giovedì 18 giugno 2020

Sergio Sylvestre, un inno così non s'ha da fare...

Sergio Sylvestre
E' stata una Coppa Italia cominciata con l'autogol. Pronti, via, ed ecco l'inno nazionale cantato da uno che italiano nemmeno lo è, visto che Sergio Sylvestre, a dispetto del nome, è di passaporto statunitense, nato a Los Angeles, da padre haitiano e mamma messicana. Possibile che abbia uno zio di Baranzate ma, al momento, questo non risulta.
Come traspare da queste righe, il colore scuro della sua pelle non c'entra nulla (almeno da parte mia), mentre pare invece evidente il tentativo della Lega Calcio di aderire goffamente alla campagna Black Lives Matter convocando all'interpretazione di "Fratelli d'Italia" un cantante 'nero', la cui unica dose di italianità è quella di avere partecipato a una edizione del talent show "Amici" di Maria De Filippi. Roba fina, insomma.
Sylvestre ha tutto per rientrare nell'aspetto didascalico del 'nero' così come ci viene proposta dai film più classici e stantii: una via di mezzo fra Barry White e Puff Daddy, una variopinta messe di anelli in stile pappone malavitoso e una pronuncia della 'r' che tradisce le origini d'oltreoceano.
Il tutto, beninteso, tralasciando il 'piccolo dettaglio' della doppia dimenticanza delle parole dell'inno stesso durante l'esibizione: due stop durante la messinscena che, di certo, non hanno giovato all'immagine del cantante.
E va bene, sei americano, hai avuto l'immenso culo di venire in Italia e andare pure in tivù, ma almeno l'inno nazionale 'sallo'...