Andrzej Duda, è lui il volto della Polonia antiglobalista |
E', come sempre, l'ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) a forgiare un'attenta analisi della situazione.
Dietro alla coppia di testa, staccatissimo, al terzo posto con il 13,3%, il candidato indipendente Szymon Hołownia, e il nazionalista Krzysztof Bosak con il 7,4%.
Rinviate a causa dell’epidemia di coronavirus, le elezioni presidenziali avrebbero dovuto svolgersi lo scorso maggio. Allora Duda volava alto nei sondaggi e il governo aveva provato a fare di tutto per mantenere immutato il calendario elettorale, compreso ipotizzare un voto postale dell’ultimo minuto. Il rinvio era stato infine deciso quando Porozumienie, un partito minore della coalizione di maggioranza, aveva denunciato, assieme all’opposizione, come il partito PiS stesse, a loro dire, mettendo la politica davanti alla salute pubblica.
Le elezioni di domenica hanno registrato il più alto livello di affluenza nella storia delle presidenziali polacche, con una partecipazione di oltre il 63% dei votanti. Un dato che supera di molto il 49% delle presidenziali del 2015, e un segno di come la polarizzazione degli ultimi cinque anni abbia mobilitato i sostenitori di entrambi gli schieramenti politici. Nel complesso si tratta però di un risultato deludente per Duda, che fino a due mesi e mezzo fa sarebbe probabilmente riuscito a farsi riconfermare al primo turno.
Rafal Trzaskowski, 48enne liberale, sta cercando di sfruttare l'onda lunga di chi sta cercando di contrastare le riforme volute dal PiS. I punti centrali della sua strategia sono la lotta al sovranismo e il mantenimento di una linea dura verso la Russia. Nel discorso successivo al voto del primo turno ha affermato: “I risultati di stanotte mostrano una cosa importante: il 58% della società polacca vuole un cambiamento. Lo dirò chiaramente a tutti voi: sarò io il vostro candidato. Sarò io il candidato del cambiamento”.
Duda, dal canto suo, sta cercando di compattare la base elettorale tradizionalista e cattolica, attaccando così la comunità LGBTQ, che ha definito un’ideologia “ancor più distruttiva del comunismo”.
La scorsa settimana, Duda è stato il primo leader europeo a recarsi in visita a Washington. Dalla Casa Bianca il presidente Donald Trump ha elogiato il suo operato e ipotizzato di redistribuire in Polonia le truppe americane di stanza in Germania, di cui il presidente ha annunciato il ritiro. Un endorsement in piena regola a pochi giorni dal voto.
Da lontano, l'Europa targata Bruxelles osserva con il fiato sospeso lo scontro tra forze populiste e liberali in seno al paese più importante dell'Europa centro-orientale, cosciente che se avvenisse qui, il cambio di passo avrebbe eco ben oltre i confini nazionali.
In Europa, infatti, il PiS ha cercato – spesso insieme all’Ungheria di Victor Orbàn – di frenare sia le riforme alle politiche migratorie che la “carbon tax”. Il governo di Varsavia descrive le istituzioni comunitarie come una 'nuova forza di occupazione', anche se la Polonia è il principale beneficiario netto di aiuti allo sviluppo europei. (fonte: ISPI)
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