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domenica 23 febbraio 2025

Elezioni in Germania, la necessità di un mondo che svolti a Destra

Tre candidate di AfD dal profilo Facebook di Marie-Thérèse Kaiser
Arriva dalla Germania, soffia dall'Italia, ma anche dal Nord Europa, e grazie a Donald Trump si sviluppa anche da quegli Stati Uniti che da sempre l'avevano osteggiata, anche in passato. La Destra, una Nuova Destra potente, nazionalista e protettrice dei fondamenti etnici e tradizionalisti delle genti europee, si impone a prescindere da quello che sarà il risultato delle elezioni tedesche.
Alternative für Deutschland è la grande speranza della Nuova Europa, che non ha paura del proprio passato, che rifugge qualsiasi compromesso con un futuro che sembrava disegnato appositamente per eliminare i geni europei, per mischiare quella che è la nostra storia e il nostro destino, quello di risollevare i popoli del Vecchio Continente e di affondare chiunque voglia meticciare le loro fondamenta, a meno che non sia pronto ad adeguarsi e a sottomettersi alle nostre leggi.
Che la Germania sia ancora la nostra guida, quindi, una volta ancora faro di un'Europa nuova e spirituale, a prescindere dal risultato del voto.

Leggi anche: NAFRI, le donne tedesche contro gli immigrati nordafricani

lunedì 22 agosto 2022

Africano violenta una donna nel mezzo di una strada a Piacenza

La 'bestia' africana stupra la donna ucraina
E' un 'richiedente asilo' della Guinea, insomma una 'risorsa', l'uomo di 27 anni arrestato a Piacenza mentre violentava una 55enne di origine ucraina.
Fa parte di quella feccia umana che piace tanto a certa Sinistra che in essa vede il serbatoio dei voti del futuro (ma anche del presente), a scapito di una umanità inevitabilmente segnata verso la rovina. Fa parte di quel letame che l'Europa ci obbliga a mantenere a casa nostra anche in caso di comportamenti violenti, quell'Europa che sempre la stessa Sinistra italiana (e continentale) ama tanto, perché compartecipe del crollo della nostra società e dei suoi valori fondanti.
Il fatto stava avvenendo letteralmente in mezzo a una strada. La donna stava passeggiando da sola all'alba nel pieno centro storico della città emiliana, quando è stata aggredita e gettata a terra sul marciapiedi dall'uomo, che ora si trova in carcere, e non si sa ancora per quanto tempo vi rimarrà, mentre la donna è ricoverata all'ospedale di Piacenza in stato di choc.

martedì 15 febbraio 2022

Crisi Ucraina, Toni Capuozzo: "Ma quale Russia, la vera minaccia sono i migranti afghani"

Toni Capuozzo ospite di Rete 4
Toni Capuozzo
, giornalista e reporter di guerra di fama, ospite di Nicola Porro a Rete 4 durante il programma "Quarta Repubblica", appoggia le tesi della portavoce del Cremlino, la russa Maria Zakharova, che esclude qualsiasi possibilità di attacco russo all'Ucraina, bollandola come invenzione americana e occidentale più in generale.
"E' un discorso che non fa una piega - dice Capuozzo - sono totalmente d'accordo. Chi di noi può ritenere ragionevolmente che Putin oggi costituisca una minaccia per l'Europa, chi di noi pensa che sia un vantaggio per l'Italia e per l'Europa che la NATO si spinga a ridosso dell'orso russo?".
Capuozzo espone poi quella che, secondo lui, sia la vera minaccia per il mondo occidentale: "Credo che le minacce che in questo momento l'Europa debba affrontare siano, pandemia a parte, quello che resta del terrorismo internazionale e la paura che possa essere resuscitato, e le minacce migratorie dall'Afghanistan. In questi giorni è stato calcolato che ci sono 500mila persone che sono uscite dai confini del Paese e che stanno cercando di raggiungere l'Europa".

mercoledì 17 novembre 2021

Ungheria e Polonia non cedono ai ricatti dell'Europa

Viktor Orban non ha paura dell'Europa (da "La Verità")
Le ritorsioni, da parte dell'Unione europea, nei confronti del tentativo di Ungheria e Polonia di difendere il proprio territorio dall'invasione di migliaia di clandestini, in maggior parte di religione islamica, che premono ai suoi confini, non sembrano spaventare i governi di Budapest e Varsavia.
"La posizione dell'Ungheria sull'immigrazione resta invariata". Lo ha affermato in una nota Zoltan Kovacs, portavoce del premier ungherese Viktor Orban, commentando la sentenza della Corte di giustizia europea sull'incompatibilità con il diritto europeo della cosiddetta legge 'Stop Soros', ovvero il pacchetto contro i clandestini approvato dal governo magiaro tre anni fa. "L'Ungheria prende atto della sentenza - si legge nel comunicato - ma si riserva il diritto di agire contro le attività delle organizzazioni non governative finanziate dall'estero, comprese quelle finanziate da George Soros, che cercano di influenzare, interferire o addirittura promuovere la migrazione. A questo modo, si legge ancora, il governo ungherese "farà valere la volontà degli ungheresi e impedirà all'Ungheria di essere un Paese di immigrazione", ha dichiarato ancora Kovacs su Facebook.
Anche la Polonia ha deciso di ignorare quello può definirsi un vero e proprio ricatto, vista la multa record da un milione di euro al giorno che Varsavia dovrà pagare, dal 27 ottobre, per il mancato rispetto delle misure provvisorie della corte europea.
Per il viceministro polacco, Sebastian Kaleta, il verdetto non è che "un altro tentativo di destabilizzare politicamente il sistema giudiziario polacco". Proprio come ha fatto la consorella ungherese, e non è un caso che entrambe la nazioni dell'Europa orientale siano parte di quel Gruppo di Visegrad, ultimo avamposto di un fiero sovranismo continentale e baluardo contro l'invasione musulmana cui adesso, in misura sempre maggiore, tutti i veri europei trovano ispirazione. (fonte: ANSA)

sabato 9 ottobre 2021

L'Europa si sveglia: basta accoglienza, alzare muri e filo spinato

Il muro di Berlino: abbatterlo fu un bene, rialzarlo pure
Un deciso stop alla politica dell'accoglienza e un ritorno al passato, quello inevitabile del controllo attento del territorio, del filtro attraverso le frontiere, quelle esistenti fino a pochi anni fa, non secoli, dove l'autorità di una nazione si esprimeva attraverso la sorveglianza dello spazio interno ai propri confini.
E così non è stata la solita Ungheria definita 'razzista e fascista' di Viktor Orban a chiedere e pretendere dall'Europa la libertà di poter realizzare nuovi strumenti per contenere l'irrefrenabile invasione di massa che tanto gioco fa ai partiti della Sinistra demagogica, che farebbe (e fa) carte false per accogliere gente senza patria né nome, tutti genitori (attuali o futurì) di una nuova imminente classe proletaria, inesauribile serbatoio di voti (una concezione errata, a mio avviso, in quanto la maggior parte di questi 'migranti' sono islamici, laddove l'Islam supera di gran lunga e soppianta l'ideologia comunista).
I nuovi strumenti, nel concetto pratico dei Paesi richiedenti, non sono vuote leggi volte a rimanere sulla carta, mentre orde di clandestini continuano a macinare chilometri accatastandosi e superando i confini nazionali, ma solide e resistenti mura con filo spinato, unica protezione contro chi cerchi di invadere uno Stato sovrano.
Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia (nell'elenco figurano tutti i Paesi del Gruppo di Visegrad) hanno scritto una lettera in comune e l'hanno indirizzata alla Commissione europea e alla presidenza di turno del Consiglio UE, detenuta dalla Slovenia, che non ha voluto sbilanciarsi sui contenuti ma che, in sostanza, si è accodata alle richieste diventando, in pratica, il tredicesimo anello della compagnia.
E l'Unione Europea, decisamente spiazzata sia da questa richiesta che dalla contemporanea decisione della Corte di Varsavia di rendere il diritto polacco superiore a quello continentale, ha risposto debolmente, come suo costume, incapace di assumere posizioni decise. In Italia le risposte sono state, al solito, vuote e demagogiche. Basti ascoltare le parole del cosiddetto 'leader' dell'ormai semi scomparso Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte: "Bisogna intervenire con una gestione europea". Vorrei chiedere all'ex presidente Conte cosa cazzo voglia dire 'gestione europea' dei presunti 'migranti', se non accogliere altri islamici e sbandati vari entro i confini di un'Europea ormai etnicamente sconvolta e che, assolutamente sì, ormai è obbligata ad assumere una risposta militare verso l'invasione.
L'unico appunto, forse inevitabile, da parte dell'UE, la puntualizzazione che non si potranno usare fondi europei per la costruzione delle barriere di contenimento, come richiesto dai '12'. Ma già l'inevitabile abbassare la guardia e alzare le mani da parte di Bruxelles di fronte all'inevitabile rappresenta un grande successo per chi voglia fare tornare l'Europa un continente abitato da genti etnicamente legate a un concetto di cultura e democrazia univoco, senza inquinamenti di etnie abituate alla sopravvivenza tramite la violenza, lo stupro e il ladrocinio quotidiano.

sabato 3 ottobre 2020

Ulrike Guérot: "La gente vuole un'Europa diversa"

Ulrike Guérot nell'articolo del "Kleine Zeitung"
Anche una pensatrice politica non certo di destra come Ulrike Guérot si esprime in maniera fortemente critica nei confronti dell'Unione Europea.
La fondatrice dell'European Democracy Lab (EDL) lo conferma in una intervista al quotidiano austriaco "Kleine Zeitung".
"Un certificato di povertà per l'Europa" è il titolo dell'articolo di Uwe Sommersguter, in cui la Guérot sottolinea come la gente voglia sì un'Europa forte, al contrario di quanto propongano i partiti cosiddetti 'populisti', ma nemmeno l'Europa proposta dai politici di Bruxelles.
"Quando dico che la maggior parte delle persone è per l'Europa, non sto dicendo che lo sia per l'UE nelle sue strutture esistenti", sottolinea la pensatrice tedesca, "Quando ad aprile l'Università di Oxford ha chiesto se le persone volessero un reddito di base europeo, il 72% ha risposto di sì. Due terzi vogliono un'assicurazione europea contro la disoccupazione. C'è un desiderio di un'Europa diversa, sociale e democratica. Ma questa Europa non c'è, non in questi contorni".
Un problema che si rispecchia nelle scelte politiche di molti stati, domanda il giornalista. Logica e inevitabile la risposta: "Abbiamo una grave crisi di rappresentanza in Europa. Molte cose che molti cittadini europei vogliono nel loro cuore non hanno luogo nelle attuali strutture nazionali dell'UE".

lunedì 14 giugno 2010

L'Europa dei popoli vince in Belgio

Mentre gli italiani, sempre più in clima 'Mondiale', si riempiono la bocca con frasi ampollose e demenzialità millenariste tipo 'patria', 'unità', 'il presidente' e altre minchiate tipo l'inno (nemmeno ai tempi di Starace avevamo questi splendidi valori patriottici), un esempio di libertà vera e di ritorno all'Europa dei popoli ci arriva dal Belgio 'europeo' (mi fa impazzire pensare allo 'sparlamento' di Bruxelles), dove al Nord ha trionfato il partito separatista fiammingo. Augurandomi una vicina scissione e in una, mi auguro non lontana, Europa delle genti e non delle masse omologate, spero che il resto dell'Europa prenda esempio dai fiamminghi.
Contro qualsiasi stato, contro qualsiasi governo, continui la lotta del singolo. I Celti siamo noi.

Leggi l'articolo de Il Giornale