttore d’orchestra, Wilhelm Furtwängler, che aveva diretto vari concerti a vantaggio del regime nazista. Nel febbraio 1938 - ricorda il deputato - diresse la Filarmonica di Berlino per la Gioventù Hitleriana, e, nello stesso anno, l'opera "I maestri cantori di Norimberga" di Richard Wagner per il compleanno di Adolf Hitler. I suoi concerti erano anche trasmessi alla radio per sollevare il morale delle truppe". Dopo la guerra, "si giustificò dicendo che aveva cercato di proteggere la cultura tedesca - conclude Sgarbi -, eppure Furtwängler fu chiamato a dirigere nuovamente in pubblico, in Italia, appena terminata la seconda guerra mondiale: e proprio il Teatro alla Scala di Milano mise in scena L'Anello del Nibelungo sotto la sua direzione". (fonte ADNKronos)

martedì 12 ottobre 2021

L'attacco al presunto fascismo: la risposta di Sgarbi a Provenzano

Il post di Vittorio Sgarbi su Facebook
Non è sempre facile trovarsi d'accordo con il pensiero di Vittorio Sgarbi ma, in questo caso, il ragionamento fatto dallo scrittore emiliano non fa una grinza, in relazione alla levata di scudi dei cosiddetti 'antifascisti' in seguito all'assalto da parte di alcuni personaggi dell'estrema Destra alla sede romana della CGIL.
Il profilo Facebook di Sgarbi è vergato da 'post' brevi, illuminati e ficcanti. Talmente ovvi che appare incredibile come la gigantesca operazione di disinformazione in atto in Italia venga consentita, avallata e appoggiata da quelli che ormai sono sempre più da considerare come media al soldo del potere, mai come oggi.
Ancora più chiara la risposta di Sgarbi all'ex ministro del PD, Giuseppe Provenzano che, in un impeto di delirio di onnipotenza, ha richiesto lo scioglimento di Fratelli d'Italia (e qualcuno è riuscito perfino a prendere in considerazione questa cervellotica proposta).
Riporto per intero lo scritto di Sgarbi, chiaro, lucido e puntuale. Con affetto, lo dedico, anche da parte mia, al 'dotto' Provenzano.
"Secondo l’ex ministro del Pd Provenzano (uno di quelli abituati a governare senza vincere le elezioni) Giorgia Meloni sarebbe “fuori dall’arco democratico e repubblicano”.
Dentro l’arco democratico sono inevitabilmente tutti i partiti votati in democrazia da cittadini liberi. Questo non avviene nei paesi comunisti, evidentemente ancora cari a Provenzano. E se, per un esponente del Partito Democratico, è lecito riconoscersi in una storia che discende da Togliatti, complice di Stalin, e ha visto la famiglia Castro al potere, con i dissidenti uccisi o ancora in carcere, per un esponente della destra democratica è lecito coltivare il pensiero di Giovanni Gentile, ucciso dagli antifascisti, e il pensiero di Luigi Pirandello. Senza rimpianti, con convinzione. Si tratta di principi, così come nessuno nega l’importanza della architettura e dell’urbanistica fascista, riconosciuta dall’Unesco (fascista anche l’Unesco?). L’accostamento al franchismo, dal quale discendono l’attuale assetto dello Stato spagnolo; e al fascismo, dal quale discendono lo statuto della Scuola Normale di Pisa come la legge di tutela dei beni culturali,e buona parte dello Stato sociale, tra cui l’Inps,non ha niente a che fare con le “ambiguità” denunciate da Provenzano. Si tratta di “radici” che sono cresciute, come alcuni dei principi del comunismo, nel terreno democratico costituito dalla volontà degli elettori. Poco interessante per chi, come Provenzano, è abituato a governare dopo aver perso le elezioni.
L’accostamento al “neofascismo” ha lo stesso senso dell’accostamento del nome Provenzano a quello del suo omonimo mafioso, detto “Zu Binnu” o “il ragioniere”, condizione estranea a “Zu Peppe”, sragionante".

venerdì 26 giugno 2020

Sgarbi spara a zero contro la Bartolozzi e la Sarti

Vittorio Sgarbi (immagine presa dal web)
Vittorio Sgarbi ancora protagonista alla Camera dei Deputati, dopo una serie di scambi, o meglio di invettive, protagoniste le deputate  Giusi Bartolozzi (Forza Italia) prima, e Giulia Sarti (Movimento 5 Stelle) poi, con la prima che, in aula, aveva replicato indignata alle accuse di Sgarbi alla magistratura.
Al termine del concitato scambio, che ha coinvolto il presidente Mara Carfagna, Sgarbi è stato portato via a braccia dalla Camera.
I video girati dagli altri parlamentari registrano il discorso che Sgarbi ha effettuato con fervore, tema la criminalità di certa magistratura, mentre non si sentono invece gli insulti (giudicati sessisti) che hanno portato all'espulsione (a peso) del critico d'arte, che però si giustifica discolpandosi da ogni accusa: "Non ho insultato la Bartolozzi: le ho solo ricordato come e da chi è stata candidata. Le registrazioni d’aula – dice Sgarbi – non hanno ripreso integralmente ciò che ho detto. Le ho solo evocato il nome di Silvio Berlusconi, e dunque per denunciare la sua ipocrisia. E per una semplice ragione. La Bartolozzi è stata candidata in Forza Italia perché lo ha chiesto Gaetano Armao, suo compagno, anche lui di Forza Italia, attuale assessore nella giunta della Regione Siciliana”. Sgarbi ci va giù pesante: "Non si può difendere astrattamente la magistratura senza ricordare di essere stati candidati dalla vittima più bersagliata della magistratura italiana, Silvio Berlusconi. Se Forza Italia oggi è ridotta a numeri di prefisso telefonico è anche per questo. Perché alle battaglie di principio, com’è quella per una magistratura indipendente e non politicizzata, si sono sostituite le battaglie del tornaconto personale”.
Ma Sgarbi ne ha anche per Giulia Sarti, che lo ha definito “indegno” di stare in Parlamento: "Non sa quel che dice. E nemmeno quel che fa. Una poveretta che, vale la pena ricordarlo per capire di che statura è il personaggio, per giustificare di essersi trattenuta 23000 euro destinati al ‘Fondo per il microcredito’ ha denunciato, ingiustamente, il compagno con cui viveva. Una che vive di rimborsi. Io vado in Tv perché invitato. Io vivo del lavoro di storico e critico dell’arte; la Sarti senza lo stipendio di parlamentare può solo lucidare scodelle”.


sabato 16 maggio 2020

Sgarbi paragona Conte a "L'indifferente" di Watteau

Il quadro "L'indifferente" di Antoine Watteau
E' "L'indifferente" il quadro di Antoine Watteau che Vittorio Sgarbi, ospite del programma "Stasera Italia" di Rete 4, ha associato alla figura di Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dei ministri italiano.
Sgarbi non nega l'intelligenza e l'acume sopraffini del premier, ma ne specifica, seguendo il tema del quadro, spesso associato alla novella omonima di Marcel Proust, la personalità 'indifferente' a tutto ciò che lo circonda.
Nel racconto di Proust, cito Wikipedia, si narra la storia di un giovane indifferente e considerato da tutti quasi una nullità, di nome Lepré, che attira, proprio per queste sue qualità, la curiosità di Madeleine di Gouvres, giovane vedova considerata dalla signora Lawrence 'la donna più viziata di Parigi'.
Il quadro ritrae un giovane uomo con vestiti luccicanti, abbozzante un passo di danza, inconsapevole di ciò che gli ruota intorno.
Un racconto e un quadro che, secondo Sgarbi, si adattano a pennello (è proprio il caso di dirlo) al Giuseppi nazionale.

martedì 7 aprile 2020

Porro, la Borselli e gli 'arresti domiciliari', anche basta

Nicola Porro
Ormai è diventata una litania insopportabile, ma anche pericolosa. Nicola Porro, ancora prima che dal Coronavirus è stato colpito del morbo degli 'arresti domiciliari', un batterio che, quando si insinua nei cervelli di persone indubbiamente sane, porta a strillare "siamo agli arresti domiciliari" durante la giornata e più spesso la sera, durante la conduzione di programmi televisivi.
Porro, con cui condivido spesso opinioni sul disastroso governo italico, questa volta, a mio avviso, ha preso una vera e propria cantonata.
La trasmissione "Quarta Repubblica" che l'ha riportato su Rete 4 dopo lo stop dovuto alla malattia, è stata infatti incentrata sulla necessità, secondo Porro, che avrebbero gli italiani, di riacquisire una presunta libertà smarrita, vittime di un'altrettanto presunta dittatura governativa (peraltro esistente, questo sì, nell'organizzare il mainstream mediatico).
Porro 'santifica' presunte e contestabili necessità dei bambini, spalleggiato da una incommentabile Hoara Borselli, vaneggiante di presunte restrizioni poliziesche delle nostre libertà personali, e da un Vittorio Sgarbi sempre pronto a lanciarsi in vibranti perorazioni a favore dell'apertura di mostre e musei, un 'copia e incolla' di un altro 'genio' recentemente espressosi su un tema analogo, il buon Matteo Salvini, con il suo accorato appello all'apertura delle chiese durante la domenica di Pasqua.
Bambini, ciclisti, camminatori, lavoratori, cittadini, varie ed eventuali, tutta una umanità che, secondo Porro, piange l'insopprimibile necessità di aprire la porta di casa per sottrarsi alle angherie della propria famiglia.
Peccato che, secondo un sondaggio Tecnè illustrato dallo stesso Porro, il 92% degli italiani ritenga lecito subire una limitazione delle proprie libertà per combattere il virus. Che, va aggiunto, non rappresenta alcuno sfregio alla libertà di chicchessia, ma una ragionevole presa di coscienza verso un problema che riguarda tutti noi, come lo stesso Porro ha peraltro avuto la sventura di provare su se stesso.