Il buon vecchio Milan adesso gonfia il petto, estraendo la cristalleria quando le luci si sono spente e gli invitati se ne sono andati. Ora qualche foglio compiacente lancia pure titoli che fanno sorridere (io mi sento anche un pochino offeso nella mia misera intelligenza da quello pubblicato dalla ‘rosea’: “Pazza idea”. Ma chi volete prendere in giro?). Tant’è, in un campionato di morti anche questo Milan fa la sua porca figura, supera la Juventus in classifica e tritura il Palermo per 3-0, non senza prima avere ricevuto un consistente aiuto dall’arbitro Rizzoli (nome tipicamente milanese, sarà un caso?), che nella ‘piscina’ di San Siro vede un tuffo di Ambrosini e lo giudica vittima di un fallo crudele. Si sblocca così il risultato di una gara che comunque la squadra rossonera conduce con sicurezza, e il cui pnteggio rimpingua, dopo il penalty trasformato da Kakà, grazie al ‘solito’ gol di un Inzaghi lasciato in colpevole solitudine da una difesa palermitana in vacanza, e al secondo rigore, ancora realizzato da Kakà, questa volta però più evidente rispetto al precedente, sebbene il brasiliano si lasci cadere fulminato in uno di quegli atteggiamenti abbastanza fastidiosi così tipici del calcio degli ultimi 30 anni o giù di lì (non c’ero prima ma pare queste cose non capitassero o succedessero di meno). Nella ripresa il Palermo deve anche fare a meno di Bovo espulso per doppia ammonizione.
Ancelotti in campo deve rinunciare all’infortunato Pato, ripropone Flamini in difesa con Kakà e Seedorf alle spalle di Inzaghi. Niente da fare, invece, per Ronaldinho che è ancora costretto ad accomodarsi in panchina, ma entrerà nella ripresa assieme a Shevchenko e Cardacio (udite udite!).
A fine gara tanti applausi per tutti e per un secondo posto che garantisce più tranquillità in vista del futuro. E Carlo Ancelotti si gode un Kakà rientrato a ottimi livelli: “Questo dimostra quanto lui sia importante" dice il Carletto e gli crediamo, soprattutto perché il mister rossonero rimane il più realista della vasta gamma di cicisbei che giocano a rinfocolare ardori privi di spessore: “Se puntiamo l’Inter? Sinceramente no: cerchiamo di tenere lontani i quarti, da cui abbiamo 9 punti di vantaggio. Nelle ultime due giornate abbiamo guadagnato molti punti e questo rimane il nostro pensiero”. Un pensiero anche a chi non ne meriterebbe: “Ronaldinho? E’ stato giusto acquistarlo, ha fatto molto bene nel girone d’andata e poi ha avuto una flessione, legata più che altro all’infortunio e al fatto che non ha giocato con continuità. Poi è chiaro che io devo fare delle scelte, quando decido gli undici migliori da mandare in campo domenica dopo domenica”. Basterebbero queste frasi, che non sono dette a caso e non sono il frutto di semplice banalità, a fare capire perché Carlo Ancelotti debba rimanere a guidare il Milan almeno anche nella prossima stagione. Perché lui conosce l'ambiente rossonero, perché lui 'è' l'ambiente rossonero, perché lui è più di un allenatore per una squadra come quella di via Turati. Trovarne, di personaggi così...
Il video con gli highlits della partita, purtroppo il commento è da 'confessionale in chiesa'...