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sabato 10 febbraio 2024

Foibe: il Giorno del Ricordo dimenticato dai giornali italiani

Foibe assenti dalla prima pagina de "La Repubblica"
Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo, giornata celebrativa per non dimenticare le migliaia di italiani trucidati dalla furia sanguinaria dei partigiani (slavi e italiani), vittime della 'pulizia etnica' perpetrata dai comunisti jugoslavi, dove è andata in scena una vera e propria cancellazione culturale di territori storicamente italiani e la cui appartenenza storica la connivente politica italica, asservita ai vincitori americani e slavi, si è ben guardata dal rivendicare nel Dopoguerra.
Invece di puntare il dito sulle drammatiche vicende storiche che hanno segnato il dramma delle foibe (contemporaneo alle tante stragi perpetrate nei comuni del Triveneto (e non solo) dai partigiani 'garibaldini', in pratica dai comunisti, la quasi totalità dei giornali italiani ha preferito annegare il tutto sommergendolo con una cronaca ai limiti del risibile che, in altri contesti, sarebbe tranquillamente scivolata in pagine d'accompagnamento.
Nel Giorno del Ricordo ha senso fare l'ennesima apertura sulla protesta dei trattori, già ampiamente seguita e di cui si parlerà ancora inseguito? Nel giorno del Ricordo non è forse offensivo aprire per l'ennesima volta, in settimana, sul Festival di Sanremo, peraltro nemmeno alla sua giornata finale?
Purtroppo il miserabile livello del giornalismo italiano è questo, una fogna intrisa di pennivendoli schiavi del potere e dimentichi che, il primo compito di chi fa questo mestiere, dovrebbe essere quello di raccontare la verità, i fatti e la storia che li contrassegna.
Tant'è, si analizzino le prime pagine dei principali giornali italiani.
Si cominci con "Il Corriere della Sera", il quotidiano degli italiani, il giornale 'super partes' (ahahah) che si accontenta di regalare alla notizia un 'occhiello' giusto perché sia stato Sergio Mattarella ad aprire la danze sull'argomento. All'interno dopo tutte le notizie di cronaca, estero, ovviamente Sanremo, e pure gli spettacoli, ecco a pagina 15 una laconica pagina dedicata sempre alle parole di Mattarella.
Si sa, la stampa 'mainstream' italica è tutta strabica verso Sinistra, a cominciare da "La Repubblica" che, ovviamente, si 'dimentica' nella notizia in prima pagina. Sarebbe simpatico immaginarsi la riunione di redazione di questi presunti giornalisti con il proprio presunto direttore. Chissà se qualcuno avrà abbozzato la frase: "Direttore, scusi, ma il Giorno del... del... Ric...?". E la risposta: "Ma sei serio?". Risolini alle spalle dell'incauto collega da parte dei veterani 'yes man' dall'inchiostro appecorato. Ecco fatto: e mentre in 'prima' si sponsorizza l'inserto di "Robinson" con 'tutta la verità sull'amore', l'articolo vero e proprio arriva, come una pugnalata, a pagina 8, con un titolo da brividi: "La destra ricorda le foibe a Basovizza" e sotto il riferimento a Mattarella (che se non avesse parlato, probabilmente nessuno avrebbe fatto il benché minimo riferimento alla vicenda).
Su "Il Fatto Quotidiano" totale silenzio in prima pagina, dove si parla di tutto, ma proprio di tutto, pure del film su Bob Marley, e bisogna arrivare a pagina (apertura sul 'papà di Renzi') per trovare un offensivo trafiletto in basso, anche in questo dedicato al discorso di Mattarella: "Le parole di Mattarella: 'Foibe, minimizzare è affronto alle vittime'".
I 'kompagni' de "Il Manifesto", privi del consueto pudore e ancora intrisi di odio vrso chi non la pensi come loro, almeno coerentemente con le proprie squallide posizioni riservano alla notizia un passaggio in prima pagina: "Foibe: il vittimismo che cancella le responsabilità", un titolo che dice tutto per un pezzo a firma di Davide Conti, con una interza pagina (chapeau), la numero 7, intrisa di antifascismo militante, la cui traduzione potrebbe essere: la storia è nostra, abbiamo vinto noi e voi siete i cattivi.
Passando ai giornali locali, che in Italia sono quasi tutti in mano a gruppi legati alla Sinistra, su tutti "Il Gazzettino", che ignora la notizia in prima pagina, in cui si apre con i trattori, si fanno i conti in tasca ai consiglieri di Regione Veneto, si parla di sfruttamento dei migranti e si arriva a far polemica per un film su Moana Pozzi. Del Giorno del Ricordo nulla. Siamo sicuri che sia veramente il 10 febbraio?
Bontà loro, a "Il Gazzettino" si ricordano di essere 'triveneti' a pagina 5, e comunque, anche qui, con tanto di apertura sulle parole di Mattarella, con un bell'esempio di 'cerchiobottismo'. Ad analizzare bene la pagina, in realtà, apertura a parte, dopo un breve sguardo ci si rende subito conto di come mezza pagina sia dedicata al centenario della morte di Giacomo Matteotti...
"Il Piccolo", quotidiano giuliano, pure tendente a Sinistra, non poteva esimersi dall'aprire sull'argomento, 'aiutato' però, anche in questo caso, dalle parole di Mattarella. L'argomento è trattato subito, pagine 2 e 3,con un titolo abbastanza curioso,che riprende sempre le parole, abbastanza sballate, del presidente: "Mai minimizzare". Perché? In Italia, a parte i discorsi deliranti della Sinistra, esiste qualcuno che si possa permettere di 'minimizzare' le foibe? Poi, a pagina 23, nuovo approfondimento, una via di mezzo tra l'analisi sociale e quella storica.
"Il Messaggero Veneto", che è della stessa 'parrocchia' de "Il Piccolo", riporta fedelmente l'apertura del 'compatriota', salvo poi, nella pagina cittadina dell'edizione di Gorizia, realizzare due meritorie pagine dedicate all'esodo istriano-almata e a Norma Cossetto. E ci mancherebbe altro, visto che, più di tutti, è proprio tanto popolo di queste parti ad avere vissuto la 'pulizia etnica' perpetrata dagli slavi e dai loro accoliti italiani.
Fra i cosiddetti giornali di Destra, seguendo anche l'importanza della notizia, non solo ideologica (o per nulla ideologica), "Il Giornale" apre in alto con un bell'articolo del sempre bravo Fausto Biloslavo, in cui si getta luce su una possibile nuova Dalmazia che sarebbe potuta nascere negli anni '90, alla caduta del regime di Tito. All'interno due pagine (4 e 5), non solo sul discorso di Mattarella, e più ancora altre due (24 e 25), che prendono spunto, appunto, dal pezzo di Biloslavo.
Delude invece "La Verità", che cade nel 'tranello' della versione miope della notizia vista dall''altra parte', ovvero aggiungendo alla tragedia umana e storica, quella politica. Che le foibe siano frutto della follia comunista dovrebbe essere fatto ormai assodato e, forse, sarebbe stato più opportuno puntare l'attenzione sui fatti più che sulle ideologie. In aggiunta, la notizia compare di 'spalla' e l'articolo, del pur bravo e sempre dotto Marcello Veneziani, scivola a pagina 13.
"Libero" sta a metà fra i due 'colleghi' di fronte: regala più spazio alla notizia, ma si adagia pure lui sulle parole di Mattarella. Alle pagine 6 e 7 due begli articoli sull'orrore che uccise crudelmente migliaia di italiani.
Bilancio: un'occasione sprecata, l'ennesima, per spiegare agli italiani cosa sia il Giorno del Ricordo, per gettare un po' di luce sulle migliaia di assassini ancora impuniti che la storia italiana, ma anche la cronaca italiana, preferisce dimenticare.

Le prime pagine dei giornali citati nell'articolo:




sabato 3 dicembre 2022

Musk smaschera Twitter: censurò chi si opponeva a Biden

Kaleigh McEnany (foto Patrick Semansky/AP)
Ci voleva Elon Musk per smascherare i tanti misfatti che i 'social' hanno commesso nel creare un 'mainstream' che favorisse i democratici e qualsiasi movimento si opponesse alla ricandidatura di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti.
Fra le iniziative di Twitter, che si attivò per censurare storie che potevano avere una ricaduta sulle imminenti elezioni presidenziali del 2020 c'era la storia del computer abbandonato da Hunter Biden, il figlio del presidente degli Stati Uniti.
Annunciato da Musk, lo scoop porta la firma del giornalista 'freelance' Matt Taibbi. "Il 14 ottobre 2020 - scrive il giornalista - il New York Post pubblicò la storia delle e-mail segrete, emerse dal computer abbandonato di Hunter Biden. Twitter - continua - intraprese passi eccezionali per sopprimere la storia e rimuovere i link".
I tecnici della piattaforma avrebbero bloccato anche la trasmissione del link con articolo attraverso messaggio diretto, utilizzando una misura adottata solo in casi estremi, tipo i contenuti pedopornografici.
"La portavoce della Casa Bianca, Kaleigh McEnany (ai tempi di Trump, ndr) - continua il giornalista -, non poté accedere al suo 'account' per rilanciare la storia".
Questo provvedimento aveva spinto Mike Hahn, membro dello staff del presidente, a inviare una furiosa lettera a Twitter, in cui diceva: "Kayleigh McEnany è stata bloccata dall'accedere al suo 'account' per il semplice fatto di aver parlato della storia del New York Post. Tutto ciò che aveva fatto era citare la storia e notizie riportate da altre testate e non contestate dalla campagna di Biden. Ho bisogno immediatamente di una risposta su quando e come verrà sbloccata".
Hahn chiedeva come nessuno lo avesse informato di questa politica di Twitter di censurare notizie di giornali. "Pretendo almeno - concludeva l'email - che ve ne occupiate nei prossimi venti giorni". Cioè la finestra temporale che avrebbe portato all'Election Day delle presidenziali del 2020.
Secondo quanto sostengono il giornalista autore dello scoop, e lo stesso Musk, Twitter sarebbe intervenuta, censurando la notizia del New York Post, dopo aver ricevuto una richiesta dallo staff di Biden. (fonte: AGI)

martedì 15 novembre 2022

I missili russi sulla Polonia forse sono ucraini

Così "Russia Today" titola sulla vicenda
Missili russi sulla Polonia. La grancassa del 'mainstream' mediatico nazional-italiota non aspettava altro. Chissenefrega se russi non sono e che, se anche lo fossero, non sono stati lanciati con alcuna intenzione verso i confini di Varsavia. Anche perché, per l'ennesima volta, come nel caso dell'attentato al gasdotto Nordstream, a perderci sarebbe esclusivamente il Governo dell'Orso.
Tutta biada, al contrario, per gli asini al seguito del 'conducator' Zelensky. E che importa se perfino un giornale 'sputtanato' come "La Repubblica" titoli "Missili sulla Polonia, due morti. Mosca: "Non sono i nostri". Media polacchi: "Forse resti di un razzo russo abbattuto dagli ucraini".
E ancora, secondo l'ANSA, e non Russia Today, 'le immagini del cratere dell'esplosione... sembrano mostrare detriti compatibili con i resti di proiettili sparati con il sistema missilistico S-300: in uso da parte della Russia, ma anche delle forze ucraina come arma di difesa anti-aerea. Lo sostiene Mark Cancian, analista militare del think tank britannico, intervistato stasera dalla BBC.
"Chi abbia sparato il missile resta non chiaro al momento", gli ha fatto eco dagli schermi della stessa emittente, J. Andrés Gannon, esperto di questioni militari presso lo US Council on Foreign Relations, dicendosi a sua volta convinto che si tratti di frammenti di un ordigno sparato da una batteria di S-300 al pari di Justin Bronck, 'senior fellow' del think tank londinese Rusi.
La BBC cita peraltro fonti e analisti russi ripresi dai media di Mosca stando alla cui tesi i sistemi S-300 in dotazione del Cremlino non sarebbero in grado di minacciare il territorio della Polonia dalle posizioni in cui sono schierati; mentre alcuni di quelli ucraini, dislocati a loro dire anche vicino al confine, potrebbero facilmente raggiungerlo in caso di "funzionamento anomalo".
A fronte di tutto ciò, la politica europea dorme sonni profondi, consapevole della propria mediocrità.
Fra i principi dello squallore si innalzano i soliti esponenti del mondo UE. La presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola 'twitta': "Profonda preoccupazione per gli sviluppi in Polonia questa sera dopo le notizie di esplosioni e vittime a seguito dell'attacco missilistico della Russia sull'Ucraina. Mentre seguiamo da vicino la situazione, tutti i miei pensieri e la mia solidarietà' sono rivolti al popolo polacco. L'Europa è Przewodow".
A lei hanno fato eco, e non poteva essere altrimenti, altri due supereroi dello strazio e dell'imbecillità servil-globalista, l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell ("Oggi decine di missili hanno preso di mira l'Ucraina. Piena solidarietà alla Polonia e all'Ucraina"). La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, tocca livelli di comicità assoluta, come suo solito: "Allarmata dalle notizie di un'esplosione in Polonia, a seguito di un massiccio attacco missilistico russo sulle città ucraine. Estendo le mie condoglianze e il mio più forte messaggio di sostegno e solidarietà alla Polonia e ai nostri amici ucraini", scrive su Twitter come se stesse inviando un messaggio telegrafico in Codice Morse. Nel frattempo i presidenti di Polonia e Ucraina parlano fra di loro (cercando di spiegarsi a vicenda del come addossare ai russi le colpe degli ucraini).
Si chiude in bellezza, con l'Ucraina che nega quella che definisce 'teoria del complotto', secondo cui sarebbe stato un suo missile a colpire la Polonia. Non preoccupatevi: domani l'Europa Occidentale vivrà un altro giorno di ordinaria demagogia, dove i russi son cattivi e gli ucraini tutti eroi.

Il 'tweet' della Von der Leyen privo di ogni fondamento: se questa è politica

giovedì 25 agosto 2022

Rutube, il social di Mosca si fa strada nel silenzio dell'Occidente

Un'immagine tratta dal sito di Rutube
Di 'qua' dal confine, ovvero nell'Europa occidentale, se ne sa poco, ma in Russia opera già da diversi mesi Rutube, ovvero il tentativo di risposta di Mosca principalmente a Youtube e alla totale sottomissione dei media 'mainstream' e dei social trainanti alla visione del mondo imposta dagli Stati Uniti e dalle potenze economiche globaliste.
Scrivo questo post mentre 'trovomi' a Helsinki in attesa dell'aereo per l'Italia e, quindi, solo più tardi potrò confermare la visibilità del sito dall'Italia, nazione decisamente più 'schiava' dell''alleato' (ahahah) americano rispetto a quella finnica, Sanna Marin a parte.
Secondo il sito "Mashable" l'iniziativa sarebbe già stata bollata come un fallimento: perché, spiega il sito, in terra russa, "nonostante la propaganda e lo sforzo per diffondere la novità fatta in casa, Rutube ha ovviamente un seguito molto inferiore a YouTube: stando alle cifre del giugno scorso, sono stati 9,7 milioni i contatti unici mensili per la prima, 85 milioni per la seconda". Evitando di omettere, ovviamente, come l'avere un ottavo dei contatti di una realtà mostruosamente affermata come lo è ormai da anni (è nata nel 2005) Youtube sia un risultato tutt'altro che disprezzabile.
Certo i video inseriti sono ancora pochi: digitando la voce "Italia" compaiono per esempio soprattutto video caricati dall'agenzia Sputnik Italia (la cui attività è censurata all'ovest, per esempio Facebook).
E, in effetti, circumnavigando l'argomento, nello stesso articolo si conclude sottolineando: "Il futuro potrebbe, tuttavia, tingersi di nero per YouTube, poiché le autorità russe sembrano comunque decise a sospendere il servizio, proprio per spingere il clone locale".

sabato 7 maggio 2022

Censura made in Italy: la mia fortuna è che mi leggiate in quattro gatti

Il post su Nadana Fridrikshon sul mio blog
Diciamolo chiaramente: la mia fortuna è che mi leggiate in quattro gatti. Si fa per dire, ovviamente.
Oggi lo posso dire. Perché se il mio blog avesse non dico milioni di lettori, ma anche solo poche migliaia, probabilmente incorrerei in qualche spiacevole sorpresa. Che so, come minimo di vedermelo chiuso o, come in effetti capitò un paio d'anni fa, segnalato come 'poco affidabile. O, magari, mi ritroverei all'improvviso una carta di credito senza credito, come nel caso dei camionisti canadesi, o vedrei le mie tasse improvvisamente non pagate.
Se nella 'libera democrazia' italiana ci si può permettere di chiudere un programma televisivo come "Carta Bianca" od obbligare la scelta di questo o quel personaggio da ospitare, a seconda delle idee professate, ritengo a questo punto inevitabile l'idea di essere 'sotto osservazione' vista la mia proclamata posizione contraria a quelle del governo fantoccio italiano, dell'Europa serva della NATO e di un'Ucraina utilizzata come 'utile idiota' dal padrone americano.
Una volta tanto, un blog sfortunato è in realtà la mia ancora di salvataggio nei confronti di quella che è ormai diventata un'Italia dal 'pensiero unico', a livello politico e di 'mainstream', perché il popolo, quello, la pensa in maniera assai diversa.

venerdì 1 aprile 2022

Edy Ongaro, il sacrificio che fa crollare il castello di carte della propaganda occidentale

Edy Ongaro, combattente della Brigata Prizrak
E adesso chi glielo va a spiegare ai media del 'mainstream' nazionale, che dalla parte dei filorussi combattono 'eroiche' formazioni di Sinistra e antifasciste? La morte di Edy Ongaro, miliziano veneto che dal 2015 aveva sposato la causa dei separatisti del Donbass, scatena (unico aspetto positivo della sua tragica fine) un autentico corto circuito che va a frantumare il pensiero unico del 'russo cattivo e aggressore', tanto da fare passare in secondo piano l'aspetto più 'estremo' dei battaglioni paramilitari ucraini, ormai inquadrati all'interno dell'esercito di Kiev, traino portante del governo Zelensky, fantoccio dell'Occidente fatto passare per 'stato sovrano'.
Della morte di Ongaro, 'santificata' su Facebook dal Collettivo Stella Rossa Nord-Est come espressione eroica di un combattente per la libertà contro il 'governo fascista di Kiev', in televisione è stato riportato appena un cenno, senza specifiche 'pericolose' che possano distogliere il pubblico dall'unica verità riportata: i volontari, quando ci sono, sono solo quelli che dall'Europa vanno a combattere per l'Ucraina 'libera', tanto da portare ad esempio le Brigate Internazionali della Guerra Civile Spagnola del 1936. Gli altri sono solo dei mercenari, 'contractors' ceceni e siriani, feroci strangolatori e massacratori di bambini.
Peccato che, se proprio non sia capovolta, la situazione è comunque molto diversa. I volontari internazionali, spesso legati a brigate anarco-socialiste (come nel caso della Prizrak cui apparteneva Ongaro), sono schierati dal 2014 a fianco delle milizie filorusse, opposte a una schiera legata a una nazione ucraina da sempre sostenuta dall'estrema destra nazionale ed europea.
Cosa di cui, a me, sia ben chiaro, frega assolutamente zero, ma che va comunque a dissolvere l'ennesima balla propinata dai media nostrani, dalla cosiddetta 'propaganda' che, evidentemente, non opera solo in casa Russia.
Quasi mai mi sono trovato d'accordo (e basta leggere i 'post' di questo blog) con il mondo della Sinistra ma, di fronte alla 'verità' e ai 'valori' dell'uomo la politica si dissolve.
Chi si professa di Destra dovrebbe rabbrividire al solo pensiero di associarsi agli eserciti globalisti al soldo dell'ormai cadaverico presidente americano Joe Biden e della società americana e occidentale. Così come alla Sinistra dovrebbe ugualmente ripugnare lo schierarsi con l'Ucraina per lo stesso motivo. Mai come oggi le due 'estreme' hanno un'occasione per trovarsi affiancate nel combattere il vero e unico nemico, quello del 'mostro' orwelliano che entrambe cerca di sfruttare per distruggere il dissenso.
Anche per questo dobbiamo ringraziare il gesto di Edy Ongaro, una morte eroica (si sarebbe gettato su di una bomba che stava per esplodere per salvare i propri compagni, almeno questo ci racconta il web) che supera di molto il significato del suo gesto e ci svela verità altrimenti nascoste.
Leggi anche: Chi sono veramente i 'buoni' e chi sono i 'cattivi'?

giovedì 17 giugno 2021

Vaccini anti Covid, il dilemma dei placebo

Forse non molti lo sanno, o forse quasi nessuno, almeno fra noi, comuni mortali. I vaccini anti Covid che ci vengono normalmente iniettati, in quanto in fase attuale di studio, potrebbero essere anche un placebo.
Iniettare un placebo secondo numeri precisi è, del resto, una normalissima routine, quando un vaccino viene testato, senza avere ancora dei risultati sicuri, come nel caso dei vari Astrazeneca, Moderna, Johnson & Johnson, Pfizer, Sputnik, eccetera.
Ve lo giuro, non me lo ha detto 'mio cugggino', né l'amico dell'amico, né la portinaia o il droghiere sotto casa. Me lo ha 'spiattellato' un medico di provata cultura e conoscenza accademica., lasciandomi a bocca aperta, da bravo ignorante quale sono.
Quello che non mi è chiaro, e condivido con voi questo mio dilemma, è se, a noi che dovremmo vaccinarci in questi giorni (a cui viene quasi 'intimato' di vaccinarsi), venga insomma fornito un vaccino che, inevitabilmente, è ancora in fase di sperimentazione, o se, in alcuni casi, venga iniettato un placebo. Intendo lasciare un margine di incertezza perché non voglio creare allarmismi, ma credo sia giusto che una risposta venga data e sia data in maniera esemplare.
Perché, altrimenti, passerebbe il concetto che tutti saremmo cavie umane di uno studio gigantesco su base mondiale, i cui risultati non si avranno prima di un paio d'anni.
Un'affermare che non è frutto di un delirio 'no vax', ma la semplice constatazione di un gesto che non corrisponde a quanto divulgato dalla gran parte dei media.
Primo, perché quanto ci viene iniettato non è un vaccino i cui risultati possano dare delle certezze assolute (e il continuo cambio dei cocktail vaccinali ne dovrebbe essere una plateale constatazione di chi, in corsa, stia cercando di aggiustare il... tiro), secondo perché un buon numero di persone il vaccino 'vero' non l'hanno nemmeno ricevuto, in cambio di un placebo che, come detto sopra, serve a scopi di studio, ma non di cura.
Queste righe non vogliono essere un contributo a chi voglia svilire o contrastare il legittimo sforzo vaccinale di contrasto al Covid-19. Semplicemente affermano una verità che, ancora una volta, in quest'ultimo anno e mezzo di storia umana, è stata stravolta e oscurata.
Leggi anche:
Medico scopre di avere ricevuto il placebo e pretende il vaccino vero
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