Sul Frecciarossa assieme a molta gente triste... |
Al solito, per l'ennesima volta mi trovo su un Frecciarossa tanto comodo quanto costellato da compagni di viaggio assolutamente 'incagabili'.
Accenno un saluto prima di sedersi, il tizio davanti a me, un giovanotto dai baffi biondicci, fa finta di niente.
Va tanto di moda nascondersi dietro a una immagine finta: il tizio biondiccio si nasconde in una felpa rossa, sguardo imbronciato, e allora mi chiedo: a cosa serve infilare la testa nel cappuccio all'interno di un treno Frecciarossa? La temperatura è adeguata anzi, quasi primaverile, e allora cosa ti copri testa e faccia in quel 'cappuccetto rosso'?
Di fianco a me, madre e figlia mi guardano terrorizzate coperte entrambe da una mascherina nera che, a tutt'oggi, non comprendo da cosa o da chi le possa proteggere. Sono radioattive loro o credono che lo sia io? Quale diabolico virus alieno serpeggia in questo treno, a mia insaputa? Mi trovo in un film di Ken Russell senza saperlo? Fra poco dal mio stomaco emergerà un millepiedi gigante?
Guardo avanti, nel tavolino in diagonale rispetto al mio. Tizia serissima con cappellino di lana piantato in testa e occhiali da sole su sguardo immobile, abbastanza inkazzato, con la 'K'.
Forse è un gioco. Il gioco del silenzio. Vince chi riesce a non emettere un sorriso per il periodo tempo più lungo. Chi riesce a non parlare con il vicino, con chiunque abbia una parvenza umana, con chiunque possa rappresentare una sorta di 'prossimo'.
Siete veramente voi il prossimo esempio di umanità? Siete voi l'esempio carnifico del 'mondo nuovo', di un 'globo globalizzato' dove tutti parlano con tutti, ma solo rigorosamente a distanza? Dove la comunicazione avviene solo tramite palmari e cellulari, mai guardandoci negli occhi, muovendo le nostre labbra, toccando i nostri corpi?