lunedì 6 febbraio 2023

Pro Patria-Vicenza, alla riscoperta del calcio che fu

Pro Patria e Vicenza schierate prima della partita (foto Bordignon)
Pro Patria-Vicenza
, una partita senz'anima per i veneti, ma un tuffo nella storia e nel calcio che fu, fatto di stadi i cui nomi richiamano eroi del passato, in questo caso Carlo Speroni, un mezzofondista italiano, nato nella cittadina lombarda nel 1895. Un po' come nei francobolli, quando il riferimento storico è quasi sempre ineliminabile, costruiti quasi sempre nel mezzo della città o comunque mai troppo lontani, totalmente slegati da nomi come Stadium, Arena (intesa in senso moderno) o Colosseum. Alla peggio è un 'comunale'.
Quello di Busto ha indubbiamente il suo fascino, cui non ha per nulla corrisposto la prestazione di un Vicenza a elettroencefalogramma piatto (finale 2-0 per i lombardi), pur con quasi 500 tifosi al seguito, mentre nel settore di casa, solo uno sparuto gruppetto di 'ultras' cercava di fare sentire la sua voce.
Peccato solo per la brutta prestazione dei 'lanieri' e per l'uscita dal campo a testa bassa e senza degnare di uno sguardo i propri tifosi da parte della squadra.
Sugli spalti, il brivido di sentire le indicazioni del mister e dei giocatori durante la battuta dei corner o nei momenti in cui la squadra doveva disporsi su un calcio da fermo, le grida 'venduto' all'arbitro come quarant'anni fa, la quasi totale assenza di polizia perché non ce n'è bisogno e, all'uscita, uno sguardo al museo della Pro, aperto e gratis per tutti, con tanto di cabarèt di pizzette e salatini e Coca e Fanta sul tavolo. Bellissimo. Complimenti.
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La galleria fotografica con le mie foto scattate prima e durante la partita