venerdì 3 febbraio 2023

La violenza straniera deturpa l'Italia accogliente

Tre numeri de "Il Mattino di Padova", violenza straniera protagonista
Sono i numeri, e non solo quelli, a dare un'idea della drammatica presenza degli stranieri in Italia, un numero tanto elevato da poter essere definito un'autentica invasione di truppe d'assalto che, come nella Seconda Guerra Mondiale, vengono scaricate sul suolo europeo da mezzi navali, con la compiacenza dei governi continentali e di un mondo capitalista occidentale a trazione americana che, nell'immigrato, muscolare e senza cervello, vede l'oggetto perfetto del proprio dominio: un essere non pensante, utile alla riproduzione di massa e ai lavori più pesanti, pronto all'ubbidienza cieca e alla sottomissione in cambio di una vita regolata dal padrone di turno, magari a base di nuovi 'nutrienti' come la farina di insetti.
A migliaia ogni giorno vengono scaricati sulle coste italiane da ong conniventi e criminali, con la scusa dei 'salvataggi di migranti', condita ogni tanto dalla presunta notizia strappalacrime della madre incinta o del bimbo in fasce, quando basterebbe scorrere le fotografie e le facce degli invasori per capire che l'età, anche se giovane o giovanissima, consenta comunque loro di agire in modo spesso criminale, robusti e non patiti da presunte detenzioni in carcere imbandite dalla stampa buonista.
Queste 'truppe da sbarco', che dai nostri militari, unico caso nella storia, invece che essere respinte, vengono favorite da accoglienze a braccia aperte, hanno lentamente creato un 'humus' delinquenziale' ormai impossibile da estirpare.
Nulla a che vedere con i molti stranieri che in Italia ci stanno di diritto, o quasi, grazie alla volontà di lavorare, integrarsi e diventare un punto di riferimento per le proprie famiglie (ormai storiche e fondamentali le presenze di filippini, egiziani, esteuropei e sudamericani): la presenza di un certo tipo di 'stranierume' in Italia è devastante, soprattutto se rapportata ai numeri. Gli stranieri, nel loro insieme, rappresentano infatti l'8,5% della popolazione italiana (dati da Wikipedia e aggiornati al 2018), ma se ci si concentra sulla popolazione carceraria la percentuale degli stranieri schizza al 31,3%, dato del 2022 da Rapporto Antigone, numero peraltro in discesa rispetto all'anno precedente.
Detto dei numeri ufficiali ci sono poi quelli relativi al 'vissuto quotidiano', fatto di periferie e baby-gang, violenze e soprusi, di cui spesso cadono vittima altri stranieri. Le prime pagine dedicate ai crimini commessi dalle bande di ragazzini, semplici pestaggi (si fa per dire), stupri e molestie, vedono protagonisti in percentuale altissima stranieri e figli di stranieri.
Vogliamo veramente credere che la provincia italiana sia improvvisamente impazzita? Vogliamo farci intrappolare dai discorsi psicosociali da quattro soldi dei giornaletti di provincia, sempre in mano a gruppi editoriali di Sinistra o del cattocomunismo da strapazzo italico? Quante volte siamo stati costretti a sorbirci analisi del tipo "cosa sta succedendo ai nostri figli" o "che passa per la testa dei giovani d'oggi" quando poi, leggendo un rigo scarno di cronaca di quello stesso articolo, veniamo a scoprire che i giovani in questione sono sempre e inevitabilmente stranieri? L'unica soluzione è alzare il proverbiale (o reale) muro verso l'esterno, magari uscendo da quell'Europa che pare fregarsene del problema, ritenuto sostanzialmente italico, ma anch'essa vittima delle migrazioni (i tedeschi con i turchi, gli scandinavi con i bosniaci e altri musulmani di vario genere). Un problema talmente sentito che, finalmente, le Destre cosiddette 'populiste' hanno rialzato la testa, uniche a sollevare con coraggio quello che è un problema di coesistenza ineliminabile.
Basti aggirarsi nei pressi di un ospedale e osservare chi siano le gestanti, quasi tutte il capo coperto per motivi religiosi, già gravide e pronte a collaborare con l'obiettivo primario del mondo capitalista occidentale: la sostituzione etnica degli orgogliosi popoli europei, fra gli ultimi, soprattutto se confrontati con le 'masse' nordamericane, ad avere una coscienza etnica e, sia consentito dirlo, razziale.