venerdì 26 giugno 2020

Liverpool campione di un'Inghilterra senza più inglesi

Kenny Dalglish, 'straniero' dei 'reds' nel 1989: ma era scozzese
Il Liverpool rivince il campionato inglese trent'anni dopo, ma per la prima volta da quando il principale torneo britannico è diventato Premier League. E' interessante però notare come, rispetto ad allora, la formazione dei 'reds' sia alquanto poco 'british'. Forse lo sarà in qualche modo nello spirito, non certo nei passaporti dei propri giocatori.
La rosa attuale della squadra di Jürgen Klopp, infatti, composta da 23 giocatori, ne vede solo 8 inglesi, più uno scozzese, a fronte di 3 brasiliani, 2 olandesi e 9 di altre singole nazionalità diverse.
Ben diversa la composizione del roster che vinse l'ultimo titolo, nel 1989/90, con 25 giocatori, di cui 10 erano inglesi, 5 irlandesi, 4 scozzesi, un nordirlandese, un gallese e un rhodesiano per quanto riguarda le nazioni del Commonwealth, per un totale di 22 elementi con passaporto dell'Impero britannico, a fronte dei 9 presenti nella rosa attuale.
Sfrucugliando nel web, balza all'occhio come il campionato inglese sia quello con la più alta percentuale di calciatori stranieri al mondo: la Premier League precede infatti gli altri tornei con il 67,4% di giocatori stranieri. Dietro di lei Portogallo (63,2%) e Belgio (62,4%), mentre il campionato italiano si piazza al quarto posto con il 57,6%. Al quinto posto l'altro principale torneo britannico, la Premier League scozzese, con il 55,6%.
La statistica è del 2019, come dell'anno scorso è il rapporto dell'Osservatorio Calcistico CIES, che racconta come l'impatto dei calciatori britannici sulle 20 squadre della lega non sia mai stato basso come in questa stagione: in totale, i giocatori provenienti da Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda del Nord hanno un minutaggio pari al 38,2% del totale. Un dato inevitabile, se si pensi che i calciatori stranieri impiegati nella Premiership quest'anno siano stati 334. Il rapporto sul minutaggio è in netto calo rispetto alla scorsa stagione, quando i giocatori britannici erano stati in campo per il 42,2% del tempo totale. Peggiorato anche il precedente record negativo, relativo all'annata 2015/16 (41,3%). Anche per quanto riguarda i marcatori, il calcio britannico piange, toccando il 33,9%, la quota più bassa di sempre.
Da una ricerca personale, infine, si nota come lo specchietto relativo ai giocatori impiegati in Premier League veda, in questa stagione, un più alto numero di elementi inglesi rispetto alla prima edizione della Premiership (1992/93), ma con un numero più basso di minuti giocati e un numero nettamente inferiore di elementi provenienti dagli altri 'stati' di matrice anglosassone, a fronte di un numero superiore di giocatori impiegati o presenti in rosa.
Il disastro conseguente alla Sentenza Bosman ha spersonalizzato sempre di più i vari tornei europei. L'auspicio è che la Brexit contribuisca alla diminuzione dei giocatori (oltre che dei lavoratori in genere) stranieri in Gran Bretagna, consentendoci di rivedere il vero calcio inglese (e scozzese) nel suo spirito più vero e genuino.

Qui sotto le due tabelle legate all'utilizzo dei giocatori nella prima e nell'ultima edizione della Premier League. In alto la stagione 2019/20, in basso la 1992/93 (fonte: FBref):