Un giorno senza pubblicare su Facebook, pronto al rientro |
In questo anno di grazia, esistono più che mai i delatori, immagino di quella Sinistra pecoreccia che, appena può, dà fiato ai propri polmoni marci e contorti per cantare falsi storici come "Bella ciao".
E così mi è bastato utilizzare, peraltro in maniera corretta e non offensiva il termine 'negro' per venire messo all'indice da Facebook. Erano gli stessi metodi comunisti con cui le Volanti Rosse di turno andavano a prendere di notte chiunque, a fine guerra, si fosse 'macchiato' di avere collaborato, in qualsiasi modo, con il regime fascista. Di costoro sono piene le fosse e le foibe, e gli assassinii perpetrati sono rivendicati con gioia da quella massa becera e vomitevole di gente che la guerra manco l'ha vista di striscio (fra l'altra se la sarebbe data a gambe levate, visto come scappa alle prime cariche della polizia) e che anche in questo 25 aprile ha deciso di scendere impunita in strada a festeggiarlo.
In ogni caso, la frase 'rea' postata sul social del sionista Mark Zuckerberg la ripeto qui, consapevole di non avere scritto nulla di male, riferendomi all'ultima pubblicità della pasta Barilla: "Perfino nella pubblicità della Barilla ti piazzano il negretto che mangia gli spaghetti. Ma che senso ha?". Già. Che senso ha riempire di negri le pubblicità che vanno sul territorio italiano? Di certo le persone dalla pelle scura, quelle che possono costituire degli utenti e dei 'compratori' sono una minima parte di un totale rappresentato invece da sbandati, clandestini, spacciatori e malavitosi. Quindi a cosa serve inserire a bella posta 'il negro'? Serve a farti abituare a quella immagine di umanità, a renderla naturale, a rendere logico qualcosa che logico non è. L'assorbimento delle etnie africane e asiatiche da parte dell'Europa, e che trova nell'Italia il suo primo laboratorio, rappresenta un piano di sostituzione etnica tanto caro ai potenti del globo, ma non è un processo naturale. Come non è naturale sbattere il 'negretto' in prima serata nella pubblicità degli spaghetti.
Il post giudicato 'incitamento all'odio'. Siamo nella dittatura di "1984" |