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lunedì 17 gennaio 2022

Kabobo, ennesimo sconto di pena per il massacratore ghanese

Adam Kabobo (foto Il Giornale)
Ennesimo sconto di pena per Adam Kabobo, l'africano che sparse il terrore a Milano nell'ormai lontano maggio 2013, uccidendo selvaggiamente a picconate tre persone, Alessandro Carolè, Ermanno Masini e Daniele Carella, e ferendone due, Andrea Canfora e Francesco Niro.
La cassazione ha infatti diminuito di un anno e quattro mesi l’entità di una pena già abbassata di quattro anni nel 2020 a seguito di un primo pronunciamento della Suprema Corte. Totale dello 'sconto': cinque anni e quattro mesi, per un risultato finale di 22 anni e otto mesi di reclusione.
Difficile capire, e soprattutto accettare, in particolare per i parenti delle vittime, come si sia potuti arrivare a questa conclusione. Nel primo processo il ghanese è stato condannato a 20 anni per il triplice assassinio con le riduzioni garantite dal rito abbreviato e dal vizio parziale di mente motivato da una capacità di intendere "non totalmente assente" e di volere "sufficientemente conservata". Nel secondo, ne sono arrivati altri otto per i due 'raid' non letali. Stabilita la continuazione fra i reati commessi, nel novembre 2019 il giudice dell’esecuzione ha calcolato l’esatto ammontare del cumulo da scontare. Un totale contestato dai legali di Kabobo, che hanno impugnato in Cassazione sostenendo che ci fosse un errore in riferimento alla pena-base di partenza e un difetto di motivazione.
Tesi entrambe accolte dai giudici, che nell'ottobre 2020 hanno disposto il rinvio a un nuovo giudice dell’esecuzione per un riconteggio al ribasso, che ha ricalcolato il cumulo in 24 anni. Una cifra che nemmeno stavolta ha soddisfatto gli avvocati, che si sono rivolti nuovamente alla Cassazione, lamentando altre violazioni al codice di procedura penale. E ancora una volta gli è stato dato ragione.
Tenendo presente che Kabobo ha già scontato una buona parte della pena (spesso in ospedale invece che dietro le sbarre), e tenendo presente i giorni di liberazione anticipata accumulati ogni sei mesi, presto questo assassino sarà libero nuovamente di circolare per le strade di Milano, alla faccia delle vittime e dei parenti delle vittime che ha massacrato.

venerdì 30 ottobre 2020

Terrorismo islamico, dalla Lamorgese solo stizza e zero giustificazioni

L'articolo interno tratto dalle pagine de "Il Giornale"
Nessuna scusa. Nessuna giustificazione. Le poche parole con cui il ministro dell'Interno italiano, Luciana Lamorgese, ha cercato di spiegare la presenza dell'assassino che ha massacrato tre francesi nel nome dell'Islam, sono state prive di senso.
Il pluriomicida, terrorista islamico, è uno fra le migliaia di altri suoi compari sbarcati a Lampedusa e liberamente sparsi poi per l'Europa senza controllo ferire da parte delle autorità italiane.
Alle critiche dell'opposizione, alla ricerca di una risposta, la Lamorgese ha preferito rispondere piccata senza fornire né dati né numeri né uno straccio di azione, rispendendo al mittente le critiche, non si capisce perché. Insomma, assieme all'assassino proveniente dalla Tunisia, ne potrebbero essere sbarcati altri dieci, cento o mille, la Lamorgese non solo non lo sa, ma non ha fatto, non intende fare e non farà nulla per saperlo o per scoprirlo.
Anzi, il ministro dell'Interno ha perfino fornito una 'giustificazione' dell'aumentato numero di sbarchi, non attraverso le mancate azioni respingimento, ma a causa della problematica situazione economica della Tunisia dovuta al proliferare del Covid-19.
Porte aperte più che mai, insomma, perché i 'poveri tunisini' hanno il coronavirus (e quindi magari saranno pure infetti, mentre in Italia invece stiamo benissimo...) e per stare bene economicamente devono sbarcare nella 'terra promessa' italica ed europea...

La farneticazioni della Lamorgese commentate in un 'tweet' di Matteo Salvini

L'apertura de "Il Giornale"

domenica 5 aprile 2020

Il virus dell'islamismo miete altre due vittime

La pagina di "Libero" dedicata al duplice omicidio
Mentre il Coronavirus miete vittime in tutta Europa da pochi mesi, non bisogna dimenticare l'altro virus, ancora più pericoloso, che da molto più tempo alligna nel Vecchio Continente (e non solo) e che molte persone in più ha portato alla morte: il virus dell'islamismo e della follia religiosa che accompagna una gran parte degli arabi e africani che l'Europa ha improvvidamente accolto sul proprio suolo.
L'ultimo drammatico esempio in Francia, ancora una volta, dove due civili sono stati assassinati e sette feriti da un trentenne sudanese richiedente asilo che poi, una volta compiuto il duplice omicidio, si sarebbe inginocchiato pregando il suo dio.
Il fatto è avvenuto a Romans-sur-Isere, nel sud-est della Francia: il sudanese, secondo i testimoni, è entrato con un coltello in una tabaccheria, colpendo il titolare e successivamente la moglie che era accorsa in sua difesa. Poi è entrato in una macelleria e si è impadronito di un altro coltello, usandolo prima contro un cliente, poi attaccando in strada altre persone, fra le quali alcune in fila per il pane davanti a una boulangerie.
Con lui sono state arrestate altre due persone, entrambe sudanesi, giusto per fugare il solito dubbio, sollevato dai fautori dell''accoglienza', che normalmente derubricano questi a 'folli gesti di lupi solitari'.

lunedì 4 maggio 2009

Per non dimenticare Delara Darabi, mentre la sinistra cialtrona sparla di Noemi e Veronica

Mentre la sinistra si spertica nel lanciare palate di merda addosso a Silvio Berlusconi, 'colpevole' di essere andato a una festa di compleanno, dall'Iran arriva una notizia che ci ghiaccia e che dovrebbe far riflettere chi parla a vanvera di diritti umani (è decisamente più facile attaccare il buffo Borghezio che una mandria di musulmani incazzati): Delara Darabi è stata impiccata ieri mattina in una prigione nel nord dell'Iran. Ma chi è, o meglio era, Delara? Oltre che un essere umano, oltre che una giovane donna di 23 anni nel fiore della vita, era un'artista e pittrice, che sei anni prima si era trovata coinvolta nelle indagini per un omicidio alla fine delle quali era risultata colpevole (immagino con quale perizia di ricerche).

"Mamma, mi stanno impiccando. Ti prego, salvami". Queste le sue ultime, disperate parole al telefono ai genitori, prima che l'apparecchio le venisse strappato di mano da un funzionario, così come poco dopo la sua vita. Tutto nel nome di Allah, tutto nel nome dello spregio alla vita. Fra poco anche vicino a casa nostra avremo 'talebani' e personaggi di questo genere, in alcuni casi ci sono già e sono la maggioranza, fra poco saremo noi a dover subire lo stesso trattamento di Delara. La nostra lotta è appena cominciata, e sarà sempre più dura e difficile.