Adam Kabobo (foto Il Giornale) |
La cassazione ha infatti diminuito di un anno e quattro mesi l’entità di una pena già abbassata di quattro anni nel 2020 a seguito di un primo pronunciamento della Suprema Corte. Totale dello 'sconto': cinque anni e quattro mesi, per un risultato finale di 22 anni e otto mesi di reclusione.
Difficile capire, e soprattutto accettare, in particolare per i parenti delle vittime, come si sia potuti arrivare a questa conclusione. Nel primo processo il ghanese è stato condannato a 20 anni per il triplice assassinio con le riduzioni garantite dal rito abbreviato e dal vizio parziale di mente motivato da una capacità di intendere "non totalmente assente" e di volere "sufficientemente conservata". Nel secondo, ne sono arrivati altri otto per i due 'raid' non letali. Stabilita la continuazione fra i reati commessi, nel novembre 2019 il giudice dell’esecuzione ha calcolato l’esatto ammontare del cumulo da scontare. Un totale contestato dai legali di Kabobo, che hanno impugnato in Cassazione sostenendo che ci fosse un errore in riferimento alla pena-base di partenza e un difetto di motivazione.
Tesi entrambe accolte dai giudici, che nell'ottobre 2020 hanno disposto il rinvio a un nuovo giudice dell’esecuzione per un riconteggio al ribasso, che ha ricalcolato il cumulo in 24 anni. Una cifra che nemmeno stavolta ha soddisfatto gli avvocati, che si sono rivolti nuovamente alla Cassazione, lamentando altre violazioni al codice di procedura penale. E ancora una volta gli è stato dato ragione.
Tenendo presente che Kabobo ha già scontato una buona parte della pena (spesso in ospedale invece che dietro le sbarre), e tenendo presente i giorni di liberazione anticipata accumulati ogni sei mesi, presto questo assassino sarà libero nuovamente di circolare per le strade di Milano, alla faccia delle vittime e dei parenti delle vittime che ha massacrato.