giovedì 25 marzo 2021

Marta, il tentato omicidio e le curiose omissioni dei giornali

Marta Novello, il titolo del "Corriere del Veneto"
Come ti giro una notizia, omettendo quello che può essere irritante ai fini di una narrazione 'mainstream' che piaccia all'italiano multiculturale del giorno d'oggi.
Il tentato omicidio di Marta Novello, giovane di Mogliano Veneto, avvenuto nei giorni scorsi, secondo la prima 'uscita' sui telegiornali, era avvenuto per mano di un minorenne italiano. Nulla di che, si sarà pensato. Così almeno i leghisti la pianteranno di dire che sono gli stranieri a delinquere. In particolare in quella campagna veneta, così lavoratrice, onesta e vittima di aggressioni oltre misura da parte di zingari e stranieri di varia provenienza.
Invece non pare sia proprio così. L'aggressore di Marta, un 16enne residente in Veneto, è in effetti di cittadinanza italiana. Le sue origini però, sono tutt'altro che italiane, e si rifanno, guarda caso, a quell'Africa che nel nostro Paese sta scaricando tonnellate di merce umana cui partiti a caccia di voti come il PD vogliono dare 'dignità di cittadinanza' per il solo fatto che mettano piede su suolo italico.
Resta un fatto che, figli di prima e seconda generazione di queste etnie, che faticano a integrarsi con i luoghi, le persone e la società circostante, rappresentano il bubbone cancerogeno della nostra società occidentale. Nessuno però ha il coraggio di dirlo. "Il Gazzettino", giornale monopolista dell'informazione locale, dopo tre giorni dal fatto criminoso, non ha ancora avuto la voglia e l'onestà intellettuale di svelare l'identità etnica dell'omicida 'in pectore'.
Il fatto che il giovane che ha colpito Marta con circa 20 coltellate, non proprio un caso, uno scatto d'ira o la risposta a una provocazione, sia di madre italiana e di padre di origini africane, è apparso su "Il Corriere del Veneto", notizia poi ripresa da "La Verità". "Il Messaggero" ha accuratamente occultato la notizia, forse temendo che il fatto, peraltro in maniera corretta, potesse venire inquadrato in un contesto di 'disagio sociale'. E non è un caso se sarebbero stati gli stessi inquirenti a valutare come plausibile una possibile conoscenza tra vittima e aggressore risalendo al lavoro svolto da Marta, ovvero quello di 'mediatrice culturale'.
Un bullo, viene dipinto questo italoafricano, un violento, sebbene poi, nelle parole degli amici più stretti (forse con i medesimi 'geni' etnici) e della madre si trasformi nel classico 'angioletto'.
Ovviamente sono già arrivati i primi segni di comodo pentimento. Vorrei vedere gli stessi segni di pentimento anche nei giornalisti di quel 'foglio' che, finora, hanno seguito l'evento, raccontando una verità di comodo in salsa 'buonista' che tace l'amara realtà di una provincia veneta stravolta da un'invasione etnica senza controllo e incapace di seguire le regole del vivere civile, come da secoli e millenni hanno saputo fare le genti venete che abitano quelle terre.

L'articolo pubblicato da "La Verità"