La ripresa 2021 comincerà e si consoliderà ad Est. La convinzione – se non unanime, quasi – degli investitori sembra essere supportata da una serie di fattori, come l’avanzamento della campagna vaccinale in molti Paesi dell’area asiatica e la ripresa dei consumi. Ma quando si parla di Asia non si può prescindere dalla Cina, le cui previsioni ufficiali di crescita hanno spiazzato più di un osservatore.
“Il fatto che il governo cinese, nel giorno dell’inaugurazione del Congresso Nazionale del Popolo di venerdì scorso, abbia fissato un nuovo target di crescita sopra al 6% per il 2021 ha fatto sorgere più domande che risposte – osserva David Rees, senior emerging markets economist di Schroders -. Tale obiettivo è inoltre ben distante dalle nostre stime che prevedono un aumento del Pil pari al 9%. Una crescita attorno al 6% implicherebbe un brusco tightening delle politiche quest’anno, anche se finora non ci sono stati molti segnali in tal senso. Supponiamo che la crescita sarà ben superiore e che le autorità stiano tentando di limitare le aspettative di lungo termine. In ogni caso, i mercati finanziari raramente si sono focalizzati sulle stime ufficiali di crescita, a causa dei timori riguardo alla loro accuratezza, e hanno invece reagito tendenzialmente di fronte a indicatori ciclici, come impulso al credito e aggregati monetari”.
“Quindi – fa notare Rees -, a meno che la politica monetaria non venga inasprita notevolmente, cosa che non è ancora avvenuta, o che le autorità non intervengano pesantemente sui dati, la crescita del Pil sarà probabilmente maggiore rispetto al 6% quest’anno. Di conseguenza, per il momento manteniamo invariate le nostre stime sulla crescita cinese”.
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