Dante Alighieri in un antico dipinto |
A parte l'inizio dell'"Inferno", sicuramente ad effetto, ho sempre ritenuto leggere il Sommo Poeta, lo dico con termini molto 'francesi', una grandissima rottura di coglioni. Illeggibile (per me), incomprensibile (per me), pur se scritto in italiano, ma un italiano che, 700 anni dopo, è praticamente un'altra lingua. Ricordo le ore passate chino sul tavolo cercando di memorizzarne il significato, seguendo quel metodo folle di studio legato a doppio filo alla cosiddetta 'ignoranza grassa'.
Detto questo, Dante è un po' come un piatto 'gourmet'. Ti vanti di averlo assaggiato o di saperlo pure cucinare, ma non lo mangeresti mai. Rendiamo comunque grazie a questo grande italiano, al pari dei vari altri 'geni' prodotti dalla nostra Penisola, e di cui, aggiungo, oggi si sente davvero una grande mancanza.
Vale la pena, però, di sfruttare questa giornata per citare alcuni 'microbi' che, di questi tempi, hanno deciso di associare il proprio nome a quello della poesia. Come nel caso di Amanda Gorman, la giovane negretta subito assurta nell'olimpo della venerazione globalista, al pari di una qualsiasi Greta Thumberg. Nel suo contrasto giallonero fra carne e vestito, ha declamato versi dorati nei confronti del nuovo presidente a 'stelle e strisce', Joe Biden, 'buono per forza' dopo Donald Trump, il 'cattivo per eccellenza'. Oltre al nauseante quadretto, è giusto ricordare come questa 'paladina delle libertà' abbia espressamente proibito che le proprie 'opere' vengano tradotte in altre lingue da scrittori (e quindi artisti) maschi e 'bianchi'. Insomma, siamo in piena 'cancel culture' o, se si vuole, in una edizione rivista di "Fahrenheit 451", libro molto più vicino a noi della "Comedia" e , purtroppo, anche più aderente alla surreale realtà che stiamo vivendo.
Questo è il concetto di poesia espresso dal XXI secolo, anzi, 21°, perché ci piacciono i numeri arabi, e non si vorrebbe mai che qualcuno non capisca.