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sabato 23 aprile 2022

Milano Restaurant Week, nuovi sapori sotto la Madonnina

Una prelibata sogliola alla milanese da "Arrow's" (foto Bordignon) 
Se la cultura passa anche dalla cucina la domanda da porsi è: quanto i milanesi conoscono le tradizioni e le eccellenze della propria città? Per supplire al punto interrogativo va in scena la seconda edizione della Milano Restaurant Week che, fra lunedì 2 a domenica 8 maggio, consentirà ai cittadini ma anche ai turisti della Città della Madonnina di assaporare il meglio delle proposte offerte da una città spesso misconosciuta in tema gastronomico.
L’iniziativa, promossa, fra gli altri, dal Comune di Milano e dalla Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, offrirà una serie di itinerari alla scoperta dei quartieri più distintivi della città e delle specificità culinarie proposte.
Il tutto con un importante occhio all'ambiente: fra gli obiettivi del progetto, infatti, c’è la volontà di accendere l’attenzione sulla rilevanza della Food Policy, la politica alimentare orientata a rendere più 'sostenibile' il sistema: fra le cosiddette 'buone pratiche' promosse rientrano l’uso di prodotti a 'chilometro zero' provenienti dalla filiera corta dell’area metropolitana, l’incentivo al 'doggy bag' e la proposta di menù vegeterariani e vegani.
 Grazie alla pratica piattaforma Milano Restaurant Week sarà possibile prenotare  – in base al quartiere e alla tipologia di cucina – un’esperienza culinaria unica a prezzi speciale con menù degustazione proposti a prezzo fisso e a cifre abbordabili, a cominciare dai 20 e 40 euro per poi, inevitabilmente, salire.

giovedì 3 marzo 2022

Vino italiano, ripresa nei consumi fuori casa

Consuno di vino italiano in ripresa
Una ripresa nei consumi fuori casa è il tratto caratteristico del consumo di vino, con una crescita, nel 2021 rispetto al 2020, del 22,3% nelle vendite food&vine presso la ristorazione italiana.
Certo, la flessione rispetto alla fase pre-pandemica è rilevante, con un –22,4% fatto registrare nel 2021 rispetto al 2019.
In estrema sintesi, se nel 2019 le vendite di food&wine presso i ristoranti si aggiravano intorno agli 85 miliardi di euro, nel 2021 si sono superati i 63 miliardi. Netto calo, quindi, ma con un’impennata netta nei confronti del 2020 che aveva fatto registrare un volume valutabile intorno ai 54 miliardi.
Numeri che confermano le cifre emerse dalla ricerca IGM-Wine Monitor: se nell’ottobre del 2020 il 52% degli intervistati dichiarava di aver abbassato il consumo del vino outdoor, un anno dopo questa percentuale è scesa al 43%.
La tipologia di locale che ha fronteggiato meglio questa contrazione è il ristorante (-41% dei consumatori di vino outdoor ha diminuito la spesa su questo canale, contro il -46% di winebar, enoteche, pub e bar).
"Soprattutto per i fine wine, che è la fascia sulla quale operiamo noi di Istituto Grandi Marchi – ha commentato Piero Mastroberardino, presidente IGM – la ristorazione rappresenta un canale di importanza strategica non solo dal punto di vista business, ma anche culturale. Non è certo un caso che il nostro gruppo, nella fase più dura della pandemia, abbia dimostrato in tutti i modi possibili la propria vicinanza al settore ristorativo, con iniziative dedicate alla promozione di questa grande risorsa della socio-economia nazionale".
Sulle modalità e le scelte di consumo al tavolo del ristorante emergono informazioni interessanti. Pur sempre nell’ottica di un calo generale, dovuto soprattutto alle restrizioni, a reggere meglio sono stati i vini consumati al calice, dato incoraggiante anche per quello che concerne un approccio sempre più moderato e in qualche modo ’colto’ nell’approccio alla degustazione dei vini.
Le occasioni migliori sono quelle “speciali” (feste e compleanni) mentre hanno sofferto maggiormente quelle “formali” (pranzi e cene di lavoro). In linea generale la contrazione dei consumi outdoor rilevata nelle interviste dell’ottobre del 2020 è superiore a quella certificata nel settembre del 2021 (-27% la differenza tra chi evidenzia un aumento della spesa per vino fuori casa rispetto a chi dichiara una diminuzione nel 2020 contro un più incoraggiante -19% nel 2021, frutto di un rallentamento nelle restrizioni ma anche di una maggiore attenzione nella qualità dei vini ordinati).
“Dopo due anni di convivenza con il coronavirus – ha sottolineato Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor – la nostra ricerca evidenzia prospettive di crescita per l’anno in corso, trainate da un maggior desiderio degli Italiani di cenare al ristorante. Il tutto contraddistinto da una sempre maggiore attenzione nei confronti di vini di alta qualità e di fascia premium che trovano nel canale della ristorazione il loro habitat naturale”.
Il sentiment che emerge dallo studio, soprattutto relativamente alle interviste del settembre 2021, lascia quindi intravedere un futuro a tinte decisamente più rosee, con un 35% dei consumatori che prevede una crescita della spesa per vino outdoor per questo 2022. Ma quali saranno i driver di scelta? Il consumo al ristorante privilegerà in primis vini a denominazione e brand noti, con una maggiore attenzione alla provenienza locale o da vitigni autoctoni e con una contestuale ricerca di etichette che soddisfino la richiesta di sostenibilità (il 64% degli intervistati dichiara massima attenzione per ambiente e salute).
"Tutti elementi che connotano il profilo imprenditoriale delle famiglie del vino che fanno parte dell’Istituto Grandi Marchi – ha concluso Mastroberardino – e che confermano la bontà della strada intrapresa sin dal momento della fondazione del gruppo. Anche le ricerche da noi commissionate a Nomisma Wine Monitor vanno nella direzione di una strategia volta a migliorare, ogni giorno di più, la qualità della nostra proposta, sia con riferimento alle singole aziende, sia come progetto corale di promozione del vino italiano nel mondo".

sabato 23 ottobre 2021

Milano Restaurant Week, al via una prima edizione da leccarsi i baffi

La home page del sito della Milano Restaurant Week
Ha preso il via la prima edizione della Milano Restaurant Week, iniziativa promossa da Milano&Partners con Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, Confcommercio Milano e Nexi per valorizzare e sostenere il mondo della ristorazione milanese.
Questa prima edizione - che si chiuderà il 31 ottobre - nasce in concomitanza con le manifestazioni Tuttofood e HostMilano in programma presso la Fiera di Milano Rho. 
All'iniziativa hanno aderito un centinaio di ristoratori e, tramite il portale Milano Restaurant Week, è possibile prenotare un’esperienza culinaria unica a un prezzo speciale, scoprendo – in base al quartiere e alla tipologia di cucina – i vari ristoranti e i menù degustazione proposti a prezzo fisso.
Si tratta di un viaggio nella Milano del 'food', un’esperienza tra le diverse cucine che animano i diversi quartieri della città.
Il 'viaggio' ideale della MRW parte così dal cuore della città, a pochi passi dal Duomo e dalla Scala, attraversando il distretto artistico di Brera fino a Porta Venezia, variegato quartiere multietnico, e a Porta Romana con i Giardini della Guastalla in stile barocco.
Per i più giovani è possibile esplorare l’offerta culinaria di zone come Ticinese e i Navigli, passeggiando lungo le sponde del Naviglio Grande e del Naviglio Pavese, fermandosi per un drink o per fare shopping nelle numerose botteghe artigiane; e ancora il distretto del design, luogo di nascita del Fuorisalone in via Tortona e via Savona. Non mancano poi il futuristico quartiere di Porta Nuova, la vivace Isola e Porta Romana, a ridosso delle mura spagnole. A questi si aggiunge anche Paolo Sarpi, dove sorge la Chinatown milanese.
Il progetto coinvolge anche quartieri meno centrali situati a sud della città che rappresentano due facce della storia e della vita milanese: Chiesa Rossa, nata intorno alla chiesetta romanica di Santa Maria alla Fonte, e Gratosoglio, dove troviamo i caseggiati popolari sorti all'epoca del boom economico.

lunedì 26 ottobre 2020

Ore 18, comincia il primo giorno di chiusura dei ristoranti italiani

Un ristorante milanese mezzo spento, le 18 sono appena passate
Sono passate da pochi secondi le ore 18, i ristoranti italiani, e di Milano in particolare come nella foto, chiudono i battenti, seguendo la cervellotica norma dell'ultimo Dpcm di un Governo che, evidentemente, non ha saputo gestire al meglio la pandemia da Coronavirus, né tanto meno prevenirne i danni della più che prevedibile seconda ondata, lasciando capitolare verso la più cupa disperazione i propri cittadini, in particolare i liberi professionisti e le partite IVA, quelli che, pi degli altri, rischiano del proprio e portano ricchezza allo Stato.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha parlato in maniera involontariamente ironica di 'ristoro' che verrà garantito alle fasce più colpite. Ma a quanto ammonterà il 'ristoro', sempre ammesso che arrivi? Le famose 600 euro dei mesi precedenti sono state una vera presa in giro, se si pensa che la cifra, mensile, è probabilmente meno della metà di quanto un ristoratore di medio piccolo calibro incassi in una giornata, o in una mezza giornata. Tant'è, la nuova condanna è stata emessa, questo mentre i vitalizi e gli stipendi dei politici non accennano a diminuire, e mentre frotte di clandestini vengono accolte con spirito 'umanitario' sulle nostre coste. Ma è davvero questa l'Italia che vogliamo? E' questa la fine verso cui è diretto il nostro Paese?

Il ristoratore chiude il ristorante, la follia del Dpcm si abbatte sulle sue fatiche

giovedì 14 maggio 2020

L'assurda frase di Padoan: "Ristoranti? Basta trovare locali più grandi"

Pier Carlo Padoan a "Stasera Italia"
Fa capire tante cose il dialogo andato in scena a "Stasera Italia", programma condotto da Barbara Palombelli su Rete 4 e andato in onda mercoledì 13 maggio.
La confusione e le risposte di alcuni degli invitati, che poi purtroppo sono quelli che conducono l'opinione filogovernativa, mi ha fatto sinceramente allargare le braccia.
Scollegati dalla realtà, schiavi di un welfare di stato centralistico e dirigista, sono bastate alcune frasi a esemplificare il marasma verso cui viaggia a vele spiegate questo Paese.
A cominciare da chi le notizie deve produrle e diramarle. A rappresentare la categoria giornalistica, nella prima parte del programma, ecco Tommaso Labate, che sulle restrizioni imposte ai ristoranti accetta lo 'status quo' e si limita ad allargare le braccia, citando una storica frase comunista (guarda caso): "Quando non hai una soluzione, non hai neanche un problema. Non esiste una soluzione a questo problema, perché lo spazio fisico non si può estendere a dismisura, ...contro le leggi della fisica noi non possiamo andare... alle richieste dei pizzaioli non esistono momentaneamente soluzioni".
Molto peggio Pier Carlo Padoan, sia per la risposta che per le parole proferite e il ruolo ricoperto da quello che fu ministro dell'Economia e delle Finanze fra il 2014 e il 2018. "...Quanto poi a quanti tavoli devono stare in una pizzeria - sottolinea Padoan 'pappagalleggiando' Labate - il problema è una legge della fisica. Se i  medici ci dicono che non ci può essere collegamento fisico sotto il metro e mezzo, questo è un fatto che noi dobbiamo prendere come un dato". Subito dopo arriva la stoccata finale: "Purtroppo noi siamo un Paese in cui i cosiddetti 'servizi ad alta intensità di lavoro' sono molto presenti, e questo è uno svantaggio per noi. Nel medio periodo forse la risposta sarà quella di trovare locali più grandi per mettere più persone a mangiare".
Facile, no? Il ristoratore che ascolti questa frase pronunciata dall'ex ministro PD, ha quindi trovato la soluzione ai suoi problemi: chiudere la sua piccola trattoria da 25/30 posti e fiondarsi subito a comperare un locale da 200/300 posti, che ovviamente dovrà poi ridurre alla metà per poter continuare a servire piatti all'interno del locale. Questa è la gente che lo Stato italiano, e in particolare la Sinistra, porta al Governo del Paese.