Luca Zaia durante la trasmissione "Fuori dal Coro" |
E ancora: "Negare la piazza? Non mi riferivo ai gilet arancioni, mi riferivo ai complottisti che, davanti a tutti questi morti, qualche pensiero dovrebbero farlo. La verità è che il virus c'è, e vorrei sottoscrivere tutto quello che dice il professor Galli, che avrei voluto nella mia squadra. Io penso che quando le manifestazioni sono civili e sono nell'alveo del rispetto della libertà altrui debbano tutte avere spazio, dopo di che, se diventano violente o irrispettose, se si sputa ai poliziotti, si ribaltano cassonetti e si tirano sampietrini, quelle vanno vietate".
Quindi sulla riapertura: "Stiamo vivendo una guerra non convenzionale, senza truppe a terra, ma con un nemico invisibile, che non ha un mitragliatore ma è un ottimo cecchino. Noi oggi abbiamo il dato importante che ci dice che il contagio in Veneto vale lo 0,6 per mille. Il contagio è sceso moltissimo e i dati in Veneto calano dal 10 aprile. Dobbiamo essere responsabili, non ci siamo bevuti il cervello. Dobbiamo iniziare la fase della convivenza con il virus. Convivenza e regole".
Infine, dopo l'invito a venire in Veneto, una considerazione, una premessa e uno slogan. "Non possiamo accettare che non sia ancora stato organizzato uno Schengen europeo in chiave sanitaria. La premessa è che la prima cura contro il coronavirus siamo noi, e lo slogan è che solo i pessimisti non fanno fortuna".