Una pasciuta Ilaria Salis ritratta dal "Blikk" |
Il caso di Ilaria Salis, la cosiddetta 'insegnante antifascista' accusata di 'tentato omicidio colposo' per avere picchiato con violenza alcuni giovani appartenenti a movimenti di estrema Destra, ne è un esempio lampante.
Il teatrino messo in scena dalla solita Sinistra arruffona delle nostre latitudini è degno del più classico 'vaudeville' d'altri tempi, con personaggi pronti a strillare e strepitare in difesa di una persona che, secondo il giornale ungherese "Blikk", sarebbe già stata condannata diverse volte (ben quattro) in terra italica per crimini simili. Forse, a questo punto, ci si potrebbe chiedere scandalizzati, questo sì, perché una persona condannata in Italia per quattro volte sia libera di scorrazzare liberamente in Europa pronta per compiere ulteriori crimini e danni vari, rovinando, fra l'altro, la reputazione degli italiani che, a Budapest, ci vanno per gustarsi le chiese, il cibo e le belle donne, non necessariamente in quest'ordine.
Ci si può anche chiedere come fosse possibile che a un personaggio come la Salis, che si prenda la briga di attraversare l'Europa per colpire persone che non la pensino come lei, sia consentito di esercitare una professione così delicata come quella dell'insegnante.
Patetica infine la figura del padre, riuscito perfino nell'impresa di giustificare la presenza, nella borsa della figlia, di un manganello, dopo essersi permesso di fare la morale a Matteo Salvini.
Si tratta del classico cerchio che si chiude nel peggiore dei modi.
L'Ungheria replica che qualsiasi tentativo di influenzare la decisione dei giudici (quella famosa 'indipendenza della magistratura' così cara alla Sinistra quando le torni utile in terra italica) risulterà vano e che lo stesso Primo Ministro, Viktor Orban, possa solo raccomandarsi che il processo segua un 'iter' corretto. E che, una volta promulgata la sentenza, questa venga fatta rispettare. In Ungheria come in Italia.