sabato 22 febbraio 2020

Coronavirus Italia, forse era meglio chiudere i porti

Dalla Lega il primo allarme (Correre della Sera, 1 febbraio)
Il Coronavirus ci è scoppiato in mano. Fino a tre giorni fa tutti noi, me compreso, ci spendevamo in battute simpatiche e starnuti posticci. Ora in Italia ci sono due morti, decine di contagiati, centinaia in pectore (è proprio il triste caso di dirlo) e la prospettiva di una pandemia non controllabile.
Il Governo e Giuseppe Conte continuano con la litania da orchestrina del Titanic, dovunque, soprattutto a Sinistra, proseguono gli appelli a 'combattere la paura', fino ad arrivare a stupide quanto irriverenti cene di solidarietà in ristoranti cinesi.
Una nazione si basa su un requisito fondamentale: i confini che la definiscono. E, di conseguenza, il controllo di questi confini. Un controllo che doveva essere severo e non lo è stato, seguendo i consueti crismi del 'buonismo' accogliente cattocomunista.
Ormai è troppo tardi, come si dice in gergo 'i recinti sono aperti e i buoi sono scappati'. O meglio, sono entrati in Italia. Da troppo assistiamo allo scempio di un'accoglienza indiscriminata, con l'esaltazione assurda della Carola Rackete di turno e della continua prevaricazione della legge da parte di organizzazioni prezzolate.
Chi si oppone a questo sistema viene sbrigativamente definito 'razzista' e 'fascista'. Continuiamo pure a farci invadere da assassini, terroristi, stupratori e ora, anche portatori di virus.
L'Italia non è mai stata così incerta. L'unica cosa certa è l'arrivo, anche a casa nostra, del Covid-19.