lunedì 15 marzo 2021

Giovanni Gastel ucciso dal Covid, se ne va un genio della fotografia

Giovanni Gastel mentre osserva delle opere di Pio Tarantini
Giovanni Gastel
ha lasciato la vita terrena, costretto a una drammatica fine dopo il ricovero nell'ospedale costruito al Portello. Ho già scritto un articolo su di lui, su Milano Reporter, che riproduco quasi per intero, anche perché non saprei come meglio descrivere una seconda volta questo artista della fotografia, persona splendida, che avevo avuto la fortuna di conoscere grazie ad alcuni servizi che lo avevano visto protagonista e coprotagonista durante la mia collaborazone con Telenorba.
Milano perde così uno dei suoi artisti più veri. Non saranno queste righe ad esaltare la grandezza, celebrata meglio e altrove, di un fotografo che, a modo suo, ha fatto la storia di quest’arte, realizzando grandissimi ritratti di tutte le più grandi icone del mondo della moda, fra cui Naomi Campbell (ma anche della politica, come nel caso di Barack Obama e del ‘nostrano’ Marco Pannella), lavorando per le più grandi firme di quest’olimpo variegato, che a lui si rivolgevano nella certezza di trovare uno scatto sempiterno.
Qui voglio però ricordare la sua gestualità delicata, frutto di una nobiltà d’animo che gli derivava da quella reale delle sue origini (era infatti nato a Milano, figlio di Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone, sorella di Luchino Visconti). Era dotato di una grandissima sensibilità, e non poteva essere altrimenti, visto ciò che riusciva a esprimere attraverso i propri lavori. Nel mezzo di eventi esclusivi o presentazioni, durante le quali era sempre attorniato da colleghi quasi altrettanto famosi e da personaggi del bel mondo (era fra l’altro molto impegnato nel sociale), quando mi vedeva girovagare nelle vicinanze, anche solo con la coda dell’occhio, era lui per primo ad allungare la mano per un saluto sempre gradito. Un’educazione d’altri tempi per una persona elegante e di spirito raro, che esprimeva anche attraverso una serie di toccanti poesie. Anche queste da me scoperte in ritardo. Un motivo in più per ricordarlo e, per chi non l’avesse conosciuto, di scoprirne il grande lavoro.