giovedì 30 gennaio 2020

Seconda guerra fredda, Italia fuori dai giochi

Maurizio Molinari (foto Bordignon)
C'erano anche Ferruccio De Bortoli e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, alla presentazione dell'ultimo libro di Maurizio Molinari, dal titolo "Assedio all'Occidente. Leader, Strategie e Pericoli della Seconda Guerra Fredda", ultima di 21 fatiche pubblicate dal direttore de La Stampa, che ha come tema le vicende internazionali che stanno contrassegnando l'epoca successiva alla fine del duopolio Stati Uniti-Unione Sovietica, una caduta dei muri che erroneamente aveva fatto credere a una prossima pacificazione mondiale, e che invece è stata il prodromo di nuove inevitabili divisioni. La Russia di Vladimir Putin e la Cina di Xi Jinping procedono nel tentativo di trasformare l'Europa in un terreno di conquiste, politiche ed economiche, al fine di allontanare gli Stati Uniti dai loro alleati. Gli interventi russi in Georgia e Crimea, le imponenti infrastrutture cinesi a cavallo dell'Eurasia e il mosaico del nuovo 'sentiment' sovranista descrivono i contorni di una nuova Europa, mentre le testate nucleari vengono sostituite dalle armi digitali e informatiche.
Lo stesso De Bortoli, al mio microfono, sottolinea: "Questo libro ci spiega quanto sia complesso il quadro geopolitico e di come le democrazie liberali, fra cui la nostra, siano sottoposte a un assedio sia da parte cinese, che da parte russa. Con armi diverse, ma con tante sfide, soprattutto sul versante delle tecnologie, sul tema delle libertà personali e dei diritti umani, che disegnano un quadro inquietante". Prosegue De Bortoli: "Certo, non siamo nella guerra fredda con un pericolo nucleare, siamo in una fase in cui dovremmo aprire gli occhi, ma noi italiani siamo molto ripiegati su noi stessi, come dimostra la vicenda libica nel Mediterraneo, in cui dovremmo avere un ruolo diverso, e purtroppo questo non accade". Una guerra fredda diversa nel clima: "I missili di Cuba per fortuna non ci sono più. Mi domando cosa sarebbe accaduto se in quegli anni ci fossero stati i social network. Forse non sarebbe stato possibile realizzare trattative sotterranee. Mi chiedo però dove siano finite quelle armi nucleari, soprattutto con il disfacimento del blocco sovietico, che poi è un tema che si ripropone con l'Irak, che vuole la sua arma nucleare e che ha conseguito l'arricchimento dell'uranio, rappresentando una minaccia ulteriore per Israele, per un quadro generale spezzettato e complesso". (foto di Massimiliano Bordignon)