Jair Bolsonaro durante il suo discorso online |
Nel suo tradizionale colloquio via 'social' del giovedì ha parlato del linguaggio 'gender' affermando che "non è cultura", commentando una controversa decisione del suo governo sulla questione.
Il presidente ha così difeso una decisione del ministero della Cultura brasiliano, che giovedì scorso ha posto il veto all'uso del cosiddetto 'linguaggio inclusivo' nei progetti culturali che aspirano a finanziamenti pubblici. Il provvedimento obbliga gli artisti che vogliano risorse dallo Stato per sviluppare le loro creazioni a evitare espressioni come "todes", "tod@s" o "todxs" nei progetti che presentano all'amministrazione o nelle opere che producono.
Nella bizzarra ideologia 'gender' il linguaggio cosiddetto 'neutrale' rispetto al genere pretenderebbe di includere persone non 'binarie', ovvero coloro che non si identificano né con il genere maschile né con quello femminile.
Il governo brasiliano, uno dei pochi a resistere alle 'retate ideologiche' del mondo LGBT, ha sostenuto che "l'uso di segni incomprensibili, il cui obiettivo è pura bandiera ideologica, impedisce la fruizione della cultura e dei suoi prodotti perché interrompe il processo di comunicazione".
Esiste, sempre in Brasile, un disegno di legge in discussione alla Camera dei deputati, che mira proprio a impedire l'uso del linguaggio definito 'inclusivo' nelle scuole pubbliche. (fonte: AGI)