sabato 17 febbraio 2024

Navalny come il gasdotto Nordstream: le assurde accuse dell'Occidente contro la Russia

L'apertura de "Il Giornale", media di Destra asservito agli USA
Alexey Navalny
, considerato dal 'mainstream' occidentale, come il 'campione' dell'opposizione in terra russa contro Vladimir Putin, è morto in prigione, che sia di morte naturale o indotta è ancora da dimostrare.
Sulla vicenda si sono già tuffati i giornali e i media europei e americani, di quel mondo asservito al capitalismo americano che già si è sdraiato servendo come ufficiali le informazioni costruite dai servizi segreti d'oltreoceano. Come nel caso dell'attentato al gasdotto Nordstream e di tanti altri presunti omicidi e assassini orditi da una macchina da guerra, quella di Mosca, che nulla avrebbe da guadagnare al riguardo. Sia, ieri, dall'esplosione del Nordstream (poi, effettivamente, dimostrato essere un 'colpo' dei servizi segreti americani in combutta con quelli ucraini), come, oggi, dall'eventuale omicidio di Navalny.
Un personaggio, Navalny, definito da Wikipedia, 'enciclopedia' schiava del 'pensiero occidentale', "di posizioni nazionaliste e liberali", ma del quale, lo stesso organo 'online' non può tacere il fatto di come "nel febbraio 2021 Amnesty International ha ritirato a Navalny la designazione di 'prigioniero di coscienza', per via dei suoi video e delle sue dichiarazioni pro-nazionaliste fatte in passato che costituirebbero incitamento all'odio". Insomma, un personaggio dell'estrema Destra russa, uno dei tanti 'polli di allevamento' costruiti ad arte dagli 'amerikani' per cercare di sobillare ribellioni interne con l'intento di smuovere le fondamenta dell'impero russo.
Come recita un antico adagio, 'così come ti ho creato ti distruggo', è solo l'Occidente che poteva volere la fine di Navalny, non certo la Russia, che questo presunto oppositore ormai deteneva in carcere senza eccessivi clamori, tanto che la stessa prigione era di quelle comuni, nemmeno troppo controllata, e dalla quale il 'prigioniero' poteva scattarsi 'selfie' e scrivere lettere di propaganda. Perfino da libero Navalny era poca cosa, un oppositore senza seguito, una marionetta utile ad attrarre le televisioni presenti in Russia al soldo delle nazioni amiche dell'America, pronte a inquadrare un gruppo sparuto di presunti oppositori per trasformarli in 'il popolo russo'.
Cauterizzata qualsiasi possibile azione dell'attivista nato a Butyn nel 1976, e diventato ormai un'inutile e, anzi, pericoloso testimone delle ingerenze americane nella politica russa, ecco che, come del maiale non si butta via mai nulla, l'ultimo utilizzo 'utile' di Navalny è stato il suo ruolo di cadavere. Perché è logico supporre che, semmai qualcuno lo abbia assassinato, l'ordine primo non sia certamente arrivato da Mosca, ma da Washington, ultima speranza di poter creare disordine e malessere attorno alla figura di Putin, dopo i più che leciti dubbi che l'onesta intervista di Tucker Carlson aveva sollevato nell'opinione pubblica occidentale.

La solita vergognosa 'apertura' telecomandata de "La Repubblica"