domenica 21 agosto 2022

Omicidio Dugina, il delirio di "Repubblica": ecco servita la 'matrice russa'

I deliranti titoli de "La Repubblica"
Leggere il 'fantagiornale' de "La Repubblica" non finisce mai di stupire. Un'accozzaglia di notizie costruite a bella posta per poter giustificare anche l'ingiustificabile,inventandosi letteralmente presunte notizie la cui veridicità, ovviamente, non sempre è facile da verificare.
L'ultimo titolo buttato 'ad cazzum' è quello relativo alla morte di Darya Dugina, unica figlia di Alexander Dugin, ideologo russo, che i media occidentali definiscono 'pupazzo di Putin', quasi a volerne ottenebrare l'immagine di insigne studioso (che poi non piacciano le sue idee, questo è un altro discorso) e, in un certo senso, giustificare l'omicidio della figlia che, si specifica sul quotidiano del gruppo Gedi, aveva trascorso "Una vita sulle orme del padre", definito "uno dei promotori dell'invasione dell'Ucraina" e ancora "l'ideologo di Putin amico di Salvini che ora punta su Meloni", giusto per coinvolgere nell'insalata la politica italiana senza alcun motivo anche se, non si sa mai, inserire il nome dei 'nemici politici giurati' in un omicidio politico è utile per il proprio squallido tornaconto politico.
Il meglio, però, "La Repubblica" lo raggiunge nell'articolo dedicato alle ipotesi dietro all'assassinio: "Sabotatori ucraini o matrice russa: le piste sull'attacco che ha ucciso la figlia di Dugin". Ma certamente! A uccidere quello che lo stesso giornale in un altro articolo ha definito quasi come il 'braccio destro' di Putin sarebbe stato lo stesso Putin! Logico, no? E forse, fra gli squinternati lettori del giornale che fu di Eugenio Scalfari ci sarà pure qualcuno che ci crede. Perché "la modalità tuttavia trova numerosi precedenti in operazioni condotte da Mosca". Si precisa: è stata un'autobomba a uccidere Darya, un'azione comune a quasi tutti i movimenti terroristici mondiali, e tracciarne l'origine alla Russia è un ragionamento che solo qualcuno che scriva in malafede può arrivare a immaginare. Questo è il livello di certo giornalismo in Italia.